Bruxelles – È tutto pronto per la riforma delle elezioni europee, per il rinnovo del Parlamento UE. La proposta presentata dal relatore socialdemocratico spagnolo Domènec Ruiz Devesa ha ricevuto il via libera della commissione per gli Affari costituzionali (AFCO) dell’Eurocamera – con 19 voti a favore, 9 contrari e nessuna astensione – e ora inizierà l’iter di approvazione per riformare l’Atto elettorale europeo del 1976 e definire un sistema elettorale uniforme che potrà essere applicato in tutta l’Unione Europea.
Secondo la proposta, che sarà votata dagli eurodeputati in sessione plenaria a maggio, saranno introdotte liste transnazionali e una circoscrizione dell’Unione Europea. Questo significa che in cabina elettorale ogni elettore avrà a disposizione due voti: uno servirà per eleggere i deputati nelle circoscrizioni nazionali, mentre l’altro permetterà di scegliere i 28 nuovi eurodeputati aggiuntivi della circoscrizione UE. Avranno diritto a presentare liste di candidati a livello UE “entità elettorali europee”, vale a dire le coalizioni di partiti politici nazionali e i partiti politici europei, che “dovranno rispettare la rappresentanza geografica in modo da non mettere gli Stati membri più piccoli in una posizione di svantaggio competitivo”, specifica la proposta. Inoltre, viene integrato il sistema degli Spitzenkandidaten, vale a dire che tutti gli elettori devono poter votare per il candidato di ogni partito politico europeo alla carica di presidente della Commissione Europea: dopodiché seguirà un accordo interistituzionale tra Parlamento e Consiglio Europeo.
Il 9 maggio – Giornata dell’Europa – diventerà il giorno fisso in cui si voterà per il rinnovo dell’Eurocamera a suffragio universale diretto. Tenendo in considerazione che per la prima volta vengono delineate le condizioni comuni per tutti i Paesi membri in occasione delle elezioni del Parlamento UE, gli eurodeputati hanno definito alcuni standard elettorali minimi. Tra questi, la possibilità per tutti i cittadini maggiorenni di candidarsi e la soglia elettorale obbligatoria minima del 3,5 per cento per le grandi circoscrizioni (con almeno 60 seggi). Dovrà essere obbligatoria anche la parità di genere nelle liste dei candidati e dovrà essere sempre garantita l’opzione del voto per corrispondenza per i cittadini dell’Unione che vivono in Paesi extra-UE.
Come definito dall’articolo 223 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea (TFUE), l’iniziativa legislativa per l’Atto elettorale europeo appartiene al Parlamento UE, che può elaborare una proposta sulle disposizioni per l’elezione dei suoi membri a suffragio universale diretto con una procedura uniforme sul territorio comunitario. Questa proposta, corredata dalla risoluzione di accompagnamento approvata oggi (martedì 29 marzo), dopo il via libera della plenaria di Strasburgo dovrà essere adottata all’unanimità dal Consiglio dell’UE e poi ottenere l’approvazione di tutti gli Stati membri “conformemente alle rispettive norme costituzionali”.
Secondo quanto affermato dal relatore Ruiz Devesa, “con questa riforma saranno raggiunti tre obiettivi principali”. Il primo è il rafforzamento dei partiti politici europei, “rendendoli più visibili per gli elettori e permettendo loro di fare campagne in tutta l’UE”. In secondo luogo, “le campagne transnazionali creeranno un vero dibattito paneuropeo” e offriranno la possibilità di “guardare oltre la politica interna”. E infine questa riforma “fisserà il processo degli Spitzenkandidaten nella pietra“, grazie alla seconda scheda elettorale che consentirà di indicare la preferenza per il candidato alla presidenza della Commissione e di eleggere i 28 eurodeputati “da una lista geografica e di genere equilibrata in tutta l’Unione”.