Bruxelles – I target sulle energie rinnovabili proposti dalla Commissione Europea nel pacchetto sul clima ‘Fit for 55’ potrebbero non essere abbastanza per contrastare la crisi energetica trainata dalla guerra di Russia in Ucraina. Ne è ormai convinto l’Esecutivo europeo che a più riprese nelle scorse settimane, da quando l’invasione russa è iniziata lo scorso 24 febbraio, ha lasciato intendere che potrebbe fissare obiettivi più ambiziosi per la sua transizione verso le energie rinnovabili, mentre è alle prese con la necessità di ridurre le sue importazioni di petrolio e gas dalla Russia.
“Target insufficienti”, li aveva definiti settimane fa la commissaria per l’Energia, Kadri Simson, in audizione in commissione per l’Industria e l’energia dell’Europarlamento. Questa settimana, in visita in Egitto per rafforzare la partnership in vista della COP27 di Sharm El-Sheikh che si terrà in autunno, anche il responsabile per il Green Deal, Frans Timmermans, ha fatto intendere che una revisione al rialzo ci sarà. Probabilmente già a maggio, quando la Commissione dovrà presentare i dettagli del suo piano ‘RepowerEu’ per liberarsi dalla dipendenza dai combustibili fossili russi, di almeno due terzi delle importazioni di gas russo già quest’anno e totalmente entro il 2027. L’UE complessivamente dipende per il 40 per cento dal gas russo.
Neanche un anno fa, a luglio 2021, Bruxelles ha proposto nel quadro del suo pacchetto climatico ‘Fit for 55’ una revisione della direttiva sulle energie rinnovabili risalente al 2018 per portare l’obiettivo per il 2030 dall’attuale 32 per cento di energie rinnovabili nel mix energetico dell’UE, fino al 40 per cento. Gli Stati membri dovranno aumentare i loro contributi nazionali per raggiungere collettivamente il nuovo obiettivo vincolante, principalmente attraverso i loro piani per l’energia e il clima (PNIEC).
‘Fit for 55’ letteralmente significa ‘essere pronti per il 55’, come riferimento all’accordo tra Stati membri per ridurre collettivamente le proprie emissioni nette di gas serra del 55 per cento rispetto ai livelli del 1990 entro il 2030, come tappa intermedia per arrivare al 2050 con zero emissioni nuove nette. Un obiettivo che ormai è vincolante giuridicamente attraverso la prima Legge sul clima europea, ma che alla luce della guerra ucraina e delle tensioni geopolitiche che ne derivano non è l’unica priorità dell’UE.
Se fino a questo momento ha fatto affidamento sul gas naturale come “ponte” di transizione dal carbone alle rinnovabili per la produzione di energia, oggi le considerazioni devono essere diverse per portare gli Stati membri a ridurre la dipendenza dal gas. “Nelle prossime due settimane lavoreremo per l’iniziativa ‘Repower EU’, e come parte di ciò vogliamo accelerare la transizione energetica. Quindi, potremmo rivedere i nostri obiettivi”, ha spiegato Timmermans dal Cairo, precisando che la revisione significherebbe una “percentuale più alta di energia rinnovabile per il 2030”. Quanto alta non lo ha precisato, né ha chiarito se la Commissione intende presentare una proposta alternativa a quella fatta un anno fa.
C’è un’altra strada che l’UE potrebbe percorrere rispetto a presentare una nuova proposta (allungando quindi i tempi). Dopo la proposta della Commissione, la revisione della direttiva passa in mano ai due co-legislatori europei – il Consiglio e l’Europarlamento – che possono proporre emendamenti alla proposta originaria prima di trovare un compromesso finale. Il Parlamento UE, come sempre l’istituzione più ambiziosa delle tre, è deciso a chiedere un aumento della quota di energie rinnovabili nel mix energetico fino al 45 per cento di energie rinnovabili entro il 2030. L’opzione della Commissione è quella di lasciare “carta bianca” ai negoziati tra Consiglio e Parlamento in modo che il compromesso finale sia in linea con la richiesta più ambiziosa dell’Eurocamera, facendo in modo che il compromesso finale preveda di alzare il target al 45 per cento.
A guidare la posizione del Parlamento è il deputato conservatore del Partito popolare europeo (PPE) Markus Pieper, che tra le altre cose ha proposto anche di introdurre un obiettivo separato nella direttiva per aumentare la produzione di idrogeno pulito nell’UE, con almeno 40 gigawatt di nuovi elettrolizzatori entro il 2030 per una produzione da eolico e solare per 10 milioni di tonnellate di idrogeno rinnovabile. Poco si sa dei dettagli del piano ‘Repower EU’ che dovrebbero essere presentati il 18 maggio, se non che la strategia UE per l’indipendenza dal gas russo si baserà, principalmente, sulla diversificazione dei fornitori di gas, l’abbattimento dei consumi di energia e la spinta sulle rinnovabili, che quindi potrebbe portare con sé un obiettivo rivisto.