Bruxelles – Da una parte la costruzione di nuovi reattori nucleari, dall’altra lo sviluppo di energia rinnovabile. Il presidente francese Emmanuel Macron ha dettagliato ieri (10 febbraio) i piani per l’indipendenza energetica della Francia e l’obiettivo di neutralità del carbonio entro il 2050, annunciando la costruzione di “almeno sei nuovi reattori nucleari nei prossimi decenni” per la produzione di energia elettrica.
“Ciò di cui il nostro Paese ha bisogno, e le condizioni ci sono, è la rinascita dell’industria nucleare francese”, ha detto il capo dell’Eliseo parlando da una fabbrica di produzione di turbine a Belfort, in Francia. Si tratterà di reattori di terza generazione, chiamati EPR (reattore nucleare europeo ad acqua pressurizzata) con l’obiettivo di renderli operativi nel 2035 (con l’inizio dei lavori almeno nel 2028). Saranno gestiti dalla società energetica controllata dallo stato EDF e richiederanno decine di miliardi di euro in finanziamenti pubblici. Macron ha annunciato inoltre di voler estendere la durata della vita delle vecchie centrali nucleari che vanno chiuse per questioni di sicurezza, da 40 a 50 anni, e allo studio dell’Eliseo c’è anche la costruzione di ulteriori 8 reattori nei prossimi anni.
Le programme de nouveaux réacteurs nucléaires est là. Et il commence aujourd’hui. pic.twitter.com/vZW0RqAv1C
— Emmanuel Macron (@EmmanuelMacron) February 10, 2022
La decisione di Macron di rilanciare l’energia da atomo era stata già pre-annunciata in novembre, iscrivendosi a pieno nel dibatto in corso nella UE sul nucleare come fonte energetica a basse emissioni di CO2 e auto-prodotta nella UE. Un dibattito riportato in auge dall’attuale crisi dei prezzi del gas e dell’energia elettrica e dalla tassonomia, il sistema di classificazione degli investimenti sostenibili che divide l’UE. E’ proprio attraverso la tassonomia che il presidente francese punta a mobilitare i fondi e gli investimenti necessari a rilanciare l’energia dell’atomo nel Paese.
Negli ultimi anni la produzione nucleare in UE ha continuato a diminuire in UE, dopo che diversi Paesi si sono impegnati per l’eliminazione graduale del nucleare, ritenuta energia a basse emissioni ma non sostenibile a livello ambientale viste le difficoltà nello smaltimento di scorie e rifiuti radioattivi che rimangono sui territori: 2022 per la Germania, 2025 per il Belgio, 2030 per la Spagna. Anche l’Italia ha detto addio al nucleare dopo un referendum del 1987. Dall’alto dei suoi 56 reattori operanti in 19 centrali elettriche (2 sono stati chiusi nel 2020), la Francia è lo stato membro da cui proviene la maggior parte dell’energia nucleare prodotta in Europa.
Per Macron, in piena campagna elettorale per le presidenziali di aprile, è anche una questione di immagine e consenso. “Con questo programma di nuovi reattori nucleari, la Francia sceglie l’occupazione: parliamo qui di 220mila posti di lavoro conservati per anni, di diverse decine di migliaia di posti di lavoro creati, questo è colossale”, ha precisato ieri. Ma nei piani di Macron per l’energia a zero emissioni c’è spazio anche per le rinnovabili. Il capo dell’Eliseo promette di aumentare fino a dieci volte la sua capacità di energia solare entro il 2050 a oltre 100 gigawatt (GW), puntando alla costruzione di 50 parchi eolici offshore con una capacità combinata di almeno 40 GW