Bruxelles – Il patto di stabilità non si cambia. Quando rientrerà in vigore, i criteri per riduzione di deficit e debito non cambieranno. Quanti nell’UE auspicavano in nuovo regime, devono fare i conti con la doccia fredda offerta da Valdis Dombrovskis e le sue dichiarazioni in merito. “Non prevediamo di rivedere le soglie del 3 per cento e del 60 per cento” per deficit e debito pubblico. Il vicepresidente esecutivo della Commissione europea, intervenendo alla conferenza inter-parlamentare su coordinamento e governance economica ospitato dal Parlamento europeo, sgombra il campo da ogni tipo di ipotesi, prima fra tutte quella riscrivere i parametri di riferimento, che pure era stata avanzata dal Meccanismo europeo di stabilità (MES).
Nel dibattito in corso sul patto di stabilità dunque il patto stesso non si discute, e si sconfessa così anche la BCE, che invece aveva chiesto interventi nella stessa direzione del fondo salva-Stati MES. La clausola di salvaguardia, che ne consente la sospensione in caso di crisi, dovrebbe essere disattivata dal 2023, ma la situazione è tale che probabilmente si attenderà un po’ più del previsto. “L’incertezza è elevata”, riconosce Dombrovskis, riferendosi alla guerra in Ucraina e le tensioni che ne derivano. Considerato che criteri di deficit e debito non verranno toccati, “la vera questione è a quale velocità ridurre il debito“.
La concessione che l’UE offre all’Italia e pure alla Francia, che con crisi sanitaria ha visto schizzare il proprio disavanzo, è una riduzione “graduale” dello squilibrio. E’ su questo che si dovrà lavorare, a partire da subito. “Non possiamo ridurre il debito senza crescita”, sostiene il commissario per l’Economia, Paolo Gentiloni, che intende rassicurare che nessuno vuole soffocare l’economia degli Stati membri. “Dobbiamo trovare nuovi modi” per garantire sostenibilità e riduzione del debito senza sacrificare investimenti e competitività