Bruxelles – Il bello arriva adesso, con l’ultimo sprint di due settimane prima del ballottaggio. Il primo turno delle elezioni presidenziali in Francia ha decretato che l’uno contro uno di domenica 24 aprile sarà tra il presidente uscente, Emmanuel Macron, e la candidata di estrema destra, Marine Le Pen. Di nuovo, come cinque anni fa, uno scontro polarizzante: quasi tutti i candidati sconfitti alla prima tornata elettorale si sono uniti contro il pericolo di una vittoria delle forze anti-establishment di destra.
A scrutinio ultimato, sono poche le sorprese che escono dalle urne. Non il primo posto di Macron (27,8 per cento delle preferenze), né il secondo di Le Pen (23,1)- perfettamente in linea con le previsioni della vigilia – ma nemmeno il tasso di astensionismo in crescita rispetto alle elezioni del 2017 (22,2 per cento). Ieri in Francia ha deciso di non esprimersi un elettore su quattro (25,14). Chi ha stupito, andando più vicino del previsto alla possibilità di sfilare alla candidata di destra la sfida del ballottaggio contro l’inquilino dell’Eliseo, è stato il candidato della sinistra radicale di La France Insoumise, Jean-Luc Mélenchon: alla prova del voto ha raggiunto il 21,9 per cento delle preferenze, in netta risalita rispetto ai sondaggi che lo davano al 16,5. Al contrario, sorpresa negativa per la destra conservatrice di Les Républicains – la candidata Valérie Pécresse è crollata al 4,7, dimezzando le previsioni della vigilia – e flop anche per il Partito Socialista, che con Anne Hidalgo sparisce dalla scena politica (1,7).
“Nulla è deciso, nel dibattito dei prossimi quindici giorni è in gioco la Francia e l’Unione Europea”, ha avvertito Macron, dopo l’annuncio dei risultati preliminari del primo turno di elezioni presidenziali. “Potete contare su di me per attuare il programma di autonomia francese ed europea”, ha aggiunto, invitando i sostenitori a “sbarrare la strada all’estrema destra” di Rassemblement National. Invito raccolto e rilanciato da tutti gli sconfitti della sinistra, dei verdi e anche della destra conservatrice. “Malgrado le divergenze, voterò per Macron“, ha annunciato Pécresse, avvertendo che Le Pen “è vicina a Vladimir Putin”, e lo stesso hanno fatto anche il candidato di Europa Ecologia, l’eurodeputato Yannick Jadot (“Nessuno sottovaluti questa minaccia”), e la socialista Hidalgo. Non si è espresso esplicitamente a favore di Macron il radicale di sinistra Mélenchon, che però ha attaccato l’estrema destra: “Non bisogna dare un solo voto a Marine Le Pen“. Dalla decisione degli elettori di La France Insoumise se sostenere il presidente uscente o astenersi dal voto dipenderà in larga parte il risultato del ballottaggio del 24 aprile.
Sul campo opposto, la candidata di estrema destra ha invocato la “scelta di civiltà” tra lei e l’attuale inquilino dell’Eliseo: “Invito tutti coloro che non hanno votato per Macron a unirsi a questo grande e popolare Rassemblement National”, è stata l’esortazione all’elettorato francese. Per il momento hanno risposto all’appello di Le Pen solo l’estremista della destra di Reconquête, Éric Zemmour (7 per cento al primo turno) e il sovranista di Debout la France, Nicolas Dupont-Aignan (2): “Ho molti disaccordi con Le Pen, ma Macron è peggio”, ha commentato il primo, sulla falsariga dell’invito a “fare di tutto per sbarrare la strada a Macron” del secondo. Le Pen cerca di compattare le forze anti-establishment per tentare una risalita difficile, ma tutt’altro che impossibile. Se cinque anni fa la forbice tra i due candidati è stata larghissima al ballottaggio (due terzi delle preferenze sono andati a Macron), gli ultimi sondaggi di Ipsos France prevedono ancora un testa a testa risicato, con il presidente uscente in testa con il 54 per cento delle intenzioni di voto.