Roma – Una trasferta per avviare il processo di riduzione di importazione del gas russo. L’Algeria è il primo Paese individuato dal governo italiano per diversificare le fonti di approvvigionamento e avviarsi verso l’indipendenza da Gazprom. Ad Algeri il premier Mario Draghi, accompagnato dai ministri degli Affari esteri Luigi Di Maio e della Transizione ecologica Roberto Cingolani, ha firmato un’accordo che prevede una cooperazione bilaterale nel settore dell’energia che si aggiunge a un accordo tra e Eni e Sonatrach per aumentare le esportazioni di gas verso l’Italia”. L’intesa è stata annunciata al termine dell’incontro con la delegazione algerina rappresentata ai massimi livelli dal presidente Abdelmajid Tebboune, il primo ministro Aimen Benabderrahmanee e il ministro dell’Energia e delle Miniere, Mohamed Arkab.
L’obiettivo della missione era piazzare il primo tassello del processo di riduzione d’importazione del gas russo e l’Algeria è il primo Paese individuato per diversificare le fonti di approvvigionamento per procedere verso l’indipendenza da Gazprom. “Subito dopo l’invasione dell’Ucraina, avevo annunciato che l’Italia si sarebbe mossa con rapidità per ridurre la dipendenza dal gas russo – dichiarato il premier Draghi – gli accordi di oggi sono una risposta significativa a questo obiettivo strategico, ne seguiranno altre”.
Italia e Algeria rafforzeranno i loro rapporti da subito in vista del quarto vertice intergovernativo che Draghi ha annunciato si terrà il prossimo 18 e 19 luglio ancora nella capitale del Paese nordafricano. “Prima – ha concluso – il premier – incontrerò il presidente Tebboune in occasione della sua visita di Stato in Italia a fine maggio”.
La collaborazione tra i due Paesi verrà rafforzata anche in altre direttrici, ha spiegato il premier, e “l’Italia è pronta a lavorare con l’Algeria per sviluppare energie rinnovabili e idrogeno verde”. La scorsa settimana l’ad dell’Eni Descalzi era già stato in Algeria per lavorare all’accordo tecnico con la società Sonatrach con cui gestisce il gasdotto TransMed che collega Capo Bon in Tunisia con Mazara del Vallo. Secondo gli obiettivi la fornitura di metano dovrebbe cominciare a crescere dal prossimo autunno per arrivare a circa 30 miliardi di metri cubi dagli attuali 22 e raggiungere e forse superare la quota di gas russo importata fino ad ora.
Come confermato dal premier, l’accordo strategico tra Italia e Algeria riguarda anche investimenti per accompagnare il Paese nordafricano verso la transizione energetica da rinnovabili. Una cooperazione grazie al supporto tecnologico italiano che consentirebbe all’Algeria di migliorare il suo mix energetico, composto oggi da fonti fossili e così liberare nuove quote per l’esportazione di gas. Un passaggio non casuale che riguarda anche i prezzi dei contratti, come sempre secretati, e che difficilmente saranno convenienti per chi acquista, considerato che la tensione internazionale è destinata a durare insieme agli alti costi del metano che nell’ultimo anno ha subito aumenti quasi quintuplicati.
Restano dunque delle incognite che non riguardano solo i prezzi ma la sicurezza energetica e la prospettiva di passare da una dipendenza all’altra, specialmente con un Paese fragile la cui affidabilità non è granitica. Le stesse preoccupazioni che riguardano la Libia il cui governo debolissimo non consente spiragli per aumentare le forniture dell’altro gasdotto GreenStream che oggi garantisce solo una piccola quota delle importazioni, 3,2 miliardi di metri cubi pari a il 4,3 per cento per l’Italia e solo l’uno per cento per l’Europa.
I piani del governo e la strategia per svincolarsi dalle maglie di Gazprom non è però ancora ben definita. Intanto, il colosso russo resta ancora legato alle consociate con Eni per la gestione di diversi gasdotti anche se il cane a sei zampe ha annunciato di volerne uscire in tempi brevi. Un altro aspetto sconosciuto riguarda la rinegoziazione dei contratti a lungo termine stipulati nel 2006 dalla stessa Eni che legava l’Italia alle forniture russe fino al 2033 e che nell’autunno del 2021 sono stati rivisti. Dopo l’Algeria le missioni a caccia di gas toccheranno il Congo e l’Angola previste già nelle prossime settimane.