Bruxelles – La guerra in Ucraina scuote anche la Banca centrale europea, preoccupata per le ricadute sull’economia e la ripresa dell’eurozona. Le tensioni geopolitiche erano uno dei fattori di rischi al ribasso per la ripartenza dell’Eurozona e gli altri Stati dell’UE, e improvvisamente questo fattore si materializza. Il conflitto armato e quello politico avranno implicazioni sui prezzi del petrolio e del gas, ma anche per la fiducia degli investitori, la fiducia dei consumatori, il commercio. E l’inflazione.
Finora l’aumento dei prezzi è stato trainato principalmente dal costo dell’energia, che si riteneva fattore temporaneo. Se alla luce del conflitto russo-ucraino questa componente dovesse risultare tutt’altro che passeggera, la ripresa europea potrebbe incepparsi. “Più a lungo rimane l’origine dello shock, più questo incide su una serie più ampia di prezzi“, riconosce Philip Lane, membro e capo economista del comitato esecutivo della BCE in un’intervista concessa al Frankfurter Allgemeine Zeitung.
A Francoforte si è pronti a rivedere la propria strategia. Sulla scia del mutato contesto la linea da seguire potrebbe cambiare. Il Consiglio direttivo si riunirà il 10 marzo, ma nessuno adesso intende sbilanciarsi. “Prima di allora possono succedere tante cose”, continua il capo economista della BCE. La situazione è continua e rapida evoluzione. I leader dell’UE stanno per adottare nuove sanzioni, che potranno dare adito a contromisure russe. “C’è molta incertezza nel mondo”, e la Banca centrale europea è chiamata, come tutti a farci i conti. Ma a tempo debito.
Che la situazione, da un punto di vista economico, sia prossima al deterioramento è ormai dato per scontato anche in Commissione europea, preoccupata anch’essa per la piega che preso la questione russo-ucraina. E’ il commissario Gentiloni a non aver fatto mistero dei nuovi rischi che dallo sfondo che erano, arrivano in primo piano. La ripresa dell’UE era concepita per la crisi sanitaria, e ora dovrà fare i conti con quella ucraina.