Bruxelles – Diversificare i fornitori di gas, abbattere i consumi energetici nelle case e nelle industrie ad alta intensità (le energivore) attraverso l’efficienza e aumentare la capacità di energia rinnovabile nel mix dell’Unione. Sono questi i tre pilastri del piano dell’Unione Europea ‘RePowerEU’ per azzerare la dipendenza dai combustibili fossili russi entro il 2027, annunciato lo scorso 8 marzo e presentato mercoledì 18 maggio nei dettagli dalla Commissione Europea.
Bruxelles mette in campo azioni e risorse finanziarie con l’obiettivo di rendere il sistema energetico dell’UE più resiliente di fronte a crisi come quella trainata dalla guerra in Ucraina, ma anche fermare le importazioni di combustibili fossili russi, che stanno alimentando finanziariamente la guerra del Cremlino. “Oggi portiamo la nostra ambizione a un altro livello per assicurarci di diventare quanto prima indipendenti dai combustibili fossili russi”, ha affermato la presidente dell’esecutivo comunitario, Ursula von der Leyen, scendendo in conferenza stampa per annunciare i dettagli del piano.
Come sarà finanziato il RepowerEU
Von der Leyen ha stimato che saranno mobilitati quasi 300 miliardi di euro, di cui circa 72 miliardi in sovvenzioni e 225 miliardi in prestiti: il 95% dei finanziamenti “andrà a sostenere la transizione verde per le rinnovabili”. Nel piano, Bruxelles mette in conto che fino al 2027 avrà bisogno di ulteriori 210 miliardi di euro di investimenti fino, che dovranno arrivare sia dal pubblico che dal privato. Le stime UE, ci spiega un funzionario, sono calibrate sull’esercizio finanziario attuale, che va dal 2021 al 2027.
Circa 225 miliardi di euro di prestiti ancora non utilizzati dallo strumento di ripresa e resilienza (Recovery and resilience facility) varato per il COVID-19 saranno incanalati in questo piano, attraverso un emendamento al regolamento proposto oggi dall’Esecutivo comunitario. Non tutti gli Stati membri dispongono ancora di prestiti disponibili (anche l’Italia non ne ha più), ma secondo una logica di solidarietà che è alla base dello stesso fondo di recupero se qualche Stato scegliesse di non usufruirne potrebbero essere redistribuiti, ha chiarito la Commissione. Altri 20 miliardi di euro di sovvenzioni arriveranno dalla vendita all’asta di quote di carbonio del sistema di scambio di emissioni dell’UE – il sistema ETS – che oggi sono ferme nella riserva di Stabilità del Mercato.
Attraverso l’attuale quadro finanziario (2021-2027), inoltre, la Commissione intende permettere ai governi che sceglieranno di farlo (quindi su base volontaria) una parte dei fondi della politica di coesione (circa 100 miliardi di euro) e della politica agricola comune, la PAC (circa 7,5 miliardi) per investire in energie rinnovabili, idrogeno e infrastrutture. In autunno la Commissione raddoppierà i fondi disponibili per il bando 2022 del Fondo per l’innovazione, portandoli a circa 3 miliardi di euro.
Nuovi obiettivi efficienza e rinnovabili e tetti solari
Come anticipavamo ieri, la Commissione propone di rafforzare le misure di efficienza a lungo termine per abbattere quanto possibile i consumi energetici di case e industrie, compreso un aumento dal 9 al 13 per cento dell’obiettivo vincolante contenuto nella revisione della direttiva efficienza proposta a luglio 2021 nell’ambito del pacchetto “Fit for 55″. In una comunicazione specifica dedicata al “risparmio energetico” che descrive in dettaglio i cambiamenti comportamentali a breve termine che potrebbero ridurre la domanda di gas e petrolio del 5% e incoraggia gli Stati membri ad avviare campagne di comunicazione specifiche rivolte alle famiglie e all’industria, incoraggiando gli Stati membri a utilizzare misure fiscali per il risparmio.
Il target dell’efficienza non è l’unico che è stato rivisto al rialzo. L’Esecutivo comunitario vuole che l’energia rinnovabile – solare ed eolica – arrivi a produrre il 66 per cento dell’elettricità nel mix complessivo al 2050, raddoppiando la quota attuale del 33 per cento. Per questo ha proposto anche di aumentare l’obiettivo principale per il 2030 per le energie rinnovabili dal 40 per cento al 45 per cento. Focus sull’energia solare, con una strategia dedicata per raddoppiare la capacità solare fotovoltaica entro il 2025 e installare 600 Gigawatt di nuova potenza entro il 2030. Per aumentare la capacità propone un’iniziativa specifica sui tetti solari con un obbligo a tappe per gli Stati membri per installare pannelli solari su nuovi edifici pubblici e commerciali e nuovi edifici residenziali.
Per liberare un potenziale che l’UE stima potrebbe fornire il 25 per cento del consumo di elettricità dell’intera Unione, i governi dovrebbero limitare la durata con cui vengono rilasciati i permessi per gli impianti solari su tetto, compresi quelli di grandi dimensioni, a un massimo di 3 mesi. Dovranno rendere gradualmente obbligatoria l’installazione di energia solare sul tetto per tutti i nuovi edifici pubblici e commerciali con una superficie superiore a 250 metri quadri entro il 2026 e per tutti gli edifici pubblici e commerciali esistenti entro il 2027. L’obbligo entrerà in vigore nel 2029, invece, per tutti i nuovi edifici residenziali, quindi le case.
Per contrastare la lentezza con cui si approvano le autorizzazioni per i grandi progetti rinnovabili, la Commissione ha presentato una raccomandazione agli Stati per accelerare le approvazioni e un emendamento mirato alla direttiva sulle energie rinnovabili per riconoscere l’energia rinnovabile come “un interesse pubblico prioritario”. In questo modo, i governi dovrebbero istituire aree di riferimento dedicate per le energie rinnovabili con procedure di autorizzazione abbreviate e semplificate in aree con rischi ambientali inferiori. Attualmente ci vogliono almeno “9 anni” per autorizzare progetti che riguardano l’eolico e “più di 4 anni per i progetti che riguardano il solare”, ha puntualizzato nella conferenza stampa la commissaria europea per l’Energia, Kadri Simson.
Spinta su idrogeno e biometano, acquisti congiunti di gas
Nel RepowerEU, Bruxelles fissa a 10 milioni di tonnellate di produzione interna di idrogeno rinnovabile e 10 milioni di tonnellate di importazioni entro il 2030 l’obiettivo per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili russi e sostituire il gas naturale, il carbone e il petrolio nelle industrie e nei settori dei trasporti difficili da decarbonizzare. Per accelerare la diffusione di idrogeno verde su larga scala, la Commissione ha stanziato 200 milioni di euro per la ricerca e pubblicherà nelle prossime settimane due atti delegati sulla definizione e la produzione di idrogeno rinnovabile “per garantire che la produzione porti a una decarbonizzazione netta”, si legge nella comunicazione.
Da mesi ormai la Commissione lavora per diversificare le forniture di gas e gas naturale liquefatto all’Europa, alternative alle forniture di Mosca. Nelle prossime settimane Bruxelles presenterà la sua proposta per un meccanismo per gli acquisti congiunti di gas a livello comunitario, ispirato a quello usato per comprare i vaccini anti-Covid durante la pandemia e scongiurare concorrenza tra gli Stati membri. Sarà aperto anche a vari Paesi di vicinato, ha spiegato Bruxelles, dall’Ucraina alla Moldavia. “In questo modo, possiamo proteggere le importazioni di cui abbiamo bisogno, senza concorrenza tra gli Stati membri”, ha detto von der Leyen.
Non solo idrogeno e gas verdi. Bruxelles riconosce nel piano di dover prolungare nel tempo lo sfruttamento di centrali a carbone e nucleare per la produzione di energia elettrica che arrivi da fonti alternative al gas. La Commissione stima che l’energia prodotta da carbone dovrà aumentare a 100 terawattora (tWh), il 5 per cento in più rispetto alla stima attuale e dal nucleare, fino a 44 TWh. Fonti comunitarie assicurano che si tratterà di una misura limitata nel tempo e soprattutto non richiederà investimenti in nuove infrastrutture, quindi nuove centrali.