Città del Vaticano – La pace tra Russia e Ucraina, simbolicamente, si fa all’ombra del Colosseo. Si fa venerdì notte, nella via Crucis di Papa Francesco, che ha scelto di far portare la Croce nella tredicesima stazione della Passione, la morte di Cristo, a una famiglia russa e a una ucraina. Un gesto che spiega meglio le parole pronunciate ieri dal Pontefice: “Nella follia della guerra, si torna a crocifiggere Cristo. Ancora una volta inchiodato alla Croce nelle madri che piangono la morte ingiusta dei mariti e dei figli. È crocifisso nei profughi che fuggono dalle bombe con i bambini in braccio. È crocifisso negli anziani lasciati soli a morire, nei giovani privati di futuro, nei soldati mandati a uccidere i loro fratelli”.
“La vita che sembra perdere di valore. Tutto cambia in pochi secondi”, si legge nelle meditazioni della stazione. I testi, affidati a diverse famiglie, descrivono in questo tratto i frutti della guerra: “L’esistenza, le giornate, la spensieratezza della neve d’inverno. Tutto perde improvvisamente valore”. Chiedono a Dio, mentre le lacrime finiscono e la rabbia cresce “Dove ti sei nascosto?”, lo invocano perché parli “nel silenzio della morte e della divisione”, insegnando “a fare pace, ad essere fratelli e sorelle, a ricostruire ciò che le bombe avrebbero voluto annientare”.
Ieri mattina, nel giorno della Domenica delle Palme, per la terza volta il cardinale Konrad Krajewski, elemosiniere del Papa, ha raggiunto Kiev, dove Giovedì Santo, a nome del Papa, consegnerà una seconda ambulanza, a ricordare il gesto della Lavanda dei Piedi compiuto da Gesù durante l’Ultima Cena. “Papa Francesco desidera chinarsi davanti agli uomini e alle donne dell’Ucraina ferita dalla guerra e testimoniare la sua vicinanza”, ha spiegato il direttore della sala stampa della Santa Sede, Matteo Bruni. “Quando una persona ferita, ammalata o in difficoltà, verrà portata sull’ambulanza, potrà sentire l’abbraccio e la consolazione del Papa, che vuole lavare e baciare i piedi di quei fratelli e di quelle sorelle che subiscono l’ingiusta violenza della guerra”, ha scandito.
Solo qualche giorno fa, il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, è tornato a ripetere che è necessario “fare di tutto per evitare una escalation” di violenze e non ha escluso l’ipotesi di un viaggio del Papa a Kiev, ipotesi che lo stesso Francesco ha detto essere sul tavolo. “Non è proibitivo un viaggio, si può fare. Si tratta di vedere quali conseguenze avrebbe questo viaggio, valutare se davvero può contribuire alla fine della guerra”, ha aggiunto. Il punto è dunque capire come verrebbe interpretata in Russia la presenza del Pontefice in Ucraina, soprattutto dal patriarcato di Mosca. Parolin ha confermato che “era stata già avviata una certa programmazione” per realizzare un incontro tra il Papa e il patriarca Kirill, dopo quello del 12 febbraio 2016 a Cuba. “Da quanto ho capito, si continua in questa preparazione”, ha detto a Vatican News, spiegando che la ricerca al momento “è di un terreno neutro”.