Bruxelles – Rafforzare le sanzioni economiche per indebolire gli alleati di Vladimir Putin, dentro e fuori la Russia. Mentre al Consiglio si cerca di superare lo stallo sull’embargo al petrolio russo nel sesto pacchetto di misure restrittive contro Mosca, il Parlamento UE spinge per non mollare su un altro fronte: quello delle sanzioni contro la Bielorussia di Alexander Lukashenko.
Le istituzioni dell’UE hanno riconosciuto sin dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina il ruolo della Bielorussia come supporto per gli attacchi russi da nord e, proprio per questa ragione, hanno incluso in tutti i cinque i pacchetti di sanzioni decine di esponenti del regime di Lukasehnko e hanno rinvigorito l’embargo supotassio, acciaio, combustibili e trasporti bielorussi. Ma per gli eurodeputati bisogna fare di più, come si legge nella risoluzione approvata oggi (giovedì 19 maggio). Non solo è stata condannata l’azione bellica di Minsk al fianco di Mosca, che “ha permesso alle truppe e alle armi russe di muoversi attraverso il suo territorio, di utilizzare il suo spazio aereo, di rifornirsi di carburante e di immagazzinare munizioni militari”, ma anche la decisione di abbandonare lo status di Paese non-nucleare, attraverso un referendum-farsa.
“Il regime bielorusso è corresponsabile dell’attacco e ne deve sopportare tutte le conseguenze legali derivanti dal diritto internazionale“, hanno attaccato gli eurodeputati. A maggior ragione, la richiesta di “applicare le sanzioni contro la Russia in modo analogo alla Bielorussia” si giustifica con “l’accresciuto ruolo di Mosca nel Paese, compresa la sua influenza finanziaria“, che solleva “seri dubbi” sulla capacità di Minsk di prendere decisioni sovrane. Nel garantire “completa e rapida attuazione” della proposta della Commissione UE sul sesto pacchetto di sanzioni, i Ventisette dovranno fare in modo che “tutte le misure restrittive emesse contro la Russia siano rigorosamente rispecchiate” per la Bielorussia, anche in “futuri cicli di sanzioni”.
Non c’è solo la questione dell’invasione dell’Ucraina a pesare sulla richiesta di una stretta contro Minsk. La risoluzione sottolinea anche la necessità di “un’indagine completa sui crimini commessi dal regime di Lukashenko contro il popolo bielorusso“. La lista è lunga e arriva fino alla recente decisione di introdurre la pena di morte per tentati atti di terrorismo: “Questa mossa può essere facilmente utilizzata dal regime contro i suoi oppositori politici”, hanno ricordato gli eurodeputati, facendo riferimento al fatto che oltre mille prigionieri politici rischiano attualmente la vita nelle carceri di Stato. A questo si somma l’ondata di arresti e detenzione dei leader e i rappresentanti sindacali da parte delle autorità bielorusse, “un attacco ai diritti umani e ai diritti fondamentali sanciti dalle convenzioni internazionali”. Alla luce di tutto questo, la risoluzione invita i Paesi membri UE ad applicare “attivamente” il principio della giurisdizione universale e a “preparare processi contro i funzionari bielorussi responsabili o complici di violenze e repressioni”, compreso lo stesso Lukashenko.