Roma – Il conflitto in Ucraina, la Nato e la nuova politica di difesa, la crisi energetica. I tre argomenti chiave del Consiglio europeo di domani e venerdì al centro delle comunicazioni del presidente del Consiglio Mario Draghi al Parlamento italiano. Stamani alla Camera dei deputati, pieno appoggio, praticamente unanime (457 sì su 458 votanti) dell’aula che ha dato pieno mandato al governo. Prima del passaggio al Senato nel pomeriggio dove ha svolto analogo intervento, Draghi accompagnato dai ministri si è recato al Quirinale per il consueto incontro con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella prima di ogni vertice a Bruxelles.
L’Europa deve proseguire compatta e “davanti agli orrori della guerra – fa detto Draghi – l’Italia lavora con determinazione, insieme a tutta la comunità internazionale, per la cessazione delle ostilità”. Una richiesta di pace che “si scontra però con quella del residente Putin che non mostra interesse ad arrivare a una tregua che permetta ai negoziati di procedere con successo”.
Bisogna proseguire perciò con le sanzioni e la pressione economica verso il Cremlino ma il premier avverte “che non bisogna commettere l’errore di avallare una contrapposizione tra Occidente e Russia e alimentare così uno scontro di civiltà: molti cittadini russi si sono schierati contro la guerra del presidente Putin e protestano, mettendo a rischio la propria incolumità”. L’Italia conferma il sostegno pieno al percorso dell’Ucraina verso l’adesione all’Unione europea “processo che ha tempi lunghi, necessari a permettere un’integrazione reale e funzionante”.
Tra le soluzioni diplomatiche in campo, per Draghi la Cina riveste “un ruolo di grande influenza nelle dinamiche geopolitiche e di sicurezza globali”. Dialoghi aperti con Pechino anche in vista del prossimo vertice euro cinese del prossimo primo aprile, con la richiesta che “si astenga da azioni di supporto a Mosca e partecipi attivamente e con autorevolezza allo sforzo di pace”.
L’Italia, con notevoli sforzi finanziari e logistici “è impegnata a fare la sua parte” sul fronte cruciale dell’accoglienza e del supporto umanitario alla popolazione ucraina devastata dalla guerra. Chiederà la garanzia di “una puntuale attuazione negli Stati membri della direttiva per la ‘Protezione temporanea’, approvata per la prima volta”.
Un Consiglio europeo che avrà sul tavolo il pacchetto energia e le recenti decisioni adottate l’11 marzo scorso. Draghi ha ribadito in Parlamento la necessità di “una gestione davvero comune del mercato dell’energia”. Ha insistito sugli acquisti e stoccaggi condivisi, di un tetto al prezzo del gas e la separazione delle quotazioni dello stesso da quelle dell’elettricità. Tutti questi fronti in cui Draghi auspica “che il Consiglio europeo prenda decisioni ambiziose che possano essere rapidamente operative”.
La guerra vista anche sotto il profilo del rincaro delle merci e dell’urgenza di proteggere le produzioni colpite da shock esterni, “che ci impongono di accelerare nel percorso di autonomia strategica in campo alimentare”. Risposte che in campo economico l’Europa affronterà con la tutela delle aree industriali cruciali e il rafforzamento degli investimenti in innovazione e ricerca scientifica e tecnologica. Su questo aspetto Draghi individua nel ‘Chips act’ un importante passo in avanti per raggiungere gli obiettivi.
Il conflitto le strozzature nelle catene di valore condizionano la ripresa ma Draghi ribadisce che “non occorre un ripensamento del PNRR, nelle sue scadenze e nei suoi obiettivi. Ci sono alcuni aspetti che vanno affrontati sull’effetto dei prezzi e questa è una riflessione che stiamo già facendo in ambito UE”.
Infine Draghi ha richiamato l’importanza di “rafforzare la politica di sicurezza e di difesa dell’UE, in complementarità con l’Alleanza Atlantica”. Sarà dunque un Consiglio europeo che approverà la Bussola strategica “adattata alla luce della guerra in Ucraina” con l’istituzione di una forza di schieramento rapido fino a 5 mila uomini e 200 esperti in missioni di sicurezza. “Un piccolo passo”, ammette in conclusione il presidente del Consiglio ma più che un vero esercito europeo, invocato da più parti “ci vuole prima una difesa coordinata” tra gli eserciti nazionali che è il compito più difficile.