Bruxelles – Dagli smartphone, ai vestiti passando per i prodotti di costruzione. La Commissione Europea punta a lavorare nei prossimi due anni per rafforzare i requisiti di sostenibilità e circolarità della maggior parte dei prodotti immessi sul mercato europeo e a questo scopo ha adottato mercoledì 30 marzo il primo di due pacchetti per l’economia circolare, con quattro iniziative specifiche: nuove norme per l’eco-progettazione dei prodotti, un piano di lavoro di transizione per gli anni 2022-2024 (fino a che le nuove norme non saranno in vigore) e due iniziative settoriali per due dei comparti su cui l’UE vuole intervenire prima possibile, l’industria tessile e i prodotti delle costruzioni.
Un pacchetto complesso ma che per ora dice poco delle iniziative che l’UE dovrà prendere in concreto nei prossimi anni. Il pilastro principale del pacchetto adottato oggi è la proposta per nuovo “regolamento sulla progettazione ecocompatibile dei prodotti sostenibili”, che andrà a modificare il precedente regolamento (UE) 2019/1020 e abrogare la direttiva 2009/125/CE, per costruire un nuovo quadro politico dell’UE sul tema della sostenibilità dei prodotti immessi sul mercato. L’idea è quella di non allontanarsi molto dal percorso fatto fino a questo momento ma rafforzarlo in due modi: ampliando la gamma di prodotti coperti dalla legislazione (oggi limitata al settore energia) e introdurre nuovi requisiti per avere prodotti più durevoli e con potenziale di essere riparati, invece che buttati via.
Secondo le stime UE stima solo nel 2021 i requisiti di progettazione esistenti hanno consentito ai consumatori dell’UE di risparmiare 120 miliardi di euro in bollette energetiche ed è per questo che si vuole proseguire in questa direzione. Il come e il quando sarà però stabilito in un secondo momento: l’atto normativo lascia la maggior parte dei dettagli a una serie di atti delegati su cui la Commissione UE dovrà lavorare nei prossimi anni, a partire dalla gamma di prodotti da fare rientrare nel regolamento ai requisiti di sostenibilità che dovranno essere stabiliti prodotto per prodotto (o almeno per insieme di prodotti), in consultazione con l’industria e le parti interessate. La proposta di regolamento stabilisce in sostanza il perimetro di un nuovo quadro normativo che oggi è vuoto e che andrà “riempito” con una serie di regole prodotto per prodotto o in gruppi di prodotti in una seconda fase, attraverso la legislazione secondaria.
Nella comunicazione si legge che alcune categorie di prodotti – tra cui i tessili, i mobili, materassi, i pneumatici, le vernici, detersivi, lubrificanti ma anche ferro, acciaio e alluminio – hanno un elevato impatto ambientale e anche un ampio margine di miglioramento dal punto di vista dell’impatto della produzione. Potrebbero quindi essere i primi ad essere “presi di mira” dall’UE con le prime definizioni che seguiranno nei prossimi mesi. Tra le proposte più significative e di cui ormai si parlava da tempo, c’è quella di introdurre l’obbligo di un passaporto digitale per tutti i prodotti che saranno regolamentati da questo quadro normativo, con le informazioni sulla composizione dei prodotti così da renderli più facili da riciclare, riparare o garantire che siano tracciate le sostanze pericolose al loro interno lungo la catena di approvvigionamento.
Anche in questo caso il “come” le informazioni saranno veicolate sarà stabilito in seguito: la Commissione apre alla possibilità di introdurre delle “classi di prestazione” come si trovano sulle etichette energetiche di alcuni elettrodomestici, a cui aggiungere anche un indice per il quoziente di riparabilità di quel prodotto. Le nuove norme non saranno in vigore prima del 2024 e per riempire questo spazio di transizione, la Commissione ha presentato sempre mercoledì un piano di lavoro per la progettazione eco-compatibile e l’etichettatura energetica per il 2022-2024 per includere già ora nuovi prodotti legati all’energia e aggiornare quelli già regolamentati.
Tra i settori che l’UE prenderà di mira c’è già quello tessile, che in Europa è il quarto principale responsabile dell’impatto sull’ambiente e i cambiamenti climatici (dopo il cibo, le case e la mobilità) e su cui oggi l’Esecutivo ha pubblicato una strategia separata. È principalmente contro la cosiddetta ‘fast fashion’ che si scaglia Bruxelles, ovvero la tendenza sempre più diffusa di una moda ‘usa e getta’ e dello spreco. Nella comunicazione, l’UE stima che l’europeo medio butta via 11 kg di tessuti ogni anno, a livello globale un camion carico di tessuti viene messo in discarica o incenerito ogni singolo secondo. Mentre il comparto a livello globale è sempre più in espansione, aumenta anche la pressione della produzione sulle risorse, l’acqua, il consumo di energia e il clima.
La Commissione UE proporrà quindi nuovi requisiti di progettazione per i tessuti, tra cui requisiti minimi obbligatori per l’inclusione di fibre riciclate nei tessuti, per renderli più duraturi e più facili da riparare e riciclare sul mercato in linea con il principio di sostenibilità. L’UE presenterà inoltre un’azione per affrontare il rilascio involontario di microplastiche dai tessuti e nella futura revisione della direttiva quadro sui rifiuti attesa nel 2023. “È ora di porre fine al modello del ‘prendere, creare, rompere e gettare via’ che è così dannoso per il nostro pianeta, la nostra salute e la nostra economia”, ha detto in conferenza stampa il vicepresidente esecutivo per il Green Deal, Frans Timmermans, sottolineando che proposte “garantiranno che in Europa vengano venduti solo i prodotti più sostenibili”.