Bruxelles – Il 27 aprile 2022 la Commissione Europea ha approvato un regime di aiuti di Stato della Lituania da 130 milioni di euro a sostegno di tutti i settori colpiti dalle pratiche commerciali discriminatorie iniziate nel dicembre 2021, quando la Cina ha imposto una serie di restrizioni ai prodotti importati dallo Stato baltico, o a esso collegati, e bloccato l’export verso il Paese.
Le tensioni tra Pechino e Vilnius erano cominciate con la decisione delle autorità lituane di consentire a Taiwan l’apertura di un ufficio di rappresentanza – attivo dal 18 novembre 2021 – nella capitale, seguita dall’annuncio ufficiale del ministro degli Esteri di Taipei, Joseph Wu, della nascita di un ufficio analogo nel Paese baltico. La Cina aveva condannato fin da subito l’avvicinamento tra i due Paesi.
Le posizioni delle autorità cinesi e taiwanesi sullo status politico dell’ex isola di Formosa sono divergenti. Pechino sostiene il principio di ‘Una sola Cina’, secondo cui la Repubblica Popolare sarebbe l’unico soggetto legittimato a rappresentare il popolo cinese nella comunità internazionale. Nell’ottica cinese, Taiwan sarebbe una provincia ‘ribelle’ da riunificare in quanto “parte inalienabile” del Paese. Per il governo di Taipei, l’isola è invece uno Stato indipendente, per quanto abbia perso il seggio all’Organizzazione delle Nazioni Unite nel 1971 e ci sia stato il mutuo riconoscimento diplomatico tra Cina e Stati Uniti nel 1979. Nel documento viene messo nero su bianco che “gli Stati Uniti riconoscono la posizione cinese che c’è solo una Cina e Taiwan ne è parte”, per quanto restino le relazioni non ufficiali con l’isola.
Per questo, nel 2021 la Cina aveva risposto ritirando il proprio ambasciatore da Vilnius ed espellendo il rappresentante lituano a Pechino, fino alle rappresaglie economiche oggetto degli aiuti di Stato odierni, che allora avevano portato a una denuncia all’OMC.
Lo schema degli aiuti di Stato resterà attivo fino al 31 dicembre 2027 (o quando cesserà questa serie di restrizioni) e le imprese lituane potranno chiedere prestiti fino a 5 milioni di euro. Dai prestiti sono esclusi i settori di finanza, agricoltura e silvicoltura, pesca e acquacoltura. Questa misura servirà per permettere alla Lituania di adattare le proprie attività economiche alla nuova situazione si mercato. Nel 2020 l’export del Paese verso la Cina era pari a 333 milioni di euro. Lo scorso anno, le importazioni di beni cinesi in Lituania erano invece quattro volte quelle di beni lituani nello Stato del sud-est asiatico.