Bruxelles – Il lavoro delle istituzioni europee sui sistemi di sorveglianza illegale sul territorio comunitario entra nel vivo. Con 635 voti a favore, 36 contrari e 20 astensioni, il Parlamento UE ha dato il via libera alla proposta di istituire una commissione d’inchiesta per esaminare l’uso dello spyware Pegasus da parte dei governi degli Stati membri (insieme a una sulle interferenze straniere e una sulla pandemia COVID-19). I 38 membri saranno annunciati e approvati durante la prossima sessione plenaria, in programma il 23 e 24 marzo.
La proposta di istituire una commissione d’inchiesta sull’uso dello spyware israeliano Pegasus è arrivata dalla conferenza dei presidenti dei gruppi politici al Parlamento UE, dopo l’intesa con Commissione e Consiglio nel corso della sessione plenaria di febbraio. I 38 eurodeputati indagheranno sulle presunte violazioni della legislazione comunitaria nell’uso del software di sorveglianza ai danni di giornalisti, politici e attivisti della società civile da parte dei governi nazionali, in particolare di Ungheria e Polonia. Saranno approfondite le implicazioni sul fronte delle leggi esistenti nei Paesi membri che regolano la sorveglianza e se lo spyware in questione è stato usato per scopi politici.
Il lavoro della commissione del Parlamento UE partirà dall’inchiesta internazionale della rete di giornalismo investigativo Forbidden Stories del luglio 2021, che ha coinvolto 17 testate tra cui The Guardian, Washington Post, Süddeutsche Zeitung, Die Zeit e Le Mond e l’organizzazione non governativa per i diritti umani Amnesty International. Le carte avevano rivelato l’utilizzo da parte di 50 Paesi in tutto il mondo di uno spyware sviluppato dalla società informatica israeliana NSO Pegasus per hackerare oltre 50 mila numeri di telefono, anche nell’UE. Nello specifico, si tratta di uno strumento che sfrutta i difetti del software dello smartphone per raccogliere informazioni sulle attività online di un utente senza il suo consenso (conversazioni, e-mail, messaggi, foto, video), trasformando il dispositivo in un registratore per sorvegliare in tempo reale il contatto intercettato.
Insieme a regimi autoritari come Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, nella lista è comparso il governo ungherese di Viktor Orbán, che avrebbe messo nel mirino oltre 300 obiettivi nel Paese, tra cui dieci avvocati, un politico di opposizione e almeno cinque giornalisti. A inizio gennaio 2022 anche il governo polacco di Mateusz Morawiecki è rimasto coinvolto nello scandalo, dal momento in cui avrebbe speso 5,4 milioni di euro del Fondo per la giustizia – lo strumento che raccoglie i soldi delle ammende irrogate dai tribunali polacchi e destinato al sostegno delle vittime e alla prevenzione dei crimini – per acquistare il software incriminato.