Bruxelles – Decisioni attese e anche migliori delle aspettative, ma comunque non sufficienti a strappare l’approvazione piena di un’Aula che insiste a chiedere misure totali. Di fronte al sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia e l’annuncio di un stop totale, e non più parziale come sembrava in un primo momento, al petrolio proveniente da Mosca, i principali gruppi lamentano l’assenza di misure per il gas. Da ogni parte si saluta una decisione attesa e che mostra progressi, ma pure misure mancanti che si chiedono.
Il PPE fa quadrato attorno alla sua presidente Ursula von der Leyen. Sigfried Muresan saluta con favore le nuove misure e invita ad attuale senza indugio. “Le misure appena annunciate sulla messa al bando del petrolio vanno rese operativa quanto prima, e senza eccezioni”, scandisce il vicepresidente dei Popolari in Aula. Mentre Ester De Lange offre pieno sostegno. “Siamo pronti a lavorare con voi”, assicura alla presidente dell’esecutivo comunitario.
Più tiepida l’accoglienza dagli altri banchi. La presidente dei socialdemocratici (S&D), Iratxze Garcia Perez, scandisce che “il prossimo passo deve essere la messa al bando del gas”, palesando così il malumore per un pacchetto benvenuto, ma considerato meno ambizioso di quello che sarebbe servito per le misure mancanti. Un sentimento condiviso con la famiglia dei liberali (RE). Il sesto pacchetto di sanzioni dell’UE contro la Russa “è poco rispetto a quanto chiesto dal Parlamento europeo un mese fa, vale a dire l’embargo totale a petrolio e gas russo”, lamenta Luis Garicano, preoccupato per come e quanto l’UE contribuisca al finanziamento delle operazioni militari del Cremlino. “Finora abbiamo garantito a Putin 52 miliardi di euro”. Levata di scudi anche dei Verdi europei. “Avevamo chiesto un embargo totale”, e invece non ci sono misure sul gas, lamenta la belga Sara Mathieu, con il collega di gruppo Ernest Urtasun che chiede di non trascurare le alternative alla Russia e alle sue fonti. “Il Green Deal non può aspettare”, quindi occorre premere sull’acceleratore. “Sappiamo che va accelerata la transizione verde, e che probabilmente servirà un nuovo strumento finanziario europeo. Non sarà facile, ma bisogna essere ambiziosi”.
Anche i conservatori europei (ECR), che pure hanno sostenuto von der Leyen per la guida del presidente della Commissione UE, mostrano segni di insofferenza. “E’ un bene che il sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia è stato adottato, anche se magari in ritardo”, sottolinea l‘ex prima ministra Beata Sdzylo, che avrebbe voluto questo pacchetto prima di oggi, e che vuole meccanismi di “solidarietà” tra i Paesi colpiti. Le fa eco il co-presidente del gruppo, Raffaele Fitto, che invoca “l’istituzione di un Fondo che aiuti i Paesi più colpiti dalle sanzioni”, e invita la Commissione europea a “ridiscutere obiettivi e priorità del piano nazionale per la ripresa, perché quello che era valido un anno fa”.
Parole in contrasto con quelle dei Verdi, che non vogliono ripensamenti sugli obiettivi verdi dell’agenda UE e quelli legati al piano di rilancio economico. La Lega e il gruppo di Identità e democrazia, attraverso Marco Campomenosi, invita invece a “chiarire sulla questione dei pagamenti in rubli o euro, perché i mercato hanno bisogno di certezze”, mentre l’opposizione a sinistra, con Martin Schirdewan (la Sinistra), invoca “un tetto al prezzo dell’energia, per combattere la povertà energetica, l’inflazione e aiutare le famiglie in difficoltà”.
Il dibattito sul sesto pacchetto di sanzioni diventa il motivo di critiche per le azioni mancanti e che si chiedono, da tutte le parti. Von der Leyen non sembra convincere.