Bruxelles – “È l’inizio di una nuova era”. Ci sono anche il settore finanziario, energetico, quelli dei trasporti e delle esportazioni nel nuovo pacchetto di sanzioni contro la Russia, coordinato dall’UE e dagli Stati Uniti (insieme con Canada, Regno Unito, Norvegia, Australia e Giappone) in risposta all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia di Vladimir Putin. Proprio il presidente russo, al momento, non sembra essere incluso tra i destinatari delle misure restrittive, lui che “dovrà fallire e fallirà nel tentativo di sottomettere un Paese europeo pacifico e di ridisegnare la mappa dell’Europa con la forza”, per usare le parole della presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen. Non c’è (forse) Putin, ma ci sono sicuramente gli oligarchi russi e anche quelli bielorussi, che hanno appoggiato l’attacco da nord delle forze russe.
Tutto questo emerge dalle conclusioni del vertice straordinario tra i 27 capi di Stato e di governo dell’UE, in cui è stata discussa la reazione “rapida e decisa” dell’Unione al riconoscimento da parte di Mosca delle due autoproclamate Repubbliche di Donetsk e Luhansk e al dispiegamento delle forze armate su territorio ucraino. Il nuovo pacchetto di sanzioni UE contro la Russia – dopo quello in vigore da nemmeno 24 ore – è stato al centro delle discussioni (molto rapide, considerata la pubblicazione del documento a un’ora dall’inizio del vertice), dopo lo “stretto coordinamento” con i partner globali, dall’Estremo Oriente all’altra sponda dell’Atlantico. “Queste sanzioni riguardano il settore finanziario, dell’energia e dei trasporti, il controllo e il finanziamento delle esportazioni, la politica dei visti, gli elenchi supplementari di individui russi e i nuovi criteri di inclusione”, si legge nelle conclusioni.
These events mark the beginning of a new era.
Putin is trying to subjugate a friendly European country.
He is trying to redraw the map of Europe by force.
He must and he will fail. pic.twitter.com/ubVpcw0WNL
— Ursula von der Leyen (@vonderleyen) February 25, 2022
A questo punto “il Consiglio adotterà senza indugio le proposte preparate dalla Commissione Europea e dall’alto rappresentante, Josep Borrell“. Proprio per venerdì 25 dovrebbe essere convocata a Bruxelles una riunione dei ministri degli Affari esteri UE per dare il via libera a questo pacchetto di sanzioni (l’alternativa è l’adozione in forma scritta, cioè a distanza). Secondo quanto affermato dalla leader dell’esecutivo UE von der Leyen in conferenza stampa post-vertice, le nuove sanzioni “limiteranno l’accesso della Russia ai mercati dei capitali, eroderanno la base industriale, aumenteranno l’inflazione, intensificheranno i deflussi di capitale e aumenteranno i costi di prestito”. Inoltre, prenderanno di mira “l’acceso alle tecnologie critiche, per tagliare fuori l’industria russa da tutto ciò che può rispondere ai bisogni a livello high-tech e di software d’avanguardia”.
La stima è di “colpire il 70 per cento dell’economia russa” e di “tre quarti delle parti di ricambio per la flotta aerea”. Ma è soprattutto il settore energetico a essere messo sotto scacco: “Abbiamo previsto uno strumento di sanzioni sulle esportazioni del petrolio dalla Russia, perché non possa più essere in grado di raffinarlo”. La leader dell’esecutivo UE ha spiegato che “vietiamo tutti gli strumenti che servono per raffinare il petrolio russo, che produciamo solo noi europei e non possono essere sostituiti” e, così facendo, “diminuiranno gli introiti da petrolio raffinato della Russia, che nel 2021 sono stati pari a 24 miliardi di euro”. La richiesta dei leader dei Ventisette è che le misure restrittive “includano anche la Bielorussia”, considerato il “coinvolgimento di Minsk in questa aggressione contro l’Ucraina”. L’invito reiterato è di “astenersi da tale azione e rispettare gli obblighi internazionali”.
