Bruxelles – La necessità era emersa da tempo, almeno dai giorni del ritiro disordinato da Kabul nell’agosto dello scorso anno, ma dopo l’invasione russa dell’Ucraina per l’Unione Europea l’efficienza in ambito di difesa comune è diventato un vero e proprio imperativo. Il punto di partenza per invertire una tendenza fatta di “troppi doppioni” – per usare le parole dell’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell – è la comunicazione pubblicata oggi (mercoledì 18 maggio) dalla Commissione Europea sull’analisi delle lacune negli investimenti degli Stati membri per la difesa, accompagnata dalla proposta di misure e azioni per rafforzare la base industriale e tecnologica.
Quanto presentato oggi dall’alto rappresentante Borrell, insieme alla vicepresidente della Commissione UE per il Digitale, Margrethe Vestager, e al commissario per il Mercato interno, Thierry Breton, è la risposta all’incarico affidato all’esecutivo comunitario dai leader dell’Unione al vertice di Versailles di marzo. “Di più, insieme e meglio” è il mantra che guida il piano per superare le attuali incongruenze negli investimenti e per costruire un settore della difesa che sia più unito a livello UE, sia sul piano delle politiche nazionali, sia su quello industriale. Come confermato da alti funzionari della Commissione, “il momento è cruciale”: l’aggressione russa dell’Ucraina “ha implicazioni significative per la difesa europea”, considerato soprattutto “l’aumento della spesa militare da parte di tutti gli Stati membri”.
Se “non c’è spazio per i doppioni in un’unica Europa”, la comunicazione affronta prima di tutto i tre ambiti in cui si registrano le lacune più preoccupanti: di investimenti, industriali e di capacità di difesa degli Stati membri UE. Il nodo della questione riguarda in particolare la spesa congiunta dei Ventisette, aumentata del 20 per cento tra il 1999 e il 2021. Un livello quasi insignificante, se confrontato a quello delle altre potenze mondiali: nello stesso arco di tempo gli Stati Uniti hanno alzato il budget del 66 per cento, la Russia del 292 e la Cina del 592. “Dal 2008 al 2014 siamo passati attraverso una fase di disarmo silenziosa ma quasi sconcertante, in cui perla riduzione è andata di pari passo alla mancanza di coordinazione”, ha spiegato l’alto rappresentante UE Borrell in conferenza stampa. Ma oggi, “senza un approccio coordinato, l’aumento della spesa rischia di portare a un’ulteriore frammentazione e di annullare i progressi fatti finora”, si legge nel testo a proposito delle intenzioni dei governi nazionali di incrementare il budget di “quasi 200 miliardi di euro in più nei prossimi anni”, come conseguenza “diretta” dell’invasione russa dell’Ucraina. Non può passare inosservato il dato sulla percentuale di investimenti per la difesa spesi in modo condiviso tra gli Stati membri dell’Unione: si tratta dell’11 per cento del totale, “ben al di sotto della soglia del 35 per cento concordata” nel quadro dell’Agenzia europea della difesa (EDA).
Se questa è la situazione dal punto di vista della spesa comune, non è più rassicurante la situazione sul fronte industriale e delle dipendenze strategiche. Nonostante il settore sia “complessivamente competitivo” a livello europeo, le criticità risiedono sia nella frammentazione della domanda, sia sulla strutturazione delle industrie “lungo i confini nazionali” (con le uniche eccezioni dell’ambito aeronautico e missilistico). Per queste due ragioni si vanno a delineare dipendenze per equipaggiamenti-chiave, “per i quali la base tecnologica europea non offre soluzioni interne”. A proposito delle carenze sulle capacità militari, la Commissione ha riconosciuto la necessità di ricostituire le scorte, sostituire i sistemi dell’era sovietica e rafforzare i sistemi di difesa aerea e missilistica, lavorando sul medio e lungo termine nei settori aereo, terrestre, marittimo, spaziale e informatico, anche grazie alle linee-guida definite dalla Bussola Strategica 2030.
Le soluzioni operative
Di fronte alle lacune e alle criticità, Bruxelles traccia la strada per uscirne “insieme e meglio”, attraverso misure concrete sia sul breve, sia sul medio-lungo termine. Nell’immediato, sarà istituita “rapidamente” una task force per gli acquisti congiunti nel settore della difesa (come annunciato dalla presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen), con l’obiettivo di coordinare le esigenze di approvvigionamento dei Paesi membri di fronte al nuovo ambiente di sicurezza, in cui una potenza ai confini minaccia e mette in pratica un’aggressione militare nei confronti di uno Stato sovrano. “Si applicherà la stessa logica dell’acquisto dei vaccini contro il COVID-19: insieme, sappiamo contrattare meglio“, ha sottolineato con forza la vicepresidente Vestager ai giornalisti. Sarà proposto anche uno strumento a breve termine per sostenere i Ventisette a colmare le lacune più urgenti in modo collaborativo, per cui l’esecutivo comunitario si è detto pronto a stanziare 500 milioni di euro del bilancio UE in due anni.
Lo strumento sarà una sorta di progetto-pilota per l’ambizione di lungo periodo di istituire un quadro UE per gli appalti congiunti nel settore della difesa. Il progetto è già sul tavolo della Commissione: nel terzo trimestre del 2022 arriverà la proposta di un regolamento sul Programma europeo di investimenti per la difesa (EDIP), che stabilirà le condizioni per la formazione di consorzi europei di capacità di difesa (EDCC) da parte degli Stati membri: in questo quadro, potranno essere acquistate capacità di difesa in modo collaborativo con un’esenzione IVA e potranno essere forniti finanziamenti comunitari per i progetti di grande interesse per l’Unione. “La difesa rimane di competenza nazionale, ma gli Stati membri devono svegliarsi e mettere fine alle lacune evidenziate“, ha ribadito l’alto rappresentante Borrell. Per arrivare a una cooperazione efficace, la Commissione svilupperà una “mappatura approfondita” delle capacità produttive industriali UE, proporrà un’iniziativa sulle materie prime critiche, valuterà eventuali modifiche al quadro per la ricerca e l’innovazione per migliorare le sinergie tra strumenti civili e militari e prenderà in considerazione il rafforzamento dei bilanci del Fondo europeo per la difesa e della mobilità militare.