Bruxelles – Le scorte europee di gas dovranno essere piene almeno al 90 per cento entro il primo ottobre, così da evitare di entrare in inverno con le riserve scariche. E’ quanto proporrà la Commissione Europea entro il mese di aprile, secondo la comunicazione sull’energia accessibile, sicura e sostenibile adottata oggi (8 marzo) per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili importati dalla Russia e proteggere i consumatori dal rincaro dei prezzi dell’energia. Proprio mentre gli Stati Uniti annunciavano il blocco totale delle importazione energetiche da Mosca, una misura molto meno modesta rispetto a quella varata oggi dall’UE.
Il piano contro la dipendenza dal gas russo si chiama ‘REPowerEU’ e si pone l’obiettivo di ridurre di almeno due terzi la domanda europea di gas russo entro la fine dell’anno e renderne l’Unione completamente indipendente “ben prima del 2030”. Non è cosa da poco, dal momento che l’UE importa il 90 per cento del gas che consuma, e oltre il 40 per cento di questa quota proprio dalla Russia. I pilastri centrali di questa strategia riguardano la diversificazione dei fornitori di gas all’UE, con l’idea di aumentare la quota di importazioni di gas naturale liquefatto (Gnl) e volumi maggiori di biometano e idrogeno verde. Dall’altra parte, si raccomandano misure per abbattere i consumi energetici nelle case e nelle industrie ad alta intensità (le energivore) attraverso l’efficienza. Per il momento non sono menzionati ulteriori aiuti economici ai Paesi membri, per sostenere queste nuove misure che di fatto sono ancora solo proposte e saranno discusse alla riunione di giovedì e venerdì tra i leader europei a Versailles (Francia).
Diversificare e puntare su fonti pulite
L’aggressione della Russia ai danni dell’integrità territoriale dell’Ucraina ha spinto l’UE a ripensare il proprio approvvigionamento energetico per rendersi meno dipendente da Stati terzi, in particolare quelli inaffidabili come Mosca. Si punta a un maggiore impegno per diversificare i fornitori di gas e Gnl, tra questi ci sono i partner con cui l’UE ha rafforzato il dialogo per maggiori forniture nelle scorse settimane (Stati Uniti, Norvegia, Qatar, Azerbaigian, Algeria, Egitto, Corea del Sud, Giappone, Nigeria, Turchia, Israele).
Tra le priorità indicate, anche quella di aumentare la produzione di biometano nell’UE, portando a 35 miliardi di metri cubi la produzione europea entro il 2030 (con un raddoppio dell’attuale ambizione dell’UE), utilizzando soprattutto fonti di biomassa sostenibili come i rifiuti e i residui agricoli. Previsto anche un acceleratore per lo sviluppo di idrogeno su larga scala: la Commissione stima che 15 milioni di tonnellate di idrogeno rinnovabile possano sostituire 25-50 miliardi di metri cubi all’anno di gas russo importato entro il 2030. Si raccomanda inoltre lo sviluppo di rinnovabili, lo sviluppo di maggiore capacità solare, eolica e pompe di calore per ridurre i consumi di gas.
Le misure citate dal piano secondo l’UE potrebbero ridurre almeno 155 miliardi di metri cubi di gas fossile, che è pari al volume (di gas) importato dalla Russia nel 2021. Quasi due terzi di questa riduzione può essere ottenuta entro un anno, secondo le stime UE, ma solo attraverso una diversificazione più strutturata dei fornitori di gas e di gas liquefatto.
Nuove misure contro il caro energia
L’altra metà della comunicazione varata oggi riguarda invece le misure che gli Stati membri possono adottare per far fronte al rialzo dei prezzi di gas ed energia elettrica. E’ complementare allo strumentario adottato da Bruxelles lo scorso 13 ottobre per misure a breve e medio termine e ne ricalca di fatto le direttive.
Tra i vari orientamenti proposti dall’UE, viene confermata la possibilità di regolamentare i prezzi del mercato del gas “in circostanze eccezionali” per evitare rialzi ingiustificati e ridistribuire ai consumatori le entrate derivanti dagli alti profitti del settore energetico e dallo scambio di emissioni nel mercato europeo del carbonio (il sistema ETS). Secondo la commissaria all’Energia, Kadri Simson, da gennaio 2021 a febbraio 2022 il mercato europeo del carbonio ha generato entrate per 30 miliardi di euro che gli Stati membri hanno a disposizione per misure di compensazione sociale.
