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    Home » Economia » Commercio, l’UE vara la messa al bando del lavoro minorile

    Commercio, l’UE vara la messa al bando del lavoro minorile

    Si chiede a Parlamento e Consiglio di approvare la comunicazione per procedere misure legislative per fermare sfruttamento e lavori forzati. Rispetto di dignità umana e diritti dell'infanzia precondizione per accordi, e al centro di impegni internazionali. Von der Leyen: "Non vogliamo questi prodotto sui nostri scaffali"

    Emanuele Bonini</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/emanuelebonini" target="_blank">emanuelebonini</a> di Emanuele Bonini emanuelebonini
    23 Febbraio 2022
    in Economia
    l'UE vara la messa al bando dei prodotti insostenibili [foto: Sk Hasan Ali / Shutterstock per European Commission]

    Bruxelles – Qualcosa si muove, ma c’è ancora molto, troppo da fare. Ancora troppi sono i bambini costretti al lavoro e le persone in condizioni poco dignitose, con salari da fame e orari insostenibili. La Commissione cerca di correre ai ripari, presentando la comunicazione che intende vietare l’ingresso nel mercato unico dei prodotti realizzati con lo sfruttamento del lavoro minorile e il lavoro forzato. Una messa al bando per ogni prodotto insostenibile dal punto di vista umano.

    Il fenomeno
    Gli ultimi dati mostrano che il lavoro dignitoso non è ancora una realtà per molte persone nel mondo. UNICEF e Organizzazione internazionale del lavoro (ILO) calcolano almeno 160 milioni di bambini coinvolti nel lavoro minorile (uno su dieci nel mondo), 79 milioni dei quali alle prese con lavori pericolosi, e 25 milioni di persone in una situazione di lavoro forzato. Negli ultimi decenni si è registrato una riduzione del fenomeno (il numero di bambini costretti al lavoro censiti è sceso da 245,5 milioni nel 2000 a 151,6 milioni nel 2016). Tuttavia, la situazione ha ripreso a peggiorare. Il numero di bambini coinvolti nel lavoro minorile è aumentato di 8,4 milioni tra il 2016 e il 2020. Allo stesso tempo, la pandemia globale di COVID-19 e le trasformazioni nel mondo del lavoro, anche attraverso i progressi tecnologici, la crisi climatica, i cambiamenti demografici e la globalizzazione, possono avere un impatto sulle norme del lavoro e sulla protezione dei lavoratori.  

    Ma oltre al lavoro forzato, c’è anche il problema di luoghi e condizioni di lavoro. “Milioni di lavoratori sono colpiti da luoghi di lavoro pericolosi per la salute e la vita e soffrono di povertà lavorativa, orari di lavoro eccessivi, discriminazione, molestie e violenze, compresa la violenza di genere, senza la libertà di associazione”, si denuncia nella comunicazione.

    La risposta della Commissione
    Il team von der Leyen vuole porre un freno al lato insostenibile di economia e acquisti. La comunicazione rivolta agli Stati di per sé non è un atto giuridico e dunque ha natura vincolante, ma rappresenta un atto di indirizzo di politico per orientare il dibattito. Soprattutto in ambito commerciale. Uno dei degli elementi cardine di questa strategia prevede clausole e condizioni anti-sfruttamento quali requisiti per chiudere accordi di libero scambio bilaterali e regionali.

    “Gli affari non si possono mai realizzare a scapito della dignità e della libertà delle persone”, sottolinea la presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen. “Non vogliamo sugli scaffali dei nostri negozi in Europa le merci che le persone sono costrette a produrre. Per questo stiamo lavorando a un divieto delle merci realizzate con il lavoro forzato”.

    Il commissario per il Lavoro, Nicolas Schmit, ne fa una questione di diritti e valori di base. “Il lavoro dignitoso è il fondamento di una vita dignitosa”, e per questo “l‘UE continuerà a svolgere un ruolo di primo piano nella promozione della dignità lavorativa che metta le persone al centro, assicurando che i loro diritti e la loro dignità siano rispettati”.

    Non solo accordi commerciali
    C’è un altro aspetto che riguarda l’aspetto delle relazioni bilaterali, che riguarda la cooperazione a tutto tondo. L’UE vuole imporre il rispetto della dignità umana e dell’infanzia alle politiche di allargamento e di vicinato. I Paesi che intendono diventare membri dell’Unione europea o rafforzarne le relazioni non potranno prescindere dalla lotta al fenomeno e non saranno esonerato dalla messa al bando dei beni frutto di sfruttamento.

    L’azione dell’UE per mettere al bando i prodotti frutto di lavoro minorile e forzato non si limita agli accordi commerciali, e non si limita alla sola azione europea. Nell’ambito della più ampia riforma dell’Organizzazione mondiale del commercio (OMC), l’UE intende integrare la dimensione sociale della globalizzazione. La Commissione chiede anche di ottenere il mandato a fare pressione nei formati internazionali quali G20 e G7 per promuovere le pratiche insostenibili del capitalismo.

    Avanti col piano umano
    La Commissione invita Parlamento europeo e Consiglio ad approvare l’approccio delineato nella comunicazione, così da permettere la definizione di atti legislativi veri e propri. Al fine di bandire dal mercato unico i lavori lesivi della dignità umana e dell’infanzia, il team von der Leyen intende intervenire anche con politiche settoriali dell’UE, ad esempio alimentari, minerali e tessili, per  rafforzare il rispetto delle norme internazionali del lavoro. Intende inoltre sviluppare linee guida dell’UE e disposizioni legislative sugli appalti pubblici socialmente sostenibili.

    Tags: commerciodirittidiritti infanziaIlolavorolavoro minorilesfruttamentoueUnicefursula von der leyen

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