Roma – Vladimir Putin “ha violato il diritto internazionale, i confini di uno stato sovrano e gli accordi di Minsk”. Per questo le sanzioni saranno “efficaci, sostenibili e graduali” come da deterrente nel caso di ulteriore escalation militare. Il ministro degli Affari esteri Luigi Di Maio nell’informativa al Parlamento, spiega la posizione dell’Italia davanti alla crisi in Ucraina.
La prossima settimana sarà il presidente del Consiglio Mario Draghi a intervenire nelle aule parlamentari e ma dopo la condanna per le iniziative di Vladimir Putin oggi è tornato ad affermare che “gli eventi in Ucraina ci portano a ribadire che le prevaricazioni e i soprusi non devono essere tollerati”.
E se il ministro Di Maio oggi ha detto senza esitazione come “non possano esserci nuovi incontri bilaterali con i vertici russi finché non ci saranno segnali di allentamento della tensione” da Mosca fanno sapere che l’organizzazione dell’incontro di Draghi con Putin è un dossier ancora aperto, mostrando qualche irritazione per le parole di chiusura. Di Maio si appella al dialogo anche se con poca convinzione: “Malgrado la gravità del momento egli ultimi sviluppi cui stiamo assistendo in queste ore, vogliamo continuare a concentrarci su ogni iniziativa diplomatica che possa scongiurare una guerra”. Soluzione “che riteniamo ancora possibile, anche se con margini che si riducono di giorno in giorno”.
Il titolare della Farnesina ha ribadito la volontà della “politica della porta aperta della Nato” a proposito della richiesta di adesione dell’Ucraina che ha “la libertà di compiere le proprie scelte di politica estera e sicurezza nazionale”. Il tema delle sanzioni già decise ieri a Parigi dal Consiglio europeo esteri è stato il più trattato durante il dibattito prima al Senato e poi alla Camera.
Il governo che lavorerà “per contenere il più possibile l’impatto sui nostri interessi strategici ed economici” ha detto Di Maio aggiungendo che sia necessario evitare un conflitto anche per “disinnescare la minaccia di approvvigionamento di gas”, ricordandone la forte dipendenza da parte dell’Europa. Tuttavia, “anche Mosca dipende fortemente dagli introiti dell’export e l’Europa è proprio il suo miglior cliente”.
Il dispositivo principale che condanna l’aggressione della Russia nel Donbass, è condivisa a da tutte le forze politiche e, almeno in parte, anche la reazione dell’Europa, della Nato, degli Stati Uniti e della Gran Bretagna. Se nessuno si schiera dalla parte di Mosca, i timori di un conflitto alle porte dell’Europa sono diffusi, così come quelli di un ulteriore colpo alla ripresa economica a causa dello shock energetico.
A evocare il pericolo di sanzioni più dure è soprattutto la Lega che con il deputato Raffale Volpi chiede che “siano declinate in modo che non ci danneggino”. Sanzioni che devono essere l’ultima risposta per Fratelli d’Italia con Andrea Del Mastro: “Bisogna difendere l’integrità della di ogni nazione ma anche sottrarre la Russia dall’abbraccio mortale con la Cina portandola invece ad una pace secolare con l’Europa”.
È Forza Italia a evocare lo “spirito di Pratica di mare”, la stagione dell’amicizia stretta tra Berlusconi e Putin, il modo per allentare la tensione, ovvero “la realpolitik valga anche per la Russia”. Per tutto il centrodestra, la parola sanzioni è sempre seguita da un distinguo, segno che nonostante la condanna per Mosca, in pochi sono disposti a sacrificarsi per Kiev in questo momento.
Nessuna forzatura sulla Nato e dialogo finalizzato alla pace, la posizione a sinistra di LeU e del Movimento 5 Stelle e he pure sostiene il suo ministro e la linea del governo. Per il Partito democratico i riferimenti restano l’UE e l’Alleanza atlantica, in un’ottica di “fermezza e dialogo” che Piero Fassino non considera scelte alternative. “Di fronte all’aggressione russa – dice il presidente della commissione Esteri – un atteggiamento di fermezza non solo è moralmente e politicamente necessario, ma anche funzionale alla riapertura di un percorso negoziale”.