Tra le indiscrezioni che già erano emerse, la comunicazione ha confermato che entro aprile ci sarà una proposta legislativa da parte dell’esecutivo europeo per chiedere agli Stati membri di mantenere lo stoccaggio sotterraneo di gas in tutta l’UE riempito “almeno al 90% della sua capacità entro il primo ottobre di ogni anno”, in modo da non arrivare all’inizio dell’inverno, ovvero la stagione con più domanda di gas per via dei riscaldamenti, con le riserve a secco.
La proposta comporterà l’obbligo di monitoraggio dei livelli delle riserve, ma soprattutto dovranno esserci accordi di solidarietà tra gli Stati membri (non tutti dispongono di riserve strategiche). Bruxelles ha inoltre intenzione di consultarsi anche con gli Stati membri su un nuovo quadro temporaneo di crisi per gli aiuti di Stato che riguardano l’energia, per concedere aiuti alle imprese colpite dalla crisi energetica, in particolare a quelle che devono affrontare costi energetici elevati (le energivore).
Mentre continua a indagare il comportamento anomalo della compagnia energetica russa Gazprom sul mercato del gas, Bruxelles è anche in attesa di capire come migliorare la struttura del mercato elettrico e attende la valutazione finale dell’Agenzia dell’UE per la cooperazione tra i regolatori dell’energia (ACER) che dovrebbe arrivare in aprile e sulla base della quale deciderà come agire. Tra le opzioni sul tavolo c’è il disaccoppiamento dei prezzi del gas da quelli dell’elettricità, come richiesto da Francia e Spagna. In conferenza stampa il vicepresidente Frans Timmermans ha poi smentito che ci sia a livello di Commissione Europea un piano per delle obbligazioni comuni europee (eurobond) per le spese energetiche e quelle della difesa per far fronte alla crisi in atto, come riferito da varie indiscrezioni stampa. “Forse se ne parla a livello di qualche Stato membro”, ha detto rispondendo a una domanda. La questione sarà sul tavolo dei capi di Stato e governo al vertice di giovedì e venerdì in Francia, come conferma anche la lettera d’invito agli Stati membri.
Le reazioni
Entrambe le comunicazioni sono innovative negli intenti ma non altrettanto concrete. Ed è una posizione che accomuna diversi eurodeputati italiani. “Situazioni straordinarie richiedono interventi straordinari”, ha commentato l’eurodeputata Eleonora Evi, co-portavoce nazionale di Europa Verde, convinta che “l’inaccettabile invasione dell’Ucraina da parte di Putin rende necessaria l’adozione di misure immediate e al tempo stesso proiettate al futuro”. Per questo, ha spiegato, “ritengo che la proposta della Commissione, sebbene alimenti una narrazione positiva di accelerazione verso la transizione energetica, manca di misure concrete e getta l’ennesima ancora di salvezza alle fossili”.
Per il deputato dei Verdi Ignazio Corrao “il nuovo piano energetico della Commissione REPowerEu, riconosce finalmente la necessità di puntare quanto prima sulle rinnovabili, ma servirà fare molta attenzione sull’apertura prolungata al gas che potrebbe creare nuove dipendenze”. “Non possiamo fermarci qui”, commenta anche Patrizia Toia dei Socialisti e democratici. “L’UE deve proseguire, non solo coordinando gli stoccaggi nazionali ma intervenendo con acquisti comuni per calmierare i costi e coordinare i fabbisogni nazionali”. In tal senso, il suggerimento dell’europarlamentare del PD, “occorre anche un meccanismo di Price Capping a livello unionale se si vuole fermare la spirale al rialzo dei prezzi del gas che non corrisponde più in nessun modo ai fondamentali, cioè al valore della materia prima”.
“Anche se in ritardo, bene che l’Europa programmi un piano energetico comune” commenta Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera italia. “Attenzione però ai punti deboli” avverte. “In primo luogo la burocrazia – dice Scordamaglia – se pensiamo alle procedure autorizzative italiane e ‘alla sindrome del no’ della stragrande maggioranza delle nostre amministrazioni l’accelerazione che si intende dare appare irrealizzabile in Paesi come il nostro, salvo intervenire con drastico processi di semplificazione”. Scordamaglia individua anche una seconda criticità: “Non è previsto che tutti gli investimenti, incentivi ed interventi urgenti a tutela di famiglie ed imprese debbano essere finanziati con debito europeo: non dimentichiamo che solo così l’Europa potrà continuare a procedere unita e determinata”. “Attenzione quindi ad accelerare troppo le decisioni di distacco dal gas russo – avverte il consigliere – il rischio è che per le famiglie e le imprese italiane l’austerity che ne deriverebbe sarebbe ben più grave di quella degli anni 70”.