Bruxelles – Più sostenibilità nel regime dell’UE di protezione delle indicazioni geografiche, ma sempre su base volontaria. La Commissione Europea ha adottato oggi la sua proposta di revisione del sistema delle indicazioni geografiche (IG) per vino, bevande alcoliche e prodotti agricoli, con l’obiettivo di espandere il regime anche nei Paesi dove ce ne sono poche e aumentare il livello di protezione più elevato, soprattutto online.
Non una rivoluzione ma “un’evoluzione del sistema attuale”, ha assicurato questa mattina Michael Niejahr, rappresentante della DG AGRI dell’Esecutivo europeo, in audizione all’Europarlamento per rispondere alle preoccupazioni di molti eurodeputati su alcuni elementi di questa revisione. Tra le altre cose, Bruxelles propone di iscrivere il principio di sostenibilità nel nuovo regime, in sostanza incoraggiando i produttori a inserire la sostenibilità “tra le specifiche dei prodotti”. La sostenibilità è diventata “un importante elemento di marketing per qualunque prodotto”, ha spiegato il rappresentante della DG, motivando in questi termini la decisione. Ma dal momento che non tutti i prodotti protetti dal sistema IG si prestano a questo genere di caratteristica, la Commissione ha deciso di lasciare, per ora, che l’adesione sia su base volontaria.
La revisione e la proposta di dare più attenzione alla sostenibilità si inquadra nella strategia dell’Esecutivo europeo Farm to Fork (“Dal campo alla tavola”), la costola agricola del Green Deal che si occupa del settore agroalimentare. Con i suoi regimi di qualità – indicazione geografica (IG), denominazioni di origine protette (DOP) , Indicazione Geografica Protetta (IGP) e Specialità Tradizionali Garantite (STG) – l’Unione europea tutela oggi oltre 3.400 nomi di prodotti specifici, tra prodotti agricoli e alimentari, prodotti della pesca e dell’acquacoltura e vini.
Secondo la proposta, i produttori titolari di IG potranno valorizzare le proprie azioni in materia di sostenibilità sociale, ambientale o economica nei loro disciplinari di prodotto, e con questo Bruxelles punta da una parte ad apportare benefici all’ambiente, dall’altro attrarre più consumatori attenti all’impronta ambientale di ciò che mangiano e bevono. L’idea di una revisione del sistema attuale è nata già nel 2019, quando la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, nella lettera di incarico al commissario per l’agricoltura Janusz Wojciechowski ha sottoscritto l’impegno per rafforzare il sistema delle indicazioni geografiche dell’UE. Dalla stessa Commissione è riconosciuto come un sistema “di grande successo” e “ci consente di creare valore aggiunto all’UE”, oltre che “ben funzionante”. Non per questo non è suscettibile “a un ulteriore miglioramenti”.
L’idea di revisione della Commissione UE si fonda su tre obiettivi: rafforzare la protezione delle indicazioni geografiche in modo che i produttori siano remunerati per il loro lavoro; aumentarne l’attrattività e la loro accettazione a livello di Stati membri, dal momento che non c’è una distribuzione omogenea a livello europeo; e, infine, semplificare l’apparato burocratico e armonizzazione la normativa, senza possibilmente venire meno alla qualità come requisito essenziale per approvare un dato prodotto.
Per una procedura di registrazione abbreviata e semplificata, le diverse regole tecniche e procedurali sulle indicazioni geografiche saranno racchiuse in un’unica procedura di registrazione delle IG semplificata per le domande fatte sia dentro che fuori UE. Tempi ridotti, secondo l’UE, coincideranno con una maggiore attrattività del sistema stesso che spingerà più produttori a presentare domanda. Focus anche sulla protezione online, per rafforzare il quadro della vendita su internet tramite piattaforme e la protezione contro la registrazione in malafede e l’utilizzo delle IG nel sistema dei nomi a dominio.
Tra le altre novità della proposta menzionate, c’è la possibilità per gli Stati membri di incoraggiare la creazione di gruppi di produttori di IG riconosciuti, che avranno accesso alle autorità e alle dogane anticontraffazione in tutti gli Stati membri. Ma tra le novità, quella che ha avuto l’accoglienza più fredda da parte di osservatori e legislatori è il coinvolgimento diretto dell’Ufficio europeo per la proprietà intellettuale (EUIPO) con sede ad Alicante nella gestione delle pratiche. “Abbiamo poche risorse umane e molte richieste, il coinvolgimento di EUIPO nasce dalla necessità di smaltirle prima possibile”, ha spiegato Niejahr. Viste le critiche montate nelle scorse settimane, Niejahr si è affrettato a precisare che la decisione se attribuire o meno la qualifica di indicazione protetta a un determinato prodotto resterà in capo alla Commissione europea e alla DG Agri, non ci sarà alcun trasferimento di competenza all’ufficio di Alicante che aiuterà solo a smaltire le richieste.
Per conto dell’Europarlamento, sarà il deputato del Partito democratico Paolo De Castro il responsabile del dossier sulle indicazioni geografiche, che questa mattina si è detto d’accordo con “l’obiettivo della Commissione di rafforzare la protezione e ampliare la diffusione di questi prodotti di altissima qualità, invidiati in tutto il mondo: basti pensare che la DOP economy vale 75 miliardi di euro a livello europeo”, ha richiamato nel suo intervento. Ha sollevato la preoccupazione però che la proposta possa portare a un indebolimento del ruolo dei consorzi, “veri protagonisti nello sviluppo di queste eccellenze, e della protezione delle denominazioni composte; a un allentamento sul divieto di evocazione” e anche a “una delega eccessiva della responsabilità di analisi e valutazione dei disciplinari di produzione all’Ufficio europeo dei brevetti” l’EUIPO che, secondo De Castro non dispone di quelle competenze agricole e intrinseche allo sviluppo rurale. La Commissione ha riferito in Parlamento che punta a un accordo entro la fine del 2023 tra Parlamento e Consiglio, in qualità di co-legislatori.