Roma – Per affrontare la dipendenza energetica dal gas russo, è necessario incrementare le importazioni dalla rotta africana, prevedere stoccaggi comuni, stabilire un tetto massimo ai prezzi e sganciare le quotazioni dal mercato dell’energia elettrica. Su questi punti chiave Italia, Spagna, Portogallo e Grecia trovano una linea comune da portare al prossimo Consiglio europeo che dovrà affrontare la questione energetica e i rincari che preoccupano i 27 leader.
Una ‘staffetta mediterranea’ che si coordina anche sul contributo al percorso della difesa comune nel vertice svoltosi a Villa Madama tra Mario Draghi, il premier spagnolo Pedro Sanchez, i capi del governo portoghese Antonio Costa e greco Kyriakiros Mitsotakis. L’incontro ha registrato una convergenza importante ancorata all’idea che “una gestione comune del mercato dell’energia conviene a tutti” come ha spiegato il premier italiano, che ha sottolineato l’importanza del coordinamento tra i quattro Paesi in vista del summit della prossima settimana a Bruxelles.
“Dobbiamo fare qualcosa subito, agire immediatamente con qualcosa di sostanziale” ha insistito Draghi che mette sul piatto le soluzioni: “Stoccaggi comuni consentono di proteggerci a vicenda in caso di shock isolati. Acquisti comuni ci permettono di avere un peso negoziale migliore nei confronti dei fornitori”. Un’asse del sud Europa che appare solida, “abbiamo idee simili ma ora dobbiamo convincere anche gli altri Paesi”, con la consapevolezza che quella dell’energia è “una sfida urgente che deve essere affrontata con la stessa determinazione con cui abbiamo dato risposte all’aggressione russa”. Sfida che per il presidente del Consiglio “va oltre l’emergenza della guerra” e deve essere affrontata “al più presto con misure comuni”, e mantenendo immutato “il nostro impegno verso la transizione verde, che si rivela oggi un obiettivo non solo ambientale, ma anche strategico”. Le soluzioni anticipate nella comunicazione della Commissione con il pacchetto RePowerEU nell’ultimo vertice informale, sono un buon punto di partenza ma per Draghi “ora occorre più coraggio”
Tutti d’accordo nel fare presto con il primo ministro portoghese Antonio Costa che avverte anche l’urgenza di “decisioni concrete ed immediatamente applicabili e “non un altro Consiglio in cui rinviamo o formuliamo indirizzi”. Emerge la preoccupazione comune che la questione dell’energia sia cruciale con i prezzi che stanno condizionando produzioni vitali e rallentando la ripresa post Covid.
È il leader greco Mitsotakis a mettere l’accento sui “pericoli dell’inflazione” e su uno scatto di un’azione comune da parte dell’Europa, perché “nessuno può affrontare da solo una sfida del genere” e anche per arginare nuovi focolai di populismo. “Risposte comuni e non 27 diverse” insiste anche il premier spagnolo Pedro Sanchez, per il quale da subito bisogna prendere la strada della diversificazione delle fonti per garantire la sicurezza delle forniture in Europa, per “correggere le debolezze e la sua vulnerabilità nel mercato energetico”.
Al vertice di Villa Madama è entrato ovviamente anche il tema della difesa comune nel progetto della Bussola strategica dell’Europa. “Nei prossimi anni l’Europa ha davanti investimenti molto significativi nel settore della difesa, della politica energetica, della salvaguardia dell’ambiente” ha detto il presidente del Consiglio Draghi, spese che “sono troppo grandi per qualsiasi bilancio nazionale”. Impegno su cui sono sintonizzati anche gli altri primi ministri di Spagna, Portogallo e Grecia. Dalla guerra di Putin all’Ucraina, “la lezione che la pace si difende” sostiene Sanchez e che “solo un’Europa forte può sostenere l’Ucraina” ha aggiunto Costa. Difesa comune ha sostenuto ancora Draghi che è “un obiettivo necessario e urgente, in piena complementarietà con la Nato”.