Bruxelles – Crimini di guerra, una violazione delle regole anche nel contesto della guerra. L’invasione russa dell’Ucraina sta diventando un’azione di conquista senza più nessun freno e la denuncia non arriva solo da Kiev ma anche dall’Unione Europa: “La Russia sta commettendo enormi crimini, questa non è più una guerra ma la distruzione in atto di un Paese“, ha attaccato l’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, facendo ingresso al Consiglio Affari Esteri in programma oggi (lunedì 21 marzo). È anche per questo motivo che oggi i ministri degli Esteri dell’Unione discuteranno “anche di sanzioni ai danni del settore energetico della Russia“, dopo il quarto pacchetto di misure restrittive approvato la settimana scorsa.
Il riferimento dell’alto rappresentante Borrell è in particolare alla situazione di Mariupol, sempre più drammatica: i bombardamenti hanno raso al suolo diversi quartieri ed edifici che ospitavano centinaia di civili, mentre i combattimenti si stanno concentrando nelle zone centrali della città. “Quello che sta accadendo a Mariupol è un immenso crimine di guerra, qualcosa di orrendo“, per cui “la Russia ha moralmente perso ogni legittimità e Putin merita la più netta condanna di tutto il mondo civilizzato”, ha sottolineato con forza Borrell. L’alto rappresentante ha avvertito che “la città sarà completamente distrutta, mentre i cittadini stanno morendo”. L’Ucraina ha rifiutato la resa chiesta ieri (domenica 20 marzo) dal colonnello generale russo Mikhail Mizintsev e The Guardian, citando la vice-premier ucraina, Iryna Vereshchuk, riporta di un accordo per otto corridoi umanitari: ma non ne è contemplato nessuno dalla città portuale nel sud-est dell’Ucraina.
A proposito dei crimini di guerra, in una nota il Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE) ha condannato “con la massima fermezza” le pratiche della Russia di “rapire o sequestrare giornalisti ucraini, attivisti della società civile, funzionari locali e altri civili” nelle zone al momento sotto il controllo “illegale e illegittimo” dell’esercito di occupazione. Sviluppi “preoccupanti” che spesso riguardano “volontari che cercano di aiutare le loro comunità con cibo, medicine e acqua”, ma anche giornalisti “che espongono la verità sugli sviluppi sul terreno”. I casi più eclatanti sono quelli del redattore di Novy Den Oleg Baturin (rilasciato ieri dopo otto giorni di sequestro), la giornalista di Hromadske Victoria Roshchyna (di cui non si hanno notizie da otto giorni) e gli attivisti Olha Haisumova e Serhiy Tsyhipa, scomparsi nelle ultime settimane. “Gli occupanti russi continuano con la loro deplorevole tattica di rapire i rappresentanti delle amministrazioni comunali e regionali”, è la denuncia del SEAE: tra questi, il sindaco di Dniprorudny, Yevgen Matveyev, il presidente del consiglio distrettuale di Melitopol, Sergiy Pryima, la sindaca di Ivankiv, Tetiana Svyrydenko, il vice-capo dell’amministrazione militare-civile di Shchastia, Volodymyr Tiurin, il segretario del consiglio comunale di Skadovsk, Yuriy Paliukh, e il membro del personale di emergenza, Oleksiy Danchenko.
Mentre “la lista dei cittadini ucraini detenuti illegalmente cresce ogni giorno”, Bruxelles chiede il rispetto della sentenza della Corte internazionale di giustizia di mercoledì scorso (16 marzo), che ha ordinato alla Russia di “sospendere immediatamente l’operazione militare avviata il 24 febbraio sul territorio dell’Ucraina”. Mosca però non riconosce la giurisdizione della Corte sulla controversia e per questo motivo aveva disertato le udienze del 7 e 8 marzo: secondo la Russia, il tribunale internazionale con sede all’Aia non ha alcun potere indipendente per far rispettare le sue decisioni. Questo motiva ancora di più l’UE a esigere il “ritiro immediato e senza condizioni di tutte le forze e le attrezzature militari dall’intero territorio dell’Ucraina“, si legge nella nota del SEAE, così come di “stabilire immediatamente un accesso umanitario senza ostacoli in Ucraina”.