Strasburgo, dall’inviata – Il quinto pacchetto di sanzioni contro la Russia proposto ieri (5 aprile) dalla Commissione Europea, non sarà l’ultimo. Da parte di Bruxelles ci saranno ulteriori sanzioni contro la Russia per i crimini di guerra in Ucraina e i leader dell’UE punteranno a includere anche le importazioni di petrolio russo, cercando di superare le resistenze che rimangono tra gli Stati membri. “Dobbiamo esaminare il petrolio e le entrate che la Russia ottiene dai combustibili fossili”, ha detto la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, intervenendo questa mattina al dibattito in Parlamento europeo a Strasburgo sulle conclusioni dell’ultimo Summit europeo del 24 e 25 marzo.
Il tema energia è priorità nelle parole di von der Leyen, dal momento che per la prima volta da quando l’invasione dell’Ucraina è cominciata lo scorso 24 febbraio il pacchetto proposto ieri punta a imporre un embargo sulle importazioni di energia in arrivo dalla Russia. Al netto del via libera dei governi (che si incontreranno oggi a livello di rappresentanti permanenti) le misure restrittive andranno a colpire solo il carbone, per un valore che l’UE stima in 4 miliardi di euro all’anno di introiti per Mosca.
Non è molto, se si pensa che nei suoi piani di decarbonizzazione Bruxelles ha ridotto di molto i suoi consumi di carbone (quindi, di conseguenza, anche le sue importazioni), preferendogli il gas come fonte di “ponte” per un mix 100 per cento rinnovabile. Ma è di fatto un passo nella giusta direzione e se ne compiace von der Leyen sottolineando agli eurodeputati che è la prima volta che l’UE taglia le importazioni di idrocarburi russi, “tagliando così un’importante fonte di entrate” per la Russia.
In discussione a Bruxelles c’era l’ipotesi di includere nel quinto pacchetto un embargo anche per il petrolio e il gas. L’Unione dipende per il 40 per cento dal gas, per circa il 27 per cento dal petrolio e dal 46 per cento di carbone importati da Mosca. La presidente ha chiarito che arriveranno nuove misure e che l’UE sta ragionando su come includere anche il petrolio e più in generale sta riflettendo su quanto pesano le entrate che la Russia ottiene dai combustibili fossili che esporta nel Continente. “Questo è il prossimo passo che dobbiamo fare insieme”, ha detto. Limitare le entrate della Russia dai combustibili fossili.
Per Charles Michel il passo deve essere ulteriore. Il presidente del Consiglio Europeo ha evocato nell’Emiciclo di Strasburgo la necessità di nuove misure restrittive contro le importazioni di petrolio e anche gas in arrivo dalla Russia. “Penso che prima o poi serviranno misure anche sul petrolio, e anche sul gas”, ha affermato, aprendo a una discussione più approfondita anche sul gas, che invece la Commissione per ora sembra escludere. Diversi Paesi europei, come la Germania e l’Austria, frenano su un embargo totale sul gas russo, per motivi esclusivamente di necessità: sono troppo dipendenti dai combustibili russi.
Per i vertici europei la strada giusta da seguire è quella di tagliare le entrate della Russia che arrivano dal settore energetico, provenienti in buona parte dalle importazioni dei Paesi occidentali. “Dall’inizio della guerra in Ucraina abbiamo pagato alla Russia circa 35 mila milioni di euro per l’energia”, ha stimato l’alto rappresentante dell’UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell. “Mille milioni di euro è stato il nostro sostegno finanziario all’Ucraina, ma è anche la cifra che paghiamo ogni giorno a Putin per le forniture energetiche”.