Strasburgo, dall’inviato – È l’ora di un’Europa nuova, che dalle crisi che sta vivendo ne esca rafforzata e più sostenibile. Si può riassumere così l’intervento del premier, Mario Draghi, davanti agli eurodeputati riuniti nella sessione plenaria del Parlamento per assistere alla seconda apparizione di un capo di Stato dell’UE nel ciclo This is Europe, inaugurato due mesi fa dalla prima ministra estone, Kaja Kallas. In un discorso che è sembrato a tratti un discorso programmatico, l’inquilino di Palazzo Chigi si è focalizzato sulle conseguenze della guerra in Russia, dalle sanzioni alle catene di approvvigionamento, dall’accelerazione sulle risorse rinnovabili al tetto sui prezzi del gas, dando ampio spazio al tema della transizione verde e dell’indipendenza energetica dei Ventisette.
Dopo aver tracciato lo stato dell’arte sulla situazione particolarmente delicata, il premier Draghi davanti alla plenaria del Parlamento UE ha sostenuto che l’Unione devo avere il coraggio di affrontare un “profondo riorientamento geopolitico destinato a spostare sempre di più il suo asse strategico verso Sud“. Il premier Draghi ha avvertito il Parlamento UE che una dipendenza energetica come quella italiana da Mosca (il 40 per cento di tutto il gas importato) “è imprudente dal punto di vista economico e pericolosa da quello geopolitico” e per questo motivo bisogna “prendere tutte le decisioni necessarie a difendere la nostra sicurezza”. Sanzioni contro la Russia incluse. “Il governo italiano ha appoggiato anche quelle nel settore energetico e continueremo a farlo con la stessa convinzione in futuro“, ha ribadito con forza Draghi. Le misure restrittive contro Mosca però non bastano, “serve celerità e determinazione per diversificare le nostre forniture di gas”. E qui si torna al ruolo del Mediterraneo, dei Paesi del Sud e dell’Italia, “collocati in modo strategico per raccogliere la produzione energetica e fare da ponte verso i Paesi del nord“. Non solo per quanto riguarda i “giacimenti di gas, come combustibile di transizione”, ma soprattutto per le “enormi opportunità offerte dalle rinnovabili in Africa e Medio Oriente”.
E poi ci sono le misure da adottare con urgenza. Dall’inizio della crisi, “l’Italia ha chiesto un tetto europeo ai prezzi del gas importato dalla Russia“, che “consentirebbe di utilizzare il nostro potere negoziale per ridurre i costi esorbitanti” e allo stesso tempo “diminuirebbe le somme che ogni giorno inviamo a Putin e che finanziano la sua campagna militare”. Secondo il primo ministro è necessario anche rivedere “in modo strutturale” il meccanismo di formazione del prezzo dell’elettricità, “che dipende dal costo di produzione della fonte di energia più costosa, di solito il gas”. Il problema “sistemico” va risolto con “soluzioni strutturali, che spezzino questo legame” e sarà al centro del prossimo Consiglio Europeo (in programma il 30 e 31 maggio).
Ma sul brevissimo periodo, “dobbiamo trovare soluzioni per proteggere le famiglie e le imprese dai rincari dei prezzi“. Moderare le bollette e il prezzo dei carburanti “è anche un modo per rendere eventuali sanzioni più sostenibili nel tempo”, è stata la proposta del premier Draghi al Parlamento UE. Una misura che invece possono adottare le istituzioni europee è l’ampliamento della portata di SURE, lo strumento anti-pandemico di sostegno all’occupazione, per contrastare il rincaro delle bollette energetiche, ma anche a favore del “sostegno temporaneo ai salari più bassi, per esempio con misure di decontribuzione”. Si andrebbe così a “difendere il potere di acquisto delle famiglie, soprattutto le più fragili, senza rischiare di generare nuova inflazione”. Primi passi, quelli proposti da Draghi al Parlamento UE, per un’Europa che esca da questa crisi più forte, giusta e sostenibile.