Bruxelles – La Commissione Europea ha identificato i principali ostacoli relativi all’espansione delle piccole e medie imprese (PMI) sui mercati dell’UE ed extra-UE, rispondendo con numerose azioni che, in alcuni casi, mancano però di coerenza e visibilità. È solo una parte di quanto emerso nella nuova relazione della Corte dei Conti europea sugli strumenti di internazionalizzazione delle PMI.
Oggetto della relazione è il periodo di programmazione 2014-2020 della strategia per l’internazionalizzazione delle PMI e di due delle sue iniziative pilota: Rete ‘Enterprise Europe’ (EEN) e Startup Europe. L’ENN offre un sistema integrato di servizi per aiutare le PMI a individuare nuovi partner commerciali, produttivi e tecnologici all’estero, mentre Startup Europe prevede network a sostegno delle start-up in fase di avviamento per la loro crescita sui mercati europei e internazionali.
Nel complesso, l’attuazione della strategia per l’internazionalizzazione delle piccole e medie imprese, definita nel 2011, è risultata incompleta: non esiste nessun inventario aggiornato che elenchi tutte le misure dedicate, tra le azioni previste dalla Commissione “al fine di individuare lacune, sovrapposizioni e sinergie” tra le attività promosse a livello europeo e quelle degli Stati membri. Le diverse mappature relative agli strumenti dell’UE – l’ultima del 2020 – non comprendono per esempio le iniziative nazionali, né quelle promosse attraverso il Fondo europeo di sviluppo regionale e attività di cofinanziamento, a discapito di un coordinamento maggiore e quindi di servizi per le imprese più efficaci.
Sono 15 gli strumenti oggi a disposizione. Tra il 2014 e il 2020 hanno ricevuto finanziamenti per un totale di 850 milioni di euro, di cui 450 milioni l’ENN e 30 milioni Startup Europe. “In questo bosco di strumenti diversi non è facile riconoscere cosa può essere utile dal punto di vista delle piccole e medie imprese”, ha spiegato a Eunews, Ivana Maletić, membro della Corte responsabile della relazione. Ha continuato: “Le nostre raccomandazioni vanno in questa direzione. La Commissione Europea dovrebbe fare il possibile per rendere gli strumenti visibili, più semplici e, nel caso dell’EEN, per dare maggiori informazioni sulle opportunità finanziarie”.
L’EEN ha invece raggiunto i propri obiettivi, ma sono necessari ulteriori sforzi in termini di aumento della visibilità, coordinamento, copertura geografica dei paesi non UE e sviluppo di capacità per aiutare le imprese ad accedere ai finanziamenti. I risultati delle EEN sono stati variabili a seconda dei Paesi e dei consorzi. Dai questionari compilati dai membri dell’EEN – tra cui parte dei consorzi italiani e ICE-Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, come ha rivelato a Eunews un membro della Corte – è emersa soddisfazione rispetto al Centro UE-Giappone e l’auspicio delle piccole e medie imprese di un rafforzamento della presenza degli uffici in una serie di Paesi con cui l’UE ha (o sta negoziando) accordi di libero scambio, tra cui Sud Africa, Australia, Cina ed Emirati Arabi.
Per quanto riguarda l’iniziativa Startup Europe, la Corte ha constatato invece che ha risposto alle esigenze delle start-up solo nel breve periodo. I 22 progetti finanziati sono stati sospesi al termine delle sovvenzioni (della durata di due anni). Le attività di abbinamento previste dall’iniziativa hanno portato a un totale di 27 fusioni e acquisizioni, di cui solo 12 all’interno dell’Unione Europea, contro la politica e gli obiettivi strategici dell’UE di aiutare le imprese a crescere a livello internazionale, restando nell’Unione.