Bruxelles – Le lancette del tempo sono tornate indietro di 20 anni a Kabul. Con un decreto firmato sabato scorso (7 maggio) dal leader supremo ed emiro dell’Afghanistan, Haibatullah Akhundzada, i talebani hanno introdotto nuovamente l’obbligo per le donne di “coprirsi il viso fuori casa” con un velo integrale che copra tutto il corpo e il volto, fatta eccezione per gli occhi. Una replica dell’imposizione in vigore tra il 1996 e il 2001, durante il precedente governo dell’organizzazione politica e militare afghana.
Dopo nove mesi dal ritorno al potere dei talebani, sta iniziando a mostrarsi in tutta la sua evidenza un ripristino della linea dura nei confronti della società civile, in particolare nei confronti delle donne. La violazione dell’obbligo di coprirsi il volto in pubblico implicherà la prigione o il licenziamento dal lavoro statale per il marito o per il parente maschio più prossimo alla donna che non si è attenuta all’imposizione. Secondo quanto specificato dal leader dei talebani, la copertura “ideale” per le donne in Afghanistan dovrebbe essere il burqa, ovvero l’indumento che copre completamente il corpo e presenta un tessuto traforato (simile a una retina) all’altezza degli occhi per permettere la vista. Per il momento l’obbligo non ricalca esattamente quello del 1996-2001, dal momento in cui fa solo riferimento al viso coperto in pubblico, tenendo aperta anche la possibilità di indossare il niqab, composto di un velo in stoffa traspirante che copre naso e bocca, e un altro più grande che avvolge il capo e buona parte del busto. La maggior parte delle donne che vivono nelle aree rurali dell’Afghanistan indossa un velo per motivi religiosi, ma molte cittadine delle aree urbane, come la capitale Kabul, spesso indossano hijab o chador che non coprono il viso.
“Chiediamo al mondo di cooperare con l’Emirato islamico e il popolo dell’Afghanistan“, ha intimato il leader dei talebani, Haibatullah Akhundzada. “Non disturbateci, non portate più pressione, perché la storia è testimone e il popolo non ne sarà più influenzato”, gli ha fatto eco in conferenza stampa Mohammad Khalid Hanafi, il ministro per la Promozione della virtù e la prevenzione del vizio. I talebani stanno cercando di convincere la comunità internazionale di aver cambiato impostazione nella guida dell’Afganistan rispetto alla precedente esperienza di governo – anche per non subire pesanti ritorsioni che metterebbero in ginocchio il Paese – ma negli ultimi mesi hanno introdotto regolamenti particolarmente restrittivi sulla limitazione degli spostamenti delle donne in pubblico senza un accompagnatore di sesso maschile, sul divieto a uomini e donne di visitare parchi insieme e sulla chiusura delle scuole secondarie femminili.
“Sono molto preoccupato per l’annuncio di Kabul sull’hijab“, ha commentato l’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, facendo riferimento non tanto allo specifico velo che copre capo collo e orecchie, lasciando scoperto volto e spalle (il più conosciuto nell’Occidente), quanto piuttosto al termine generale che indica qualsiasi barriera di separazione posta davanti a un essere umano per sottrarlo alla vista. “Ogni donna e uomo afghano ha il diritto di decidere come vestirsi“, ha incalzato Borrell, sottolineando con forza che “i talebani devono affrontare le sfide dell’istruzione, della salute, dell’economia e della sicurezza e rispettare i loro impegni nei confronti del popolo e gli obblighi in materia di diritti umani”.
Anche dalla Missione politica speciale di assistenza delle Nazioni Unite in Afghanistan (UNAMA) è arrivata una dura critica al regime dei talebani. “Siamo profondamente preoccupati per l’annuncio delle autorità de facto“, si legge in una nota, che si rivolge non solo alla questione dell’obbligo per tutte le donne di coprirsi il volto in pubblico, ma anche che possano “uscire di casa solo in caso di necessità e che le violazioni porteranno alla punizione dei loro parenti maschi”. Secondo le informazioni riportate dalla missione ONU, “questa è una direttiva formale piuttosto che una raccomandazione”, che “sarà implementata e fatta rispettare”. Una decisione che “contraddice numerose assicurazioni sul rispetto e la protezione dei diritti umani di tutti gli afghani, compresi quelli delle donne e delle ragazze”, in particolare nell’ambito del lavoro, dell’istruzione e sociale. Chiedendo “immediatamente” incontri con le autorità talebane per avere “chiarimenti”, l’UNAMA ha avvertito che questo passo “potrebbe mettere ulteriormente a dura prova l’impegno con la comunità internazionale“.
Very worried about the announcement in Kabul on the hijab. Each Afghan woman and man has the right to decide on how to dress. Taliban must address education, health, economic and security challenges and respect their commitments to the Afghan people and human rights obligations.
— Josep Borrell Fontelles (@JosepBorrellF) May 8, 2022