Bruxelles – Andare avanti come fatto finora, con le sanzioni. Ma con la difficoltà di mantenere l’unità di fronte a misure che rischiano di far venire al pettine i classici nodi di un’Europa unità in una diversità che però mette i Ventisette di fronte ad una prova di forza non semplice. Energia e allargamento mostrano le diverse posizioni dei capi di Stato e di governo dell’UE, che a Versailles (Francia) si siedono alla ricerca della solidarietà non tanto nei confronti dell’Ucraina, quanto nei confronti dei membri del club a dodici stelle.
I leader arrivano nella reggia francese con idee condivise nel merito ma non nella sostanza. C’è la voglia di procedere con le sanzioni, che si ritengono efficaci, almeno sin qui. Perché ora che tutte le decisioni senza precedenti sono state prese, ogni capitale inizia a fare i propri calcoli in termini di ricadute economiche. “Italia e Francia sono allineate con il resto dell’Unione europea sia nella risposta con le sanzioni sia nel sostegno per i nostri Paesi che queste sanzioni necessariamente comporteranno porteranno”, scandisce il presidente del Consiglio, Mario Draghi, che chiede meccanismi di compensazione per le ricadute sui sistemi produttivi nazionali.
Ci sono Paesi che hanno paura, come Ungheria e Bulgaria che non lo nascondono e frenano su misure mirate all’energia, il gas e il petrolio russo di cui comunque gli Stati dell’UE sono dipendenti. “E’ un tema delicato”, ammette il primo ministro di Sofia, Kiril Petkov. Viktor Orban affida al suo portavoce il compito di chiarire che Budapest non vuole shock energetici. L’Ungheria è “contro” una simile ipotesi.
PM Orbán is flying to France to attend the extraordinary summit of EU leaders on the consequences of the war in UKR. At the meeting, PM Orbán will speak up against sanctions in the fields of oil and gas.
— Zoltan Kovacs (@zoltanspox) March 10, 2022
Emmanuel Macron, padrone di casa, cerca di serrare le fila. Invoca unità e solidarietà. “Abbiamo tutti una situazione differente, l’Europa è questa”, scandisce il presidente francese. “Ci sono Paesi più dipendenti dal gas russo, ma la solidarietà europea è a beneficio di tutti“. Lo dice con cognizione di causa, perché se è vero che la Francia è meno dipendente dal forniture russo, “abbiamo beneficiato di questa solidarietà durante la crisi sanitaria”.
La ricerca della solidarietà tra Stati membri è forse l’obiettivo principale del vertice dei leader, perché i nordici confermano la loro natura poco frugale. La prima ministra svedese Magdalena Andersson chiude all’ipotesi di creare titoli di debito comuni per far fronte al caro-prezzi dell’energia. “Certi Paesi trovano sempre nuove argomentazioni per non far fronte alle proprie spese”. Affermazioni che stridono con quelle del cancelliere tedesco. “Questo vertice è particolarmente importante perché mostra l’unità dell’Europa e che l’Europa agisce unita”, sostiene Olaf Scholz. Che ha ragione fino a un certo punto. Si è d’accordo a tenere il punto contro Putin, ma, e questo lo sanno anche a Berlino, “le nostre sanzioni sono state molto importanti e il mio augurio è che restiamo così uniti, così unanimi”.
C’è la sensazione che sul più bello l’UE possa smarrirsi, e la ricerca della solidarietà nelle sue possibili declinazioni sia il vero rompicapo, più della ‘formula magica’ che serve per la richiesta di adesione all’UE di Kiev. “Possiamo avviare oggi una procedura di adesione per un paese in guerra? Non credo. Dobbiamo chiudere la porta? Non sarebbe giusto. Possiamo dimenticare l’equilibrio della regione? È delicato“. Macron sintetizza tutto come meglio non potrebbe. “Dobbiamo essere creativi per mandare il giusto messaggio”, chiosa il premier lussemburghese, Xavier Bettel. Il vertice è meno in discesa del previsto.