Durissimo, come prevedibile, l’attacco dei leader UE a Mosca: “Con le sue azioni militari illegali, la Russia viola gravemente il diritto internazionale e i principi della Carta delle Nazioni Unite”, minando la sicurezza e la stabilità sia europea sia globale, “incluso il diritto dell’Ucraina di scegliere il proprio destino”. Il Cremlino viene additato come “pienamente responsabile di questo atto di aggressione e di tutta la distruzione e la perdita di vite umane che causerà“. Oltre alle richieste di cessate il fuoco, ritiro dal territorio ucraino e fine delle campagne di disinformazione e di attacchi informatici, a Mosca viene anche intimato di “consentire l’accesso umanitario sicuro e senza ostacoli e l’assistenza a tutte le persone in difficoltà”. Alla luce delle possibili reazioni della Russia alle nuove sanzioni, alla Commissione UE è stato chiesto di “portare avanti i lavori sulla preparazione e la prontezza a tutti i livelli”, in particolare con “misure di emergenza, anche in materia di energia“.
Proprio sulla questione energetica si sono soffermati i leader UE in conferenza stampa. “Dobbiamo ridurre la nostra dipendenza energetica, ci serve un dibattito approfondito al Consiglio europeo di marzo“, ha annunciato il presidente del Consiglio UE, Charles Michel. “Ci baseremo su una serie di proposte della Commissione per l’autonomia strategica sul piano energetico”, ha aggiunto, precisando che “sul breve e medio termine dobbiamo diversificare le forniture energetiche, mentre la strategia sul lungo periodo è la transizione verde, che ci darà più sovranità in questo settore”. Gli ha fatto eco la presidente dell’esecutivo UE: “Per diventare energicamente indipendenti da carbone, petrolio e gas russo, dobbiamo dotarci di una strategia per l’autonomia strategica dell’Unione“. Se per questo inverno la situazione è sotto controllo, come affermato nel pomeriggio, “sul lungo termine non è abbastanza”, ha avvertito von der Leyen. La strategia può essere sviluppata “lavorando con i fornitori di GNL” (gas naturale liquefatto), dal momento in cui “abbiamo terminali e gasdotti in tutta l’UE, da dove viene scaricato si può trasportare su tutto il territorio”. La presidente dell’esecutivo comunitario ha poi sottolineato che “questa infrastruttura può essere utilizzata anche per l’idrogeno verde, per una transizione verso le enrgie rinnovabili”.
Un altro punto sul tavolo dei leader UE, oltre alle sanzioni contro la Russia e la questione energetica, è stato il supporto al governo e al popolo dell’Ucraina, alla presenza in videoconferenza del presidente Volodymyr Zelensky. “Invitiamo tutti i Paesi a non riconoscere le due entità separatiste autoproclamate e a non agevolarle o assisterle in alcun modo”, si legge nelle conclusioni, che ribadiscono “l’incrollabile sostegno all’indipendenza, alla sovranità e all’integrità territoriale” del Paese. Un sostegno che si concretizzerà a livello politico, finanziario, umanitario e logistico, riconoscendo anche la scelta e le aspirazioni europee di Kiev. Il Consiglio UE “crede fermamente che l’uso della forza e della coercizione per cambiare i confini non ha posto nel ventunesimo secolo” e questo include anche i territori della Georgia e della Moldavia, sotto la pressione di Mosca.
Oltreoceano, il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, è stato tranciante nel presentare la situazione allo stato attuale: “Bisogna riconoscere che ora c’è una completa rottura delle relazioni fra Washington e Mosca“. Parlando del presidente Putin, l’omologo statunitense ha dichiarato che “diventerà un paria sulla scena internazionale” e che “è molto debole anche nel suo Paese e per questo vuole tenere alta la tensione”. Rimane un’opzione l’inclusione di Putin tra i destinatari delle sanzioni, ha confermato Biden, sottolineando che le misure restrittive autorizzate oggi “colpiscono più della metà delle importazioni totali della Russia a livello high-tech“, da cui dipende la strategia spaziale e navale di Mosca, “e quattro banche russe, con il congelamento di ogni asset negli Stati Uniti”. È stato fatto il punto anche sull’impegno militare di Washington in Europa: “Le nostre truppe non andranno in Ucraina, ma solo a difendere gli alleati NATO“, ha messo in chiaro il presidente Biden, che ha dato conferma dell’impegno “assoluto” degli Stati Uniti nel caso in cui si dovesse attivare l’articolo 5 del Trattato del Nord Atlantico. Cioè se la Russia dovesse portare la guerra fuori dai confini dell’Ucraina.
Second, we target the energy sector, a key economic area which especially benefits the Russian state.
⁰Our export ban will hit the oil sector by making it impossible for Russia to upgrade its refineries.
⁰Third: we ban the sale of aircrafts and equipment to Russian airlines. pic.twitter.com/QyacAz85it— Ursula von der Leyen (@vonderleyen) February 25, 2022