Ogni decimo di grado conta nella lotta contro la crisi climatica e le istituzioni starebbero agendo troppo timidamente nei confronti della crisi climatica. A sostenerlo è Laura Vallaro, 21 anni, tra i sei portavoce nazionali del movimento Fridays for Future in Italia: “Dopo le promesse della COP26 continuiamo a vedere che la crisi climatica non viene trattata come un’emergenza. Da due anni ormai, siamo nel decennio cruciale per affrontare questa crisi, ma le emissioni stanno ancora crescendo. Dovremmo bloccare ogni investimento in combustibili fossili, fermare e vietare ogni nuova esplorazione, commercio e vendita di combustibili fossili. Al contrario, incentivare l’uso del gas facendo finta che sia green è solo un altro modo per affrontare le cose senza farlo davvero”.
Il ruolo dell’energia nucleare nella transizione ecologica
Verrebbe quindi da pensare che i Fridays for Future si oppongano in toto alla proposta della Commissione Europea di annoverare l’energia nucleare nella tassonomia europea per la transizione ecologica – tema questo, che aveva diviso anche il Panel dei cittadini riuniti a Varsavia nell’ambito della Conferenza sul futuro dell’Europa. Invece, su questo punto la posizione degli attivisti è più articolata. Spiega infatti Vallaro a Eunews: “L’Unione Europea dovrebbe spingere per un cambiamento nella società che include un ampliamento delle rinnovabili, una grande riduzione della domanda di energia attraverso l’efficientamento e così via”.
E aggiunge: “Non diciamo che l’energia nucleare non possa svolgere un ruolo in questo periodo, e in paesi diversi ci sono situazioni diverse. Ma ogni euro investito nel nucleare rischia di rimandare le azioni immediate necessarie oggi. E vogliamo anche ricordare che l’Europa ha enormi responsabilità climatiche, anche storiche, che non si sta prendendo. Questo è un aspetto scomodo della crisi climatica che le persone al potere preferiscono ignorare”.
PNRR e “Ritorno al futuro” nella lotta al cambiamento climatico
E se, da un lato, le politiche europee sono giudicate troppo lente, per la portavoce dei Fridays for Future sul fronte italiano la situazione non è affatto migliore: “Nonostante ci venisse sempre detto che, oltre a protestare, dovevamo portare delle proposte, queste non sono state considerate e il PNRR, che contiene molte parole come “verde” e “sostenibile”, non prende seriamente in considerazione la scienza sul clima e non stabilisce obiettivi di riduzione delle emissioni annuali e vincolanti”. Il riferimento di Vallaro è a “Ritorno al futuro”, l’insieme di proposte che gli attivisti italiani avevano elaborato nella primavera 2020, in collaborazione con esperti e scienziati italiani, poi sottoscritta da oltre tredicimila cittadini.
IPCC: verso l’irreversibilità
A ricordarci che di tempo non ne abbiamo davvero più è il secondo di tre report stilati dal Panel Intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC), la cui pubblicazione è avvenuta proprio lunedì scorso, 28 febbraio. Il contributo del secondo gruppo di lavoro ha infatti messo in evidenza l’irreversibilità del cambiamento climatico, perché sia l’uomo sia la natura si trovano oltre le loro effettive possibilità di adattamento. C’è ancora un piccolo spiraglio: restare sotto quel 1,5° di cui si è discusso tanto nel novembre scorso.
Nuovo sciopero globale per il clima
Ora, il movimento Fridays for Future si prepara a tornare nelle piazze: il prossimo sciopero globale per il clima è infatti previsto per il 25 marzo. Nonostante i due anni di pandemia, il raggio d’azione degli attivisti ha mantenuto la sua portata internazionale. Era infatti l’aprile del 2019 quando il movimento cominciava a strutturassi e a diffondersi prima in Europa, poi nel mondo. Con l’avvento della pandemia, ha dovuto presidiare non più piazze fisiche ma spazi digitali sui social media.
L’obiettivo dichiarato è dunque tornare in presenza e farsi ascoltare: “Questa primavera vogliamo fare pressione e lottare per reali azioni per il clima. E continueremo finché non avremo ottenuto le azioni. Ora l’unica transizione in corso è quella dal fare le cose come sempre, al farle come sempre facendo finta siano “verdi”. Ciò che vediamo non ha niente a che fare con una vera azione per il clima basata sulla giustizia climatica, che significa ascoltare le persone più colpite e non lasciare indietro nessuno.”