Bruxelles – Accesso equo ai dati generati dai dispositivi connessi a Internet, ribilanciamento del potere negoziale delle piccole e medie imprese e condivisione tra enti pubblici e settore privato in situazioni di emergenza. Sono queste le tre direttrici del Data Act, l’iniziativa legislativa della Commissione UE sulla condivisione, le condizioni di accesso, i trasferimenti e l’interoperabilità dei dati nell’ambito della strategia per accelerare la digitalizzazione del Mercato Unico dell’UE, che chiarisce chi può creare valore dai dati e a quali condizioni.
La legge sui dati, assicura la Commissione, garantirà l’equità nell’ambiente digitale, stimolerà un mercato competitivo e aprirà opportunità per l’innovazione, in linea con gli obiettivi digitali 2030. Nello specifico, il Data Act prevede misure per consentire agli utenti dei dispositivi connessi di accedere ai dati generati, “che spesso sono raccolti esclusivamente dai produttori”, si legge nella proposta, e di condividerli con terzi per fornire servizi innovativi. Le nuove regole permetteranno ai clienti di passare da un fornitore all’altro di servizi di elaborazione dei dati su cloud (server sempre accessibili tramite connessione Internet), mettendo in atto misure di salvaguardia contro il trasferimento illegale.
Centrale il rapporto tra settore privato e pubblico. Saranno forniti alle amministrazioni strumenti di accesso e utilizzo dei dati detenuti dalle imprese “necessari per circostanze eccezionali”, come inondazioni, incendi o per attuare un mandato legale se i dati non sono altrimenti disponibili: “Sono necessari per rispondere in modo rapido e sicuro, riducendo al minimo l’onere per le imprese”, specifica il testo. A questo proposito, vengono mantenuti gli incentivi ai produttori per continuare a investire nella generazione di dati di alta qualità, coprendo i costi di trasferimento ed escludendo l’uso di dati condivisi in concorrenza diretta con il prodotto specifico. Sul piano delle piccole e medie imprese, saranno impediti gli abusi contrattuali per la condivisione dei dati imposti dalla parte negoziale più forte, anche grazie allo sviluppo da parte della Commissione di modelli di termini contrattuali per aiutare le aziende a redigere documenti equi.
Ma, come confermato dal commissario UE per il Mercato interno, Thierry Breton, il Data Act costituisce anche “un passo importante per sbloccare la ricchezza di dati industriali in Europa, a beneficio delle imprese, dei consumatori, dei servizi pubblici e della società nel suo complesso”. Considerato l’enorme potenziale non sfruttato (circa l’80 per cento dei 33 zettabyte generati nel 2018, ovvero 33 mila miliardi di gigabyte, in crescita a 175 nel 2025), il Data Act dell’UE affronta le questioni legali, economiche e tecniche per rendere più dati disponibili, stabilendo le regole sull’accesso, l’uso e gli scopi di quanto generato dai servizi e prodotti connessi (Internet of things). In questo modo, si stima una crescita potenziale dell’economia dei dati UE pari a 270 miliardi di euro entro il 2028, all’interno di un quadro globale di valore dell’Internet delle cose tra i 5 e gli 11 trilioni di euro entro la fine del decennio.
“Vogliamo dare ai consumatori e alle aziende ancora più controllo su ciò che può essere fatto con i loro dati”, ha messo in chiaro la vicepresidente della Commissione UE per il Digitale e commissaria per la Concorrenza, Margrethe Vestager. “Questo è un principio-chiave che contribuirà a creare un’economia solida ed equa basata sui dati e a guidare la trasformazione digitale”, ha aggiunto, spalleggiata in conferenza stampa dal commissario Breton: “Finora, solo una piccola parte dei dati industriali viene utilizzata e il potenziale di crescita e innovazione è enorme” e “questa proposta garantirà che siano condivisi, conservati e trattati nel pieno rispetto delle regole europee“.
Gli obiettivi della transizione digitale e verde sono sempre nel mirino. Tra gli esempi forniti sull’accesso di consumatori e le imprese all’enorme mole di dati, ci sono anche agricoltori, compagnie aeree e imprese di costruzione, che “saranno in grado di prendere decisioni più ponderate sull’acquisto di prodotti e servizi sostenibili, contribuendo agli obiettivi del Green Deal“. Operatori commerciali e industriali beneficeranno di un mercato di dati competitivo e “potranno offrire servizi più personalizzati e sviluppare servizi digitali completamente nuovi“.
Il Data Act è la seconda iniziativa legislativa UE che si inserisce all’interno della strategia europea per i dati del febbraio del 2020. La prima è stata il Data Governance Act, la legge sui processi e le strutture per facilitare la condivisione dei dati da parte di aziende, individui e settore pubblico, approvata nel novembre del 2021 dai co-legislatori del Consiglio e del Parlamento UE. La legge sui dati presentata oggi, invece, chiarisce chi può creare valore dai dati e a quali condizioni. Queste due iniziative “libereranno il potenziale economico e sociale dei dati e delle tecnologie“, per la creazione di un Mercato Unico che permetterà ai dati di fluire liberamente all’interno dell’UE.