Bruxelles – Quasi dieci ore di trattative, per poi tornare al punto di partenza o quasi. Le conclusioni sull’energia adottate al Consiglio europeo che si è tenuto ieri e oggi (24 e 25 marzo) a Bruxelles non decidono quasi nulla, ma i capi di Stato e governo hanno trovato un consenso di principio per dare mandato alla Commissione Europea di esplorare tutte le opzioni al vaglio per affrontare il rincaro dei prezzi del gas e dell’elettricità, per l’acquisto congiunto di gas e per presentare nel dettaglio i suoi piani per l’indipendenza dai combustibili fossili in arrivo dalla Russia entro il 2027.
Quasi dieci ore di trattative dominate da forti divisioni in particolare su come e se proporre interventi per migliorare la struttura del mercato energetico dell’UE, per far fronte al rincaro dei prezzi di gas ed elettricità. Da una parte, schierato il gruppo di Paesi mediterranei guidati dalla Spagna – sostenuti anche da Italia e Portogallo – che da mesi chiede un intervento massiccio dell’UE sul mercato elettrico, proponendo in sostanza di introdurre a livello di UE massimali sui prezzi dell’elettricità o del gas e anche di andare più a fondo, verso un cambiamento della struttura del mercato energetico (con il disaccoppiamento dei prezzi di gas ed elettricità).
I leader “invitano la Commissione Europea a presentare proposte che affrontino efficacemente il problema dei prezzi eccessivi dell’elettricità” purché sia preservata l’integrità del mercato unico, “mantenendo gli incentivi per la transizione verde, preservando la sicurezza dell’approvvigionamento ed evitando costi di bilancio sproporzionati”, si legge nel paragrafo sull’energia delle conclusioni a cui vengono dedicate quasi tre pagine intere su undici totali.
La Commissione dovrà inoltre capire se le misure a breve termine proposte finora (sostegno diretto ai consumatori attraverso buoni, sconti fiscali, aiuti di Stato, tassazione (accise e IVA), massimali di prezzo, misure di regolamentazione come i contratti per le differenze) possano effettivamente contribuire ad abbassare il prezzo del gas e ad affrontare il suo “effetto di contagio sui mercati dell’elettricità”, o se sia il caso di andare più a fondo con la riforma del mercato energetico. Il riferimento ai massimali di prezzo (ovvero a un tetto massimo per il prezzo del gas) è stato inserito per andare incontro ai Paesi, come l’Italia e la Spagna, che chiedono proprio questa tipologia di intervento sul mercato, contro i Paesi del Nord che invece sostengono la libertà di mercato.
L’eccezione Iberica
Se dividere i Ventisette in due schieramenti contrapposti è sempre un modo di banalizzare e appiattire le discussioni in seno al Consiglio, è un fatto che i governi sono rimasti per ore bloccati sul tema degli interventi di mercato dell’energia, su cui i due schieramenti sono divisi da quando la crisi dei prezzi è iniziata molto prima che la guerra stessa in Ucraina iniziasse. L’impasse del pomeriggio è stata sbloccata solo riservando a Spagna e Portogallo – tra i Paesi europei più in sofferenza per il rincaro delle bollette – la possibilità di un “trattamento speciale” nel mercato energetico dell’UE per aiutarli a combattere l’impennata dei prezzi dell’energia.
Von der Leyen in conferenza stampa ha citato il fatto che la penisola iberica ha una situazione molto particolare a livello energetico, gode di “pochissime interconnessioni” con il mercato dell’UE e un “alto carico di energie rinnovabili”. Di conseguenza, nelle conclusioni finali è stato aggiunto che “nell’effettuare questa valutazione delle misure messe in campo dai Paesi membri “per mitigare l’impatto dei prezzi dei combustibili fossili nella produzione di energia elettrica” si terrà conto “della natura temporanea delle misure e del livello di interconnettività elettrica con il mercato unico dell’energia”, dando loro la possibilità di un intervento che a partire da maggio potrebbe riguardare anche gli altri Paesi europei. I primi ministri di Spagna, Pedro Sánchez, e Portogallo, António Costa, si sono detti “soddisfatti” del compromesso raggiunto nelle conclusioni del Consiglio europeo. In conferenza stampa Sanchez – che secondo vari diplomatici europei nel corso del pomeriggio ha temporaneamente abbandonato la sala del vertice in segno di ribellione – ha detto che l’eccezione “consentirà a entrambi i governi di abbassare i prezzi dell’energia”, senza minare l’integrità del mercato unico. Un modo per sbloccare lo stallo e rimandare la decisione, vista la nota contrarietà di Paesi come la Germania e Paesi Bassi a un intervento massiccio sul mercato dell’energia.
La Commissione Europea però non esclude un intervento più di impatto sul mercato e anzi ha confermato che a maggio presenterà una proposta per il disaccoppiamento dei prezzi di gas ed elettricità. “Per abbassare i prezzi e migliorare la nostra sicurezza energetica a lungo termine, dobbiamo guardare alla causa principale del picco dei prezzi”, ovvero i prezzi elevati e volatili del gas e il loro impatto sui prezzi dell’elettricità”, ha scritto questa mattina in un tweet la presidente von der Leyen anticipando quanto avrebbe poi detto una volta scesa in sala stampa. Un’ipotesi al vaglio da ottobre e su cui la Commissione attende di fatto una valutazione dell’Agenzia dell’Unione Europea per la cooperazione tra i regolatori dell’energia (ACER) prima di pronunciarsi in via definitiva.
But to drive prices down and enhance our energy security in the longer-term, we have to look at the root cause of the price spike.
Namely high and volatile gas prices and their impact on electricity prices. pic.twitter.com/KVNRcHs0yZ
— Ursula von der Leyen (@vonderleyen) March 25, 2022
Il gas e l’indipendenza energetica dalla Russia
Quanto alla dipendenza energetica dalla Russia, senza grosse sorprese i capi di Stato e governo hanno concordato di dover “gradualmente ridurre la dipendenza dalle importazioni di gas, petrolio e carbone russo il più presto possibile”. La Commissione UE ha il mandato di presentare entro la fine di maggio i dettagli del piano ‘REPower Eu’ annunciato lo scorso 8 marzo. I leader precisano che in questi dettagli sul piano per ridurre la dipendenza si terrà conto “delle circostanze nazionali e il mix di energia degli Stati membri”, il che significa implicitamente grande apertura anche al nucleare, di cui sono dipendenti Paesi come la Francia e il Belgio. La proposta, secondo l’ultima agenda della Commissione, dovrebbe arrivare il 18 maggio.
Sostanziale convergenza tra i leader anche sul fronte del gas e degli acquisti congiunti da parte della Commissione europea, sulla scia dell’enorme lavoro di negoziazione che l’UE ha fatto per l’acquisto dei vaccini COVID. “La ricarica degli stoccaggi di gas in tutta l’Unione dovrebbe iniziare il più presto possibile, tenendo pienamente conto delle misure nazionali”, si legge nelle conclusioni. L’esecutivo ha proposto che gli Stati membri abbiano le riserve piene al 90 per cento prima dell’inizio dell’inverno ogni anno (80 per cento solo per il 2022) per evitare di arrivarci con le riserve scariche. L’infografica mostra quali solo le prospettive di riempimento per l’Italia rispetto alla media europea. Alla Commissione i leader hanno chiesto di stabilire prima dell’inverno un meccanismo “di solidarietà e compensazione” per aiutare i Paesi che non godono di riserve sui propri territori.