Bruxelles – Da ieri in Belgio è corsa in farmacia per ritirare le pillole di ioduro di potassio, messe gratuitamente a disposizione dal governo sin dal 2016. Secondo la stampa locale almeno 30mila famiglie hanno ritirato la loro scatoletta da 10 tavolette.
Il provvedimento fu preso sei anni fa (e presto fu imitato dai Paesi Bassi, mentre negli USA è in atto da anni prima) per distribuire tra la popolazione che vive nei pressi di una centrale un medicamento di protezione della tiroide in caso di incidente nucleare. La minaccia di Vladimir Putin di usare l’arma atomica ha evidentemente creato preoccupazione tra la popolazione, che tenta di trovare protezione.
Il Belgio, tra mille polemiche sulla sicurezza, ospita sul suo territorio due vecchie centrali nucleari, a Doel nelle Fiandre con 4 reattori, e a Tihange nella provincia di Liegi con 3 reattori. Due dei 7 reattori, Doel 3 e Tihange 2, erano stati chiusi nel 2012 per la scoperta di microfessure. Dopo essere stati riaperti nel maggio 2013, sono stati nuovamente chiusi nel marzo 2014 e poi rimessi in funzione definitivamente. Entrambe le centrali avrebbero dovuto essere chiuse nel 2015 ma la loro vita è stata prolungata fino al 2025.
Alla fine il governo federale si è schierato con il Consiglio Superiore della Sanità e con l’Agenzia federale per il controllo nucleare, che hanno consigliato di fornire le pillole di iodio all’intera popolazione che si trova in un raggio di 100 chilometri dalle centrali, senza aspettare un incidente nucleare, invece che solo all’interno di un raggio di 20 chilometri. In pratica l’intera popolazione belga è stata toccata dalla decisione, in quanto il Paese è piccolo, e poi è necessario considerare anche le aree intorno alle centrali nucleari dei Paesi vicini.
Le pillole, il cui principio attivo è a base di ioduro di potassio (e che non scadono), sono l’unico antidoto nei casi di emergenza ambientale causata da un incidente nucleare con fuga di materiale o gas radioattivo. La confezione avverte che “non possono essere utilizzate che in caso di incidente nucleare e unicamente su raccomandazione espressa delle autorità. Protezione della tiroide contro lo iodio radioattivo”. Si tratt comunque di un intervento molto, molto parziale: in sostanza permette di evitare che lo iodio radioattivo inalato attraverso le vie respiratorie si accumuli nella tiroide, ma queste pillole non proteggono da niente altro.
“In caso di esplosione di una centrale o di un attacco nucleare – spiega una fonte accreditata – non servono proprio a niente, ma molti si sentono confortati dall’averle in casa”.