Gli effetti economici dell’invasione dell’Ucraina sono come “onde sismiche emanate dall’epicentro di un terremoto”. Onde che rischiano di causare una “frammentazione dell’economia” in blocchi geopolitici. E’ questo l’avvertimento lanciato dal capo economista del Fondo Monetario Internazionale, Pierre-Olivier Gourinchas.
Il taglio delle stime sulla crescita del Pil
La guerra sta frenando l’economia mondiale, andando a “peggiorarne significativamente” le prospettive. L’invasione dell’Ucraina si va infatti a sommare a una pandemia ancora in corso e a un’inflazione in aumento, dando vita a un mix che costringe il Fondo Monetario Internazionale a un taglio deciso delle sue stime di crescita. Il pil mondiale è atteso quest’anno a salire solo del 3,6 per cento, quasi un punto percentuale in meno rispetto alle previsioni di gennaio.
La frenata dell’Eurozona
Ad eccezione di Ucraina e Russia, che sperimenteranno contrazioni rispettivamente del 35 e dell’8,5 per cento quest’anno, è l’Eurozona a pagare il prezzo più salato della guerra, con una crescita che si ferma al 2,8 per cento nel 2022, ovvero 1,1 punti percentuali in meno su gennaio, e al 2,3 per cento nel 2023 (-0,2). A pesare sul rallentamento dell’area euro sono soprattutto Italia e Germania, i due paesi più dipendenti dall’energia russa.
La situazione dell’Italia
Per l’Italia il Fondo rivede al ribasso le stime per il 2022 e il 2023, con il Pil atteso a crescere quest’anno del 2,3 per cento, -1,5 punti percentuali in meno rispetto alle previsioni di gennaio e 0,8 punti in meno rispetto al 3,1 per cento indicato dal governo italiano nel Def. Poi il prossimo anno la crescita si ridurrà ancora all’1,7 per cento (-0,5 punti sulle stime precedenti, 0,7 su quelle del governo italiano).
Un rallentamento che continuerà, con una crescita che pian piano scende e si attesta alla fine ad un +0,5 per cento nel 2027.
Nonostante la frenata il tasso di disoccupazione italiano è previsto scendere dal 9,5 per cento del 2021 al 9,3 per cento del 2022, una cifra con la quale il paese resta comunque sopra la media europea. In calo anche il deficit, previsto quest’anno al 6 per cento dopo aver toccato il 7,2 per cento nel 2021. Il debito pubblico è invece atteso al 150,6 per cento del pil nel 2022 e al 148,7 per cento nel 2023.
La situazione in Cina e negli Stati Uniti
La frenata riguarda però tutte le altre grandi economie europee, inclusa la Gran Bretagna, come anche Stati Uniti e Cina, dove la crescita è stata rivista al ribasso a causa del Covid e dei lockdown imposti.
Negli USA il rallentamento è in parte dovuto alla mancata approvazione di parte dell’agenda economica di Joe Biden e alla galoppata dell’inflazione, che ha spinto la Fed ad aprire un aggressivo ciclo di rialzi del tassi. Strette che, secondo il Fondo, sono “necessarie” e più “urgenti” a causa della guerra.
L’inflazione è ormai un “chiaro pericolo”
Il conflitto ha accelerato la corsa dei prezzi e ormai, ammettono gli esperti di Washington, l’inflazione è un “pericolo chiaro” che complica l’azione delle banche centrali impegnate e cercare il delicato equilibrio fra contenimento dei prezzi e crescita.
“L’inflazione resterà elevata più a lungo delle attese”, osserva il Fondo Monetario Internazionale, senza nascondere la propria preoccupazione per la corsa dei prezzi dell’energia e dei prodotti alimentari.
Una galoppata quest’ultima che rischia – avverte il segretario al Tesoro americano Janet Yellen – di far scivolare 10 milioni di persone in povertà.
Il prossimo G20 e i rischi della frammentazione
L’emergenza alimentare – così come le altre ricadute economiche della guerra – saranno uno dei temi al centro del G20 dei ministri finanziari e dei governatori delle banche centrali, previsto nelle prossime ore a Washington. Yellen boicotterà alcuni incontri del G20 dove è presente la Russia, evitando però il rischio che Mosca detti e condizioni i lavori.
Dal G20 è atteso un messaggio chiaro alla Russia, ovvero che è la sola responsabile delle ricadute economiche della guerra. Il direttore del Fondo Monetario Internazionale è però convinto che una frammentazione impoverirebbe tutti. Quindi ricorre alle parole di uno dei fondatori di Bretton Woods per chiarire il suo concetto: “La prosperità e la pace sono indivisibili”.