Roma – “Per adesso abbiamo centrato tutti gli obiettivi in tempo, la preparazione per i prossimi procede secondo la tempistica”. Il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani presenta con una punta di soddisfazione i traguardi raggiunti nel 2021 nell’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. “C’erano sette milestone e tre target riferiti alle riforme e sono stati centrati tutti”. Per il 2022 sono in programmazione investimenti per 27 bandi e 12 obiettivi, mentre per il 2023 la previsione è di 42 e 13.
Cifre date in audizione davanti alle commissioni riunite Ambiente, Attività produttive e Agricoltura della Camera dei Deputati. Il programma del dicastero punta a “rendere il sistema italiano resiliente e sostenibile, in grado di sviluppare una leadership industriale, garantire una transizione inclusiva ed equa”, ha spiegato Cingolani ricordano i principali canali d’intervento previsti nei prossimi mesi. Complessivamente il Piano nazionale prevede 527 tra target e milestones e di questi 89 sono assegnati al Ministero per la Transizione ecologica.
Il percorso di attuazione sarà aggiornato continuamente, “abbiamo predisposto un ‘cruscotto’ dove sarà possibile verificare e controllare i progetti e gli investimenti, una rendicontazione costante e riproducibile nel tempo” utilizzabile da tutti i soggetti coinvolti. Un percorso che tuttavia può presentare delle difficoltà come rispettare la quota del 40 per cento di interventi per il Sud. “Abbiamo dovuto estendere alcune deadline”, ha detto Cingolani, riferendo l’esempio degli impianti per il ciclo dei rifiuti dove il gap tra il centro nord e il Mezzogiorno è molto ampio. “So che quando si tratta di prendere queste decisioni qualcuno protesta – ha spiegato – ma era necessario per assegnare tutto il budget, obiettivo che invece sarebbe stato a rischio”.
Il quadro d’insieme dei bandi previsti per i prossimi mesi raggiunge la cifra di 10 miliardi di euro tra cui nuovi impianti per la gestione dei rifiuti, progetti di economia circolare, per la sostenibilità ambientale dei porti, per lo sviluppo agrovoltaico e del biometano e promozione delle rinnovabili per le comunità energetiche e l’auto-consumo. Per settembre sarà pronta la graduatoria delle 19 piccole isole verdi individuate per nel progetto zero emissioni. Gli interventi hanno l’obiettivo di trasformate le piccole isole italiane in laboratori green con interventi per l’autosufficienza energetica tramite rinnovabili, la gestione dei rifiuti, la mobilità a emissioni zero e sistemi di gestione dei servizi completamente sostenibili.
Il potenziamento delle produzione di energia da rinnovabili rappresenta il cuore dell’intervento del MITE e tuttavia il ministro ha avvertito del pericolo che alcuni investimenti possano indirettamente finanziare aziende straniere. “Se dobbiamo comprare le celle solari in Corea, le batterie in Cina, gli idrolizzatori da un’altra parte – sostiene – rischiamo di fare grandi investimenti ma di mandare gran parte di questi soldi fuori”. Per questo alcuni progetti andranno a finanziare delle ‘gigafactory’ tutte italiane che andranno a colmare i ritardi in quei settori della produzione industriale green.