(ha collaborato Emanuele Bonini da Bruxelles) Roma – La risposta di Papa Francesco alla guerra in Ucraina è del tutto diversa da quella dei leader dell’Occidente. Nella crisi russo-ucraina, l’unica via percorribile per la Santa Sede è sempre stata quella del negoziato. Ma oggi non parla la politica d’Oltretevere, parla la penitenza, la confessione dei peccati, la preghiera. E risuonano forti le campane della Basilica di San Pietro, un richiamo alle coscienze di tutti.
Contro la “folle corsa” agli armamenti, Bergoglio consacra l’Ucraina e la Russia al Cuore Immacolato di Maria nel giorno dell’Annunciazione perché, spiega, “Dio ha cambiato la storia bussando al Cuore di Maria. E oggi anche noi, rinnovati dal perdono di Dio, bussiamo a quel Cuore”. Alla Madre del Redentore Francesco affida il grido di pace delle popolazioni oppresse dalla guerra “insensata” e dalla violenza, “perché il coraggio del dialogo e della riconciliazione prevalga sulle tentazioni di vendetta, di prepotenza, di corruzione”, insiste. Mentre le armi non tacciono, la guerra provoca “paura e sgomento” e abbiamo bisogno di sentirci dire “non temere” eppure, osserva, “non bastano le rassicurazioni umane, occorre la presenza di Dio, la certezza del perdono divino, il solo che cancella il male, disinnesca il rancore, restituisce la pace al cuore”.
Anche il Papa si fa confessare individualmente come gli altri, dopo il rito di riconciliazione, in un momento quasi drammatico, accompagnato dai violini. “Abbiamo smarrito la via della pace – scandisce nell’atto di consacrazione -. Abbiamo dimenticato la lezione delle tragedie del secolo scorso, il sacrificio di milioni di caduti nelle guerre mondiali. Abbiamo disatteso gli impegni presi come Comunità delle Nazioni e stiamo tradendo i sogni di pace dei popoli e le speranze dei giovani. Ci siamo ammalati di avidità, ci siamo rinchiusi in interessi nazionalisti, ci siamo lasciati inaridire dall’indifferenza e paralizzare dall’egoismo. Abbiamo preferito ignorare Dio, convivere con le nostre falsità, alimentare l’aggressività, sopprimere vite e accumulare armi, dimenticandoci che siamo custodi del nostro prossimo e della stessa casa comune. Abbiamo dilaniato con la guerra il giardino della Terra, abbiamo ferito con il peccato il cuore del Padre nostro, che ci vuole fratelli e sorelle. Siamo diventati indifferenti a tutti e a tutto, fuorché a noi stessi. E con vergogna diciamo: perdonaci, Signore!”.
Un messaggio non rimasto inascoltato, quello di Papa Francesco, a cui il presidente del Consiglio, ha risposto assicurando che in Europa “stiamo cercando la pace. Io la sto cercando, veramente. E gli altri leader la stanno cercando”. Al termine dei lavori del vertice dei leader Mario Draghi ha spiegato che “non siamo in guerra perché si segue un destino bellico”, ma perché si continua a rincorrere un interlocutore sordo agli appelli di pacificazione.
“Il modo migliore di dimostrare di volere la pace è cessare le ostilità e sedersi al tavolo, se non si fa è perché si vuole guadagnare terreno”, scandisce l’inquilino di palazzo Chigi riferendosi al presidente russo Putin. “A un certo punto si siederà al tavolo, e speriamo il prima possibile. Certo che è auspicabile che avvenga prima della Groznificazione dell’Ucraina”. Il problema, continua, è che “gli sforzi fatti da Macron, Scholz e poi anche da me non hanno prodotto niente ma sono necessari”, come dimostrato dai fatti. “Anche con le riunione avute con gli ucraini, i bombardamenti non si sono arrestate”.