Bruxelles – Nel 2020 il programma anti-pandemico SURE, lanciato dall’UE per contrastare le ricadute economiche da lockdown, circa 850mila tra piccole e medie imprese hanno beneficiato dei 27,4 miliardi di euro messi a disposizione dall’Europa. Un contributo di sostegno che ha permesso di tutelare 10,7 milioni di persone e posti di lavoro, rileva la Commissione europea in occasione della pubblicazione della terza relazione sullo stato di attuazione dello strumento anti-disoccupazione.
L’Italia è il principale beneficiario dello speciale strumento finanziario di aiuto per aziende e lavoratori. Dei complessivi 100 miliardi di euro, oltre un quarto (27,4 miliardi), sono stati destinati allo Stivale, tra i due Paesi, assieme alla Spagna, a cui sono stati concessi sostegni superiori ai 20 miliardi (21,3 miliardi).
Sorride l’Italia per le sue 850mila imprese, ma è tutta l’Unione europea a tirare un sospiro di sollievo. Complessivamente SURE ha aiutato circa 31 milioni di persone e 2,5 milioni di aziende a far fronte alla crisi economica innescata dalla diffusione del Coronavirus e l’imposizione delle misure di contenimento. Numeri che dimostrano il successo dell’iniziativa e la necessità di vararla.
“Al culmine della pandemia, il meccanismo SURE ha mantenuto quasi il 30 per cento della forza lavoro dell’UE in posti di lavoro e un quarto delle imprese al riparo dalla tempeste, specie quelle di di piccole dimensioni”, sottolinea Valdis Dombrovskis, commissario per un’Economia al servizio delle persone.
Se si guardano ai dati del 2021, al momento però incompleti perché non comunicati da tutti gli Stati membri, si aggiungono circa ulteriori tre milioni di persone e oltre 400mila aziende aiutate a restare sul mercato grazie allo stesso programma comunitario. “SURE è stato un esempio eccezionale della differenza che l’azione comune dell’UE può fare per i nostri cittadini in tempi di crisi”, rimarca il commissario per l’Economia, Paolo Gentiloni, che si dice “orgoglioso del ruolo cruciale che ha svolto nella protezione dei lavoratori e dei lavoratori autonomi durante la pandemia”.