Bruxelles – Con la pandemia, in Europa è sceso il numero delle persone rinchiuse nelle carceri. Lo rileva il rapporto sulle Statistiche penali annuali del Consiglio d’Europa per il 2021. Al 31 gennaio 2021, l’incidenza è di 101.9 detenuti per 100mila abitanti, meno 2.3 per cento rispetto al 2020. Prima della pandemia questo tasso era 104.3.
Il rapporto, realizzato dall’Università di Losanna, in Svizzera, comprende 49 amministrazioni penitenziarie (su 52) degli Stati membri del Consiglio d’Europa. In 30 Paesi si è assistito a una decrescita (in Italia dell’11.1 per cento), mentre il numero di carcerati è rimasto stabile in 14 Stati ed è aumentato in Svezia, Romania e Macedonia del Nord.
In generale le limitazioni agli spostamenti introdotte con la pandemia hanno ridotto alcune tipologie di crimini. Le condanne per furto, ad esempio, sono calate del 8.7 per cento, mentre i detenuti che stanno scontando pene per reati che prevedono il carcere per meno di un anno sono scesi del 25.5 per cento. “La decrescita di questi indicatori può essere una conseguenza indiretta dei lockdown, che hanno ridotto la criminalità di strada”, ha spiegato il professor Marcelo Aebi, a capo del team di ricerca del progetto SPACE, responsabile del rapporto per l’Università di Losanna. Ha continuato: “Anche il tasso di ingressi nei penitenziari è calato rapidamente nel 2020, a conferma dell’effetto delle restrizioni per il COVID-19 sugli spostamenti. Minori interazioni tra le persone significano meno contatti criminali negli spazi pubblici, meno arresti e persone in stato di detenzione”.
Tra i motivi del calo della popolazione nelle carceri, anche il rallentamento dell’efficienza del sistema giudiziario nei diversi Paesi durante la pandemia, e i programmi di rilascio utilizzati da alcuni Paesi per prevenire o ridurre i contagi.