La nuova Unione europea è nata dalle ceneri di Kharkiv, dai palazzi distrutti di Kiev, dai difensori ucraini massacrati dagli invasori russi. L’aggressione di Mosca è stato lo choc di cui c’era bisogno nelle cancellerie dei 27 per fare un passo avanti su un percorso dove sarà difficile tornare indietro.
Lo sforzo comune iniziato due anni fa con il piano Next Generation EU, che ha rivoluzionato l’ottica con la quale nell’Unione si guarda alla condivisione dei rischi finanziari, ha raggiunto un suo culmine in questi giorni nei quali si è deciso che l’UE può mandare armi in giro per il mondo, che può non solo proteggere vite ma può anche collaborare a dare la morte a chi è considerato un aggressore.
Lo stiamo facendo sulla pelle degli eroici cittadini ucraini, non ci siamo arrivati da soli. Abbiamo avuto bisogno di una minaccia letteralmente alle nostre porte, abbiamo avuto bisogno di un Paese amico che ci desse un’affettuosa pedata sul sedere per spingerci in avanti ad assumerci le nostre responsabilità, a crescere. Gli Stati Uniti, ora guidati da Joe Biden, ancora una volta ci hanno aiutati a difendere la nostra libertà, ma questa volta senza sparare un colpo, questa volta spingendo noi europei a fare delle scelte che solo una settimana fa, cinque giorni fa, sembravano impensabili.
E ora che queste scelte sono compiute in che Unione europea ci troveremo a vivere? E’ vero, ci ha lavorato Emmanuel Macron, è vero le scelte di Olaf Scholz sono state determinanti, anche Mario Draghi ha fatto la sua parte, ma l’Unione ora è guidata da una donna che è riuscita a tenere tutto insieme, è riuscita a far funzionare una macchina che non esisteva e che è stata assemblata in poche ore. E’ presto per determinare “chi è stato decisivo” in questo processo, certamente tutti i leader hanno avuto un ruolo di peso, indispensabile, ma crediamo che Ursula von der Leyen possa dimostrare che le donne al potere ci sanno stare, in maniera innovativa, cercando la pace, ma anche con la capacità di preparare la guerra, quando è necessaria.
Questa tragedia prima o poi finirà, non sappiamo come e quando, ma finirà, ed allora ci si guarderà attorno, speriamo ci si possa compiacere del lavoro fatto, e si ripartirà con un’Unione nuova, che dovrà plasmare il suo ruolo geopolitico che è riuscita ad assumere proprio quando sembrava che non se ne parlasse più, dopo che oramai da lungo tempo in tanti scrivevamo (anche non l’abbiamo fatto) che la “Commissione geopolitica” era morta prima di nascere.
Invece è nata, non come avremmo voluto, è nata sulla pelle dei bambini ucraini, ma è nata, ed ora nulla sarà più come prima. Non sarà facile per von der Leyen difendere il ruolo che ha assunto in questi giorni, ma sarà quello il suo dovere. Ci saranno tensioni con qualche capo di governo, con qualche presidente in particolare, ma non si dovrà tornare indietro ad un’Unione sostanzialmente intergovernativa in tante delle sue scelte più importanti.
Bruxelles si è conquistata il ruolo di capitale di una potenza, per lo meno regionale, e questo ruolo dovrà mantenerlo. Non sarà facile, ma certamente sarà più facile che prima del 24 febbraio.