Bruxelles – La Russia ferma la ripresa dell’Europa. E’ questo l’elemento, nuovo, centrale, della tanto attesa comunicazione sulle linee guida per le regole di bilancio comuni che risulta superata dagli eventi in corso. Il documento della Commissione europea si basa su modelli fermi a prima dello scoppio della guerra in Ucraina, e l’esecutivo comunitario naviga a vista. Si dà per scontato che strategie e aspettative sono saltate, si dà per assodata la perdita di slancio. “In conseguenza di questa guerra presumiamo che si indebolirà la nostra crescita, senza annullarla del tutto”, riconosce il commissario per l’Economia, Paolo Gentiloni. “Sarà più debole, ma continuerà a svilupparsi”. Come e in che misura, al momento non è dato saperlo. Bruxelles tornerà sulla questione a maggio, quando pubblicherà le previsioni economiche di primavera. E’ in quel momento che si prenderanno le decisioni posticipate causa crisi internazionale, a cominciare da quelle relativa al patto di stabilità.
La Commissione non entra nel merito. Conferma che “a politiche invariate” le regole di bilancio e spesa dovrebbero restare sospese per tutto il 2022 ed essere riattivate nel 2023. Ma le politiche non resteranno invariate alla luce di guerra e sanzioni, e tutto lascia intendere che la ripresa si indebolirà. Tanto che all’assunto di base si accompagna la precisione “pur restando pronta a reagire all’evoluzione situazione economica”. Vuol dire che l’UE si prepara a lasciare in sospeso il patto di stabilità anche nel 2023, come già fatto filtrare.
Del resto la comunicazione parla chiaro. Questa nuova crisi “rischia di avere un impatto negativo sulla crescita, anche attraverso le ripercussioni sui mercati finanziari, ulteriori pressioni sui prezzi dell’energia, persistenti strozzature nella catena di approvvigionamento ed effetti sulla fiducia”. Anche per questo ragionare nel dettaglio diventa difficile. Il documento non contiene proposte in merito alla regola del debito, che vorrebbe la soglia massima consentita nel rapporto col Prodotto interno lordo al 60 per cento e che si vorrebbe alzare. Nessuna cifra, solo orientamenti generali, con solito richiami impliciti.
Per tutti il consiglio è di tenere la barra a dritta per quanto riguarda gli impegni nella transizione verde e digitale, che devono restare “in cima all’agenda di tutti gli Stati membri“. In questo, serve il giusto mix politico di misure a sostegno della crescita e riduzione del debito. Quanto al secondo punto, la Commissione è chiara. Patto o non patto di stabilità, il team von der Leyen ritiene “consigliabile” avviare un graduale aggiustamento di bilancio per ridurre l’elevato debito pubblico a partire dal 2023. Un suggerimento valido specie per Paesi come l’Italia.
“La mancata riduzione del debito a medio termine nei paesi ad alto debito peserebbe sulle prospettive di crescita e approfondirebbe le divergenze tra paesi”, il richiamo di Bruxelles. L’esposizione dei conti pubblici a un’evoluzione sfavorevole dei mercati finanziari “potrebbe pregiudicare la resilienza complessiva delle economie”. Si temono effetti contagio. Alla crisi che indebolirà la crescita si vuole evitare di aggiungere ulteriori patemi.