Roma – Che il percorso della concorrenza si presentasse accidentato si era capito fin dalla legge di bilancio e collegati e delle riforme promesse e poi rinviate. Ora, il testo diviso fra disegno di legge e delega al governo, subisce un fuoco di fila di opposizioni trasversali e non solo politiche, con i gruppi di pressione che su più fronti cercano di limitare gli interventi liberalizzatori.
La materia riguarda una delle riforme qualificanti chieste dalla Commissione e assicurate dal governo per ottenere i finanziamenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Uno dei settori, quello delle concessioni balneari, rimane anche sotto la minaccia di procedura d’infrazione per aver disatteso la direttiva Bolkestein fin dal 2006.
A raccontare quali sono i chiari di luna, circa 90 audizioni previste in commissione Industria al Senato, distribuite tra Regioni, enti locali, associazioni professionali e di categoria, sindacati, aziende. Tutti in apparenza d’accordo sul concetto generale di concorrenza, senza però toccare l’esistente che in qualche caso si manifesta in veri monopoli o privilegi non più sostenibili.
Un fronte delle contestazioni molto ampio, ed alcuni “senza mediazioni” come chi chiede addirittura lo stralcio di un intero articolo della delega nel caso del riordino del settore dei taxi, norma che le associazioni temono apra alla concorrenza delle multinazionali. In generale, tutto il comparto del trasporto pubblico è sotto osservazione con la minaccia dell’obbligo di gara per quello locale entro il 2024, che prevede la sanzione della riduzione del 15 per cento dei finanziamenti a Regioni e Comuni che non saranno in regola.
A marciare contro la delega, l’Assobalneari che raduna le imprese concessionarie dei servizi di spiaggia e turistici che chiedono impegni al governo sulla garanzia sui canoni e gli investimenti pregressi, in pratica corsie preferenziali sulle prossime gare. Bandi che scatteranno dall’inizio del 2024 quando non saranno più consentite proroghe alle concessioni come deciso dall’ultima sentenza del Consiglio di Stato che ha messo la parola fine all’infinita querelle tra sindaci, governi e Bruxelles che da tempo chiede l’adeguamento alle norme comunitarie della direttiva Bolkestein.
Per questo specifico comparto, il premier Mario Draghi aveva preso tempo chiedendo una mappatura dettagliata delle concessioni sui litorali italiani, prima di disegnare le nuove norme e assegnare canoni adeguati, nel rispetto delle regole comunitarie. Il tema è particolarmente delicato perché le pressioni dei balneari sono trasversali a tutti i partiti e anche in un’altra occasione la delega di riordino ha fallito i suoi obiettivi per i continui stop and go del Parlamento.
Sul dossier spiagge ieri c’è stata una prima ricognizione di Draghi a Palazzo Chigi con i ministri dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, del Turismo Massimo Garavaglia e Maria Stella Gelmini che dovrà confrontarsi con le Regioni per tutti gli aspetti della legge che incrociano la competenza delle autonomie locali. Il premier ha confermato la necessità del riordino del settore con il censimento delle concessioni per poter avviare le nuove gare prima possibile. Un’assicurazione per la quale si era speso personalmente con i funzionari della Commissione europea quando ha dato il via libera al PNRR.