Roma – Come fare per tornare a parlare di pace. “Il percorso negoziale è molto difficile, serve uno sforzo da parte di tutti ma il primo punto è come costruirlo”, dice Mario Draghi nella conferenza stampa tenuta all’ambasciata italiana per fare il punto sulla crisi ucraina e l’esito dell’incontro con il presidente americano Biden. La due giorni di Washington per il premier italiano è servita a rimettere insieme alcuni tasselli, “gli obiettivi che si propongono da entrambe le parti” ovvero che pace si vuole. “Ci sono tante possibilità ma prima occorre fare uno sforzo da parte di tutti e sedersi attorno a un tavolo”.
Quel tavolo che finora è mancato e che ora l’Europa chiede agli Stati Uniti per fermare l’escalation. “L’Europa è l’alleato degli USA, le visioni non sono in contrasto ma stanno cambiando e dobbiamo parlarne” risponde Draghi, confermando la richiesta avanzata anche da Emmanuel Macron nei giorni scorsi. Quale pace è l’altro interrogativo ma in questo caso la replica non ammette interpretazioni: “Quella che vuole l’Ucraina, che non sia imposta né da un certo tipo di alleati né da altri”.
Un tavolo che può forse partire da una questione apparentemente secondaria come lo sblocco dei porti. La crisi alimentare è stato uno dei temi trattati durante l’incontro e per Draghi sbloccare le partite di grano nei porti ucraini “può essere un primo esempio di dialogo” con Mosca per scongiurare la catastrofe alimentare che la guerra può innescare e per “salvare decine di milioni di vite”.
C’è poi l’aspetto su “come cominciare a pensare alla ricostruzione”, una questione presentata dal premier a Biden: . “I paesi europei non hanno risorse nel bilancio nazionale, tutta l’UE deve dare una risposta collettiva. L’Italia farà la sua parte ma insieme con gli altri”.
Nello studio ovale è entrato con forza il tema della sicurezza energetica e insieme al presidente americano è stata ribadito il giudizio negativo sul mercato del gas, che “ha troppe distorsioni, così non va”. Su questo punto e sul price cap, (il tetto al prezzo, ndr) il premier ha ammesso che “in Europa non ci sono pareri unanimi ma noi continueremo ad andare avanti”. Poi, sulla spinosa questione del pagamento in rubli, ha spiegato che “non ci sono pronunciamenti se questo significa violare le sanzioni perché è una zona grigia”. Tuttavia ha aggiunto di essere fiducioso che l’Italia sarà in grado di pagare il gas russo senza violare le sanzioni.
Infine i temi dell’economia mondiale condizionata pesantemente dalla guerra e l’inflazione, che negli USA desta allarme così come nell’UE. “Le banche centrali devono aumentare i tassi – ragiona Draghi – se li aumentano troppo fanno cadere il Paese in recessione ma di questa difficoltà Lagarde è pienamente consapevole”. Sul rischio recessione il premier è meno pessimista. “Per quest’anno non la vedo: il motivo è che abbiamo chiuso l’anno scorso molto molto bene e ci portiamo dietro una crescita acquisita. Mi pare molto difficile che quest’anno ci possa essere una recessione”.