Aggiornamento del 3 maggio: la proposta di riforma per le elezioni del Parlamento UE è stata approvata dagli eurodeputati riuniti in sessione plenaria con 323 voti a favore, 262 contrari e 48 astensioni.
Strasburgo, dall’inviato – Un dibattito teso, con scambi di battute anche accesi tra eurodeputati, e uno scontro tra diverse visioni sul progetto di integrazione dell’Unione Europea. È stato tutto questo il confronto al Parlamento UE sulla proposta di riforma che interesserà gli elettori europei a partire dalle elezioni del 2024, se il voto in sessione plenaria confermerà le linee emerse dall’accordo approvato un mese fa in commissione per gli Affari costituzionali (AFCO) dell’Eurocamera.
Socialdemocratici, verdi, liberali, sinistra e popolari. “Cinque gruppi politici democratici ed europeisti che dopo dieci mesi di negoziati hanno trovato un’intesa su un progetto innovatore e ambizioso, equilibrato e in cui ciascuno ha potuto ritrovare le proprie priorità”, ha presentato la proposta sul sistema elettorale uniforme applicabile in tutta l’UE il relatore Domènec Ruiz Devesa (S&D). “Questa proposta ha tre obiettivi”, ha spiegato l’eurodeputato spagnolo: “Far diventare la campagna elettorale più democratica a livello europeo, rendere più concreto il principio dei capolista e dare più rilevanza ai partiti politici europei”.
In merito alla proposta di riforma per le elezioni del Parlamento UE, è prevista l’introduzione di liste transnazionali e una circoscrizione dell’Unione Europea: in cabina elettorale ogni elettore avrà a disposizione due voti, uno per eleggere i deputati nelle circoscrizioni nazionali, l’altro per scegliere i 28 nuovi eurodeputati aggiuntivi della circoscrizione UE. Potranno presentare liste di candidati a livello UE le coalizioni di partiti politici nazionali e i partiti politici europei, con il rispetto della rappresentanza geografica tra Paesi membri. Di grande rilevanza è l’integrazione del sistema degli Spitzenkandidaten: tutti gli elettori potranno votare per il candidato alla carica di presidente della Commissione Europea, prima dell’accordo interistituzionale tra Parlamento e Consiglio Europeo. Il 9 maggio – Giornata dell’Europa – diventerà il giorno fisso in cui si voterà per il rinnovo dell’Eurocamera a suffragio universale diretto e anche per i 16enni (per i Paesi membri che lo consentiranno) saranno aperte le urne. Tra gli standard elettorali minimi, ci sono la possibilità per tutti i cittadini maggiorenni di candidarsi, la soglia elettorale obbligatoria minima del 3,5 per cento per le grandi circoscrizioni (con almeno 60 seggi), l’opzione del voto per corrispondenza e la parità di genere nelle liste dei candidati.
Che i negoziati siano stati particolarmente “duri” e che il tema sia divisivo lo dimostra il fatto che la maggioranza a sostegno della proposta sia tutt’altro che schiacciante. Anzi. Il PPE, il partito più rappresentato all’Eurocamera, si è spaccato su una possibile riforma delle elezioni del Parlamento UE, mostrando che l’interesse nazionale sul tema della rappresentanza elettorale è ancora molto forte. Da una parte i critici più accaniti sulla questione delle liste transnazionali, come il portoghese Paulo Rangel e la svedese Sara Skyttedal, dall’altra i difensori del progetto che hanno collaborato alla mediazione con gli altri gruppi politici, come il tedesco Sven Simon (PPE): “Da più di 45 anni nessuna riforma è andata in porto, ma l’UE è cambiata radicalmente e i cittadini devono potersi esprimere in modo più esplicito sull’appartenenza alla famiglia politica europea, serve un vero dibattito”.
Se spicca la bagarre tra le fila dei popolari, non desta nessuna sorpresa l’opposizione delle destre. “Avrei voluto una riflessione post-Brexit, invece le élite di Bruxelles continuano a voler fare i propri interessi”, ha accusato Gerolf Annemans (ID). Per Angel Dzhambazki (ECR) “questa discussione mostra chiaramente che continuiamo a riflettere su un approccio che toglie la sovranità agli Stati membri, dando competenze a chi non le merita”. In ogni caso, dopo il voto favorevole in plenaria, la risoluzione dovrà essere adottata all’unanimità dal Consiglio dell’UE e poi ottenere l’approvazione di tutti gli Stati membri “conformemente alle rispettive norme costituzionali”. In altre parole, gli Stati membri avranno fino al termine dell’iter la possibilità di affossare questo progetto, se davvero riterranno che questo toglie loro sovranità.