Bruxelles – Parlamento, Commissione e Consiglio dell’UE, tutti uniti contro l’utilizzo di software di spionaggio. “La sicurezza nazionale non può giustificare la violazione dei diritti dei cittadini europei, gli Stati membri non sono esentati dai loro obblighi”, ha dichiarato con forza il commissario europeo per la Giustizia, Didier Reynders, durante il confronto con il Parlamento UE di oggi (martedì 15 febbraio) sul caso dello spyware Pegasus. Davanti alla sessione plenaria dell’Eurocamera a Strasburgo il commissario Reynders ha ricordato che “la Commissione Europea condanna con fermezza ogni forma di intercettazione illegale degli utenti, è inaccettabile qualsiasi tentativo di accedere ai dati di giornalisti, oppositori politici e attivisti” e ha ribadito che “le nuove tecnologie possono svolgere un ruolo essenziale per le forze di contrasto e la magistratura, ma solo se usate in modo proporzionato”.
Nel luglio del 2021 l’inchiesta internazionale della rete di giornalismo investigativo Forbidden Stories – che ha coinvolto 17 testate tra cui The Guardian, Washington Post, Süddeutsche Zeitung, Die Zeit e Le Mond e l’organizzazione non governativa per i diritti umani Amnesty International – aveva rivelato l’utilizzo da parte di 50 Paesi in tutto il mondo di uno spyware sviluppato dalla società informatica israeliana NSO Pegasus per hackerare oltre 50 mila numeri di telefono, anche nell’UE. Insieme a regimi autoritari come Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, nella lista è comparso il governo ungherese di Viktor Orbán, che avrebbe messo nel mirino oltre 300 obiettivi nel Paese, tra cui dieci avvocati, un politico di opposizione e almeno cinque giornalisti. A inizio gennaio 2022 anche il governo polacco di Mateusz Morawiecki è rimasto coinvolto nello scandalo, dal momento in cui avrebbe speso 5,4 milioni di euro del Fondo per la giustizia – lo strumento che raccoglie i soldi delle ammende irrogate dai tribunali polacchi e destinato al sostegno delle vittime e alla prevenzione dei crimini – per acquistare il software incriminato.
“Seguiamo da vicino la questione dello spyware Pegasus”, ha dichiarato il commissario UE Reynders, ricordando che “in Polonia è al lavoro una commissione speciale e anche in Ungheria sono in corso le indagini“. Quello venduto solo con il permesso del ministero della Difesa israeliano – e teoricamente solo per scopi di anti-terrorismo – è un malware di spionaggio. Si tratta di uno strumento che sfrutta i difetti del software dello smartphone per raccogliere informazioni sulle attività online di un utente senza il suo consenso, come conversazioni, e-mail, messaggi, foto, video. Lo spyware permette anche di trasformare il dispositivo in un registratore audio e video per sorvegliare in tempo reale il contatto intercettato.
“Tutti gli Stati membri hanno dovere di vigilare sul rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali e la loro protezione da strumenti di sorveglianza illegali”, ha ribadito il segretario di Stato francese per gli Affari europei e presidente di turno del Consiglio dell’UE, Clément Beaune. “La sicurezza informatica non deve proteggere solo le infrastrutture, ma anche i dispositivi elettronici che usiamo quotidianamente”, ha aggiunto Beaune, dal momento in cui “gli smartphone sono diventati un’estensione di noi stessi e l’enorme quantità di dati che contengono può svelare la nostra vita privata”. Ecco perché il segretario di Stato francese ha ricordato con ottimismo l’inizio del trilogo “questa settimana” sulla nuova direttiva NIS2 (Network and Information Security) per rafforzare la sicurezza informatica dell’Unione Europea: “Sarà uno sforzo intenso quello che metteremo in campo con il Parlamento UE”.
Dai banchi dell’Eurocamera è arrivata invece la richiesta di istituire una commissione d’inchiesta a livello UE sullo scandalo dello spyware Pegasus. “Questo è solo uno dei tanti strumenti accusati di prendere di mira e spiare illegalmente politici, attivisti, magistrati, giornalisti e altri individui o gruppi”, ha puntato il dito l’eurodeputata del Movimento 5 Stelle Laura Ferrara, che ha parlato di “una vera e propria industria della sorveglianza, un mercato coperto da una diffusa segretezza che offre servizi e tecnologie a basso costo, di facile accesso”. L’europarlamentare italiana ha chiesto “piena chiarezza su questo genere di attività, affinché vengano colmate le carenze di trasparenza e responsabilità di aziende e soggetti fruitori”, ma anche “una severa regolamentazione e controlli efficaci riguardanti gli Stati di destinazione, i contratti e ogni genere di informazione che faccia emergere l’uso improprio di tali prodotti e la possibile violazione dei diritti fondamentali”.