Bruxelles – L’Unione Europea è libera dalle pressioni russe sul gas. “Abbiamo lavorato per settimane sperando per il meglio ma preparandoci al peggio. Anche per quanto riguarda la nostra indipendenza da eventuali pressioni russe sul gas e siamo riusciti ad arrivarci in questa fase”, ha assicurato oggi (24 febbraio) la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, in una conferenza stampa con il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, e il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, dopo l’avvio delle azioni militari da parte di Mosca per l’invasione dell’Ucraina.
Von der Leyen ammette che la crisi in Ucraina è precipitata prima di quanto l’UE avrebbe mai pensato. E questo lascia pensare che l’UE si sarebbe aspettata di avere più tempo per mettere a punto piani efficaci di emergenza. Tra le preoccupazioni di Bruxelles c’è anche la sicurezza energetica dell’Ucraina, non solo dell’Unione Europea. “Nelle ultime settimane abbiamo lavorato intensamente per la sicurezza energetica dell’Ucraina, dovremmo essere in grado di assicurarla garantendo flussi inversi di gas verso Kiev (flussi che possono andare da una parte all’altra, indistintamente) ma anche investendo massicciamente nelle rinnovabili”. La presidente ha aggiunto che per il momento l’Ucraina sta lavorando per disaccoppiare (separare) le sue reti elettriche dalle reti russe e noi siamo pronti a dare sostegno in caso ce ne fosse bisogno”.
Prezzi in aumento e nuove sanzioni
I timori di molti che un’invasione armata dell’Ucraina da parte di Mosca potesse avere ripercussioni anche sul costo dell’energia in Europa sono in parte stati confermati, anche se per ora non sono stati segnalate interruzioni alle forniture. Subito dopo l’avvio dell’azione armata da parte dell’esercito russo poco prima dell’alba di questa mattina, i prezzi del gas europeo sono aumentati di oltre il 30 per cento e hanno continuato a salire nel corso della giornata anche se a ritmo meno serrato.
L’Europa importa circa il 40 per cento del suo gas naturale – banalmente, quello che usiamo per i fornelli della cucina – dai gasdotti russi e l’Ucraina è una delle principali vie terrestri di passaggio del gas. Per il momento è vero che non sono state segnalate interruzioni nelle forniture di gas, ma la situazione rimane incerta sia per l’imprevedibilità delle decisioni di Mosca sia perché, fisicamente, i gasdotti presenti sul territorio ucraino potrebbero essere danneggiati nei bombardamenti russi. C’è poi il tema delle nuove sanzioni che rende ancora più imprevedibile un’eventuale ritorsione da parte di Mosca. L’invasione è stata duramente condannata dall’Unione Europea, a parole, e gli Stati membri dovrebbero approvare in serata un nuovo “massiccio e mirato pacchetto di sanzioni” che andranno a colpire l’economia russa per indebolirla. Von der Leyen ha anticipato che saranno molto ampie: limiteranno l’accesso ai mercati dei capitali, ma anche anche alle tecnologie critiche, per tagliare fuori l’industria russa da tutto ciò che può rispondere ai bisogni a livello high-tech e di software d’avanguardia”.
In entrambi gli interventi pubblici che hanno avuto in giornata i leader europee, si è parlato molto di sanzioni economiche ma non si è mai fatto cenno diretto a sanzioni energetiche che da parte UE potrebbero ad esempio riguardare la principale compagnia energetica russa, Gazprom, o anche lo stop alle importazioni di gas (molto poco probabile). Se infatti è vero che l’Europa è molto dipendente dal gas che viene inviato da Gazprom, l’economia russa guadagna dalla vendita di idrocarburi al continente. E’ certo però che nuove sanzioni nei confronti di Mosca potrebbero portare a un doppio scenario: tagli diretti alle forniture da parte di Putin oppure in maniera più blanda a un aumento dei prezzi delle forniture di gas da parte dei fornitori, che comunque andrebbero a ricadere sui consumatori e sulle grandi aziende cosiddette energivore, che consumano più gas per la produzione di energia elettrica.
Tutti i piani B della Commissione Europea sul gas
Difficile dire quanto ci sia di vero nelle dichiarazioni di von der Leyen sull’indipendenza dalle pressioni del gas russo in caso di tagli da Mosca. E’ più probabile che se anche ci fosse una interruzione di gas in questo momento, le conseguenze le vedremmo sul lungo periodo, durante la prossima stagione invernale. E’ un fatto che l’inverno che stiamo vivendo è stato particolarmente mite (è la stagione dove c’è più domanda di gas per il riscaldamento) e ci avviamo verso la primavera e poi l’estate. Per il prossimo inverno l’UE spera però di essere più pronta ad affrontarlo senza grandi conseguenze. Sempre più probabile che la prossima settimana, il 2 marzo, la Commissione Europea proponga agli Stati membri di notificare a Bruxelles ogni anno un livello minimo comune di stoccaggio del gas prima dell’inizio dell’inverno, intorno alla fine di settembre, così da non avere mai le riserve strategiche di gas a livello nazionale scariche. Un’azione che molti Stati membri hanno già in essere mentre altri, come anche l’Italia, stanno pensando di applicare.
Al vaglio della Commissione, l’idea di riformare il mercato elettrico per disaccoppiare i prezzi dell’elettricità e del gas come proposto da alcuni Stati membri come la Spagna. In aprile arriverà la relazione finale dell’Agenzia dell’Unione Europea per la cooperazione tra i regolatori dell’energia (ACER) e sulla base di questa si deciderà se il disaccoppiamento potrà aiutare ad attenuare meglio i picchi dei prezzi dell’energia e affrontarne la volatilità.
Ma soprattutto, come spesso abbiamo scritto, la strada che ha intrapreso ormai mesi fa Bruxelles è quella della diversificazione delle fonti da cui proviene il gas. Proprio ieri la presidente ha accolto a Bruxelles il premier norvegese (la Norvegia è il secondo grande Paese da cui l’Europa importa il gas) per assicurarsi un aumento delle forniture di gas in caso di crisi di approvvigionamento. Nelle scorse settimane ha avuto colloqui e accordi con partner strategici come gli Stati Uniti e il Giappone per le forniture di gas naturale liquefatto, ma anche Qatar, Azerbaigian, Nigeria e Algeria per aumentare in fretta i trasferimenti all’UE.