Bruxelles – 102 su 515 casi europei. È questo il numero delle indagini italiane, ancora in corso, della Procura europea (EPPO) tra giugno e dicembre 2021. Secondo il primo rapporto annuale dell’organismo indipendente, in funzione dal 1 giugno 2021, in Italia il danno per frodi relative ai fondi europei sarebbe pari a 1,7 miliardi di euro. Di questi, la maggior parte (1,3 miliardi di euro) riguarderebbe l’IVA transfrontaliera. Al momento sono stati sequestrati 40 milioni di euro, con un solo rinvio a giudizio.
Si tratta del numero più alto di indagini per Paese all’interno del rapporto, che analizza 22 dei 27 Stati membri dell’Unione. Danimarca, Irlanda, Polonia, Svezia e Ungheria non hanno infatti preso parte all’EPPO, che vigila oggi sul bilancio europeo e sulla gestione degli oltre 750 miliardi di fondi UE destinati alla ripresa dal COVID-19. Il compito della Procura europea è quello di perseguire e portare a giudizio i reati finanziari che vanno dal riciclaggio di denaro alla corruzione, fino a varie tipologie di frode, e che spesso coinvolgono più Stati membri.
Il primato dell’Italia potrebbe però non essere del tutto negativo. Secondo la procuratrice capo Laura Kövesi, che ha presentato il rapporto al Parlamento europeo nella mattinata di oggi (20 aprile), i dati non sarebbero però davvero indicativi della situazione nei diversi Paesi. “Ci sono alcuni Stati membri dove abbiamo tantissimi casi e Stati membri con zero casi o con un numero inferiore”, ha spiegato Kövesi. “Il problema principale è il livello di rilevamento”.
Spetta infatti alle autorità nazionali dei singoli Stati individuare potenziali reati di competenza della Procura europea, un lavoro che non viene portato avanti allo stesso modo da tutti e 22 gli Stati. “In alcuni Paesi il livello di rilevamento è molto basso. In alcuni non ci sono istituzioni specializzate per certi tipi di crimini”, ha continuato Kövesi, “in altri questi tipi di frodi non sono una priorità”. È il caso di Malta, zero indagini in corso da parte dell’EPPO. Almeno sulla carta. “Chi non cerca, non trova”. Secondo la procuratrice capo, ciò sarebbe dovuto non tanto alla scarsità di questi reati finanziari, quanto a un peggior controllo da parte delle autorità dell’isola.
Nel complesso, il primo anno dell’EPPO secondo Kövesi è stato un successo. “Abbiamo registrato e analizzato più di 2.800 denunce di reato, con 515 indagini attive per un danno stimato, complessivo, di 5,4 miliardi di euro”, ha elencato la procuratrice capo, che ha concluso: “Stiamo cambiando il paradigma delle indagini transfrontaliere (30 su 515, ndr) nell’UE”. Circa la metà delle denunce all’EPPO provengono da privati, tra cui ONG e comuni cittadini.