Bruxelles – L’Unione Europea nella sua dimensione esterna e in relazione alle migrazioni. E’ la città olandese di Maastricht a fare da cornice da oggi fino a domenica (11-13 febbraio) alla terza e ultima riunione del quarto panel dei cittadini della Conferenza sul futuro dell’Europa, quello dedicato all’Europa nel mondo. I 200 cittadini provenienti da tutta UE scelti casualmente per discutere del futuro dell’Europa – che si sono già incontrati una volta a Strasburgo, nei locali dell’Europarlamento, e una volta online – sono chiamati questa volta a finalizzare le loro raccomandazioni, la base su cui costruire una serie di riforme da attuare in dialogo con le istituzioni europee.
La Conferenza sul futuro dell’Europa è al giro di boa, due panel su quattro hanno già formulato proposte concrete per riformare l’UE ed entro il mese di febbraio arriveranno le raccomandazioni degli ultimi due panel rimasti: quello del fine settimana e il primo panel che riguarda una economia più forte, giustizia sociale, posti di lavoro, educazione, cultura, sport, trasformazione digitale. A Maastricht, presso l’Istituto europeo della Pubblica Amministrazione, i cittadini discuteranno il ruolo dell’UE nel mondo, anche in relazione agli obiettivi e alle strategie per la sicurezza dell’UE, la difesa, la politica commerciale, gli aiuti umanitari e la cooperazione allo sviluppo, la politica estera, la politica di vicinato e l’allargamento.
Nelle due passate riunioni del panel a tenere banco, in particolare, sono stati i temi delle migrazioni e dell’asilo. I cittadini ragionano su quanto invece gli Stati evitano: la redistribuzione equa dei migranti in arrivo in Europa tra gli Stati membri, nel quadro del nuovo patto per le migrazioni e l’asilo presentato dalla Commissione UE a settembre 2020 e a cui – secondo i cittadini – andrebbe applicato un approccio di maggiore solidarietà e “dignitoso dal punto di vista umano” alla gestione delle richieste d’asilo. Si sono chiesti a più riprese il perché sia così difficile per l’Unione avere una gestione unica delle frontiere e delle migrazioni”.
Riformare la politica UE delle migrazioni e la difesa europea
E’ possibile che i cittadini arrivino a formulare una raccomandazione alle istituzioni per “rivalutare la Convenzione di Dublino”, il regolamento che regola la politica delle migrazioni dell’UE dal 1997 (fu adottato nel 1990), con qualche modifica fatta nel 2003 e poi nel 2013. Di fatto, Dublino ha fatto ricadere per anni la pressione migratoria sui Paesi di frontiera, Italia e Grecia in primis, che più hanno risentito dell’aumento dei flussi del 2015-2016 per il ‘principio del Paese di primo ingresso’, che vincola i rifugiati a identificarsi e rimanere nel primo Paese UE in cui hanno messo piede. La nuova proposta avanzata dalla Commissione Europea – ferma in stallo al Consiglio – estende le opzioni con cui gli Stati membri possono contribuire a un meccanismo più solidale e più rapido di trasferimento dei migranti in arrivo in Europa o di rimpatrio nei Paesi di origine, ma senza ricollocamenti obbligatori.
Altro tema che avrà molto rilievo nelle raccomandazioni che saranno formulate nel fine settimana sarà il ruolo dell’UE come “superpotenza sulla scena globale” insieme allo sviluppo di una difesa europea. Un dibattito riaperto dalla crisi dello scorso agosto in Afghanistan, e oggi in discussione a Bruxelles nel quadro della bussola strategica. Nelle passate discussioni i cittadini hanno legato al tema della politica estera quello della riforma della capacità decisionale dell’Unione, ovvero un eventuale superamento del voto all’unanimità per sostituirlo con quello a maggioranza qualificata per quanto riguarda le decisioni di politica estera. In UE però non è tanto l’unanimità a frenare le decisioni sugli esteri quanto la mancanza di coerenza nell’attuare quelle decisioni una volta adottate. Improbabile ad ogni modo che ci sia un superamento del voto all’unanimità, come ha richiesto già uno degli altri tre panel, oltre al fatto che tra i quattro panel, le raccomandazioni che arriveranno da questo saranno anche quelle più difficili da concretizzare: i temi della dimensione esterna dell’UE e delle migrazioni difficilmente trovano consenso tra gli Stati membri, e non cambierà neanche di fronte alla richiesta esplicita dei cittadini di farlo.