Bruxelles – Il primo passo per l’adozione delle sanzioni UE contro la Russia è stato compiuto. Gli ambasciatori dei Ventisette riuniti nel Comitato dei rappresentanti permanenti del Consiglio (Coreper) hanno trovato un accordo per dispiegare “sanzioni mirate” contro le persone coinvolte nel riconoscimento dell’indipendenza delle autoproclamate Repubbliche separatiste di Donetsk e Luhansk nel Donbass e nell’ingresso in Ucraina, “in stretto coordinamento con i nostri partner e alleati”.
Secondo quanto reso noto sul profilo Twitter della presidenza di turno francese del Consiglio dell’Unione Europea, c’è “unità sulla posizione dell’UE in reazione alle decisioni della Russia” e su un “accordo per un calendario rapido” a proposito delle sanzioni. Una nuova riunione tra gli ambasciatori è stata convocata per fine giornata, ma si aspetta in particolare quanto sarà deciso nel corso del Consiglio Affari Esteri straordinario informale convocato per oggi pomeriggio a Parigi.
Il pacchetto di sanzioni coinvolgerà anche “le banche che stanno finanziando operazioni militari e di altro tipo russe in quei territori” e “mirerà alla capacità dello Stato e del governo russo di accedere ai mercati e ai servizi finanziari e dei capitali dell’UE, per limitare il finanziamento di politiche crescenti e aggressive”, oltre al “commercio delle due regioni separatiste, per garantire che i responsabili sentano chiaramente le conseguenze economiche delle loro azioni illegali e aggressive”. Lo si legge si legge in una dichiarazione congiunta dei presidenti del Consiglio, Charles Michel, e della Commissione, Ursula von der Leyen, che hanno ribadito quanto il riconoscimento come entità indipendenti e l’invio di truppe russe a Donetsk e Luhansk in Ucraina sia “illegale e inaccettabile”. Entrambi i presidenti “accolgono con favore la salda unità degli Stati membri e la loro determinazione a reagire con fermezza e rapidità”, a partire dalla riunione informale dei ministri UE degli Affari Esteri di oggi pomeriggio.
Fonti del Consiglio rendono noto che c’è un accordo di principio su un bando per importazioni ed esportazioni da entità separatiste sul modello di quanto fatto a suo tempo per la Crimea, per una lista di nomi ed entità in quattro categorie (politici, militari, operatori economici e responsabili della disinformazione) ed eventuali ulteriori nominativi tra comandanti delle forze russe di “mantenimento della pace” in Donbass e tra i leader delle entità indipendentiste, e per una policy di non riconoscimento dei passaporti russi rilasciati ai cittadini delle due entità. Sempre secondo le stesse fonti UE, il Consiglio Affari Esteri di oggi pomeriggio offrirà un dibattito politico sulla situazione e un avvallo politico al pacchetto sanzioni.
“Nel pomeriggio a Parigi daremo l’ok politico alle sanzioni nei confronti della Russia”, ha reso noto il ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio. “Quello che è avvenuto ieri, con il riconoscimento russo delle due Repubbliche autoproclamate del Donbass, è inaccettabile e l’Italia è assolutamente convinta nel procedere sulla strada delle sanzioni“, ha aggiunto il ministro, il linea con quanto dichiarato dal premier, Mario Draghi.
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Intanto l’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, ha invitato tutti gli Stati non-membri dell’Unione a “non seguire la decisione illegale della Russia di riconoscere quest’autoproclamata indipendenza” delle Repubbliche separatiste di Donetsk e Luhansk, dal momento in cui potrebbe costituire “un pretesto per Mosca per prendere ulteriori misure militari contro l’Ucraina”. In questo caso, Bruxelles sarebbe pronta ad “adottare rapidamente sanzioni politiche ed economiche più ampie”, ha assicurato Borrell in una nota.
Con la decisione di riconoscere la regione dell’Ucraina orientale non controllata dal governo come Stati indipendenti, “la Russia sta chiaramente violando gli accordi di Minsk, che prevedono il pieno ritorno di queste aree al controllo del governo ucraino” e anche la risoluzione 2202 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, “che – ricorda Borrell – richiede la piena attuazione degli accordi di Minsk”. Mosca è stata esortata “come parte del conflitto” a revocare il riconoscimento e a “tornare alle discussioni all’interno del formato Normandia e del Gruppo Trilaterale di Contatto”.
In una dichiarazione congiunta Christa Schweng, presidente del Comitato economico e sociale europeo (CESE) e Dimitris Dimitriadis, presidente della sezione per le relazioni esterne, affermano che quella di Mosca “è una chiara minaccia per lo stile di vita europeo e avrà un impatto sulla ripresa dalle conseguenze economiche, sociali e sanitarie della pandemia in tutto il continente europeo. Il CESE – ricordano i due – è sempre stato un fermo sostenitore dell’integrità territoriale e della sovranità dell’Ucraina, della sua indipendenza, libertà e democrazia”.