Bruxelles – Nessuna scappatoia, nessuna scorciatoia, ma “un chiaro impegno per riconoscere la prospettiva di adesione della Repubblica di Moldova nell’Unione Europea”. Con queste parole la presidente della Moldova, Maia Sandu, si è rivolta oggi (mercoledì 18 maggio) agli eurodeputati durante la mini-sessione plenaria del Parlamento UE. “Non siamo ingenui, sappiamo che l’adesione non è qualcosa che si fa dall’oggi al domani e vogliamo attenerci ai principi della meritocrazia, ma ricevere lo status di Paese candidato darebbe un forte segnale, che l’Unione è al nostro fianco“, ha spiegato con grande sicurezza, dando il senso delle aspettative del popolo moldavo: “Sarebbe una luce alla fine di un tunnel, in tempi così bui”.
Invitata dalla presidente del Parlamento UE, Roberta Metsola, la leader della Moldova ha accettato di rivolgere un discorso davanti agli eurodeputati, riconoscendo che “qui so di parlare a persone convinte, alla coscienza dei popoli europei”. Sandu ha ringraziato l’Aula per aver adottato due settimane fa una risoluzione sulla prospettiva “concreta” di adesione UE del Paese, un vero e proprio endorsement votato a larghissima maggioranza da tutto l’arco parlamentare: “Vi porto la riconoscenza del popolo moldavo e vi chiedo di diventarne ambasciatori nei vostri Paesi, presso i vostri governi, per aderire presto a questo progetto di pace”. La presidente Sandu non nasconde che “è un percorso che richiederà molto lavoro, ma ne varrà la pena” e l’impegno affonda le radici nel tempismo della scelta: “Abbiamo firmato la domanda di adesione nel pieno di eventi drammatici alle nostre frontiere, perché l’aspirazione del popolo è quella della libertà e della pace”. La Moldova “appartiene all’Unione per lingua, storia e sistema politico”, ma anche per “la diaspora così grande, che fa sì che un terzo dei cittadini sia già comunitario, paghi le tasse e contribuisca al bene comune dell’UE”, ha incalzato Sandu.
Bruxelles rimane il punto di riferimento di Chișinău, in particolare sul miglioramento degli standard sullo Stato di diritto. “Siamo diventati 40esimi nell’indice della libertà di stampa di Reporters sans frontières, recuperando 49 posizioni in un anno, lavoriamo per combattere la corruzione e la disinformazione, per rendere le campagne elettorali più trasparenti e per avvicinarci alle richieste UE in materia di giustizia”, ha elencato la presidente della Moldova durante il suo intervento. “Non siamo mai stati così impegnati sulle riforme, ma abbiamo bisogno del vostro aiuto per recuperare i soldi rubati dai conti pubblici e riciclati in conti all’estero”, è stato l’appello alle “democrazie più strutturate”.
Affrontando la questione dell’Ucraina, Sandu ha condannato l’invasione russa dalla prospettiva di un piccolo Paese ex-sovietico: “Dopo l’indipendenza, ci aspettavamo che le sfere di influenza e gli Stati cuscinetto sarebbero stati relegati nel passato” e invece nel 2022 il Cremlino “ha cercato di porre fine a queste speranze e ci ha portato indietro di 100 anni, con mire geopolitiche per rimodellare la regione e accaparrarsi territori”. In particolare, “voleva trasformare l’Ucraina in un satellite e noi ricordiamo fin troppo bene cosa significhi”. La Moldova “è profondamente vicina al dolore e alla tragedia ucraina, perché possiamo sentire le bombe su Odessa e la nostra popolazione è aumentata del 4 per cento con l’arrivo di profughi“, ha ricordato la presidente davanti alla plenaria del Parlamento UE. Uno sforzo riconosciuto da Metsola: “Vogliamo mostrare lo stesso livello di solidarietà finanziaria e politica di quello che avete messo in pratica voi verso gli ucraini a livello umanitario” e “plasmare una strada comune, in cui la Moldova non si senta sola“.
Bruxelles e Chișinău dovranno lavorare non solo sul piano politico, ma anche energetico: “Abbiamo iniziato a costruire la nostra sicurezza con l’aiuto dell’UE, la situazione è diventata durissima dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina”. L’aumento dei prezzi dell’energia “è il motivo principale dell’inflazione storica al 27 per cento”, mentre “le catene di fornitura e gli investimenti sono stati interrotti dalla guerra”. E poi c’è la questione delle tensioni nell’autoproclamata Repubblica filo-russa separatista della Transnistria: “Vogliamo arrivare a una soluzione pacifica, ma che garantisca l’integrità territoriale della Moldova, per cui è necessario tenere la situazione stabile attraverso la diplomazia, per il bene di tutti i cittadini”, ha predicato calma la presidente Sandu. Tuttavia, “gli eventi recenti hanno creato preoccupazione per una potenziale destabilizzazione del Paese, anche se ancora non c’è una minaccia immediata” portata dalla Russia. La Repubblica di Moldova è “neutrale per Costituzione”, ha sottolineato con forza la leader, ma con un avvertimento a Mosca: “Per esserlo davvero dobbiamo ribadire la necessità del ritiro delle truppe russe dalla Transnistria, la loro presenza è una violazione della nostra sovranità”.