Bruxelles – Era attesa da mesi e la presentazione della strategia UE sui microchip non ha tradito le aspettative: con il raddoppio della quota di mercato entro il 2030 e 43 miliardi di euro in investimenti pubblici e privati mobilitati, l’European Chips Act ha definito le linee-guida dell’Unione per prevenire, preparare, anticipare e rispondere rapidamente a qualsiasi futura crisi nella catena di approvvigionamento dei semiconduttori, come quella che da mesi ha travolto l’Europa e il resto del mondo.
La strategia UE sui microchip è il pilastro imprescindibile della tanto agognata sovranità digitale dell’Unione Europea, “senza il quale non esisterebbe alcuna autonomia”, per usare le parole della presidente della Commissione, Ursula von der Leyen. Affrontare la carenza di semiconduttori e rafforzare la leadership tecnologica dell’Unione vanno di pari passo e hanno imposto all’esecutivo comunitario di trovare una risposta alle enormi difficoltà che stanno attraverso settori come l’automotive o il biomedicale. Se c’è un insegnamento che si può trarre da questa crisi è che “non è più tollerabile la nostra dipendenza dall’Asia” (continua a ribadire il commissario per il Mercato interno, Thierry Breton), in un rapporto sbilanciato tra importanza dei semiconduttori per l’industria europea e bisogno quasi vitale di importare microchip dall’estero.
L’European Chips Act si imposta sui punti di forza dell’Unione, vale a dire sulle organizzazioni di ricerca e tecnologiche e sui produttori di attrezzature all’avanguardia, per stimolare una nuova catena di approvvigionamento. L’obiettivo è quello di raddoppiare l’attuale quota di mercato globale al 20 per cento entro il 2030, che, in altri termini, equivale a quadruplicare la produzione dei microchip (dal momento in cui il settore è destinato a raddoppiare esso stesso nel prossimo decennio). La via da seguire è sia garantire l’approvvigionamento di semiconduttori per ridurre le dipendenze, sia spingere la ricerca e la tecnologia nella progettazione, produzione e confezionamento di microchip avanzati.
L’asse portante della strategia UE sui microchip è la Chips for Europe Initiative, l’iniziativa che metterà in comune le risorse dell’Unione, degli Stati membri, del settore privato e dei Paesi terzi associati ai programmi esistenti UE. L’impresa comune per i microchip metterà a disposizione 11 miliardi di euro per rafforzare la ricerca, lo sviluppo e l’innovazione, oltre a garantire la diffusione di strumenti avanzati di semiconduttori, prototipi, test e sperimentazione di nuovi dispositivi. Sul piano degli investimenti, il Chips Fund faciliterà l’accesso ai finanziamenti per le start-up, aiutandole ad attrarre investitori, mentre uno strumento di investimento azionario dedicato ai semiconduttori sarà inserito nell’ambito del programma InvestEU per sostenere le piccole e medie imprese nell’espansione sul mercato globale. Tutto questo è parte del nuovo quadro che dovrà garantire la sicurezza dell’approvvigionamento di semiconduttori.
Di cruciale importanza anche il meccanismo di coordinamento tra gli Stati membri e la Commissione per monitorare l’offerta di semiconduttori, stimare la domanda e anticipare le carenze. Questo meccanismo raccoglierà informazioni dalle aziende europee per mappare i principali punti deboli e i colli di bottiglia di questo mercato, per definire valutazioni comuni di eventuali nuove crisi e coordinare le azioni da intraprendere in modo più rapido e condiviso in tutta l’UE. Come primo passo, ai 27 governi è stata inviata una raccomandazione per dare il via al meccanismo di coordinamento e decidere su come rispondere già alla crisi in atto. Nel frattempo, i co-legislatori del Parlamento e del Consiglio dell’UE dovranno discutere queste proposte: se adottato, il regolamento sarà direttamente applicabile in tutta l’Unione.
“Si tratta di uno degli atti più importanti degli ultimi anni, che si inserisce nello spirito di questa Commissione geopolitica”, ha sottolineato il commissario Breton durante la conferenza stampa di presentazione della strategia UE sui microchip. “Senza i semiconduttori, non ci sarà nessuna transizione digitale, nessuna transizione verde e nessuna leadership tecnologica” ed è per questo motivo che “investendo nei mercati del futuro e riequilibrando le catene di fornitura globali, permetteremo all’industria europea di rimanere competitiva, generare posti di lavoro di qualità e soddisfare la crescente domanda globale”, ha aggiunto Breton.
A fargli eco la vicepresidente della Commissione UE per il Digitale, Margrethe Vestager. Presentando tutti i dettagli dell’European Chips Act, Vestager ha messo in chiaro quanto questa strategia riguardi la vita di tutti i cittadini europei: “Dalle macchine del caffè, ai sistemi di guida intelligente, ma anche semplicemente nei computer e smartphone, senza i semiconduttori non si può andare da nessuna parte”. Per rispondere alle crisi, presenti e future, “non dovremo fare affidamento su un Paese o una società che garantisca la sicurezza delle forniture“, ma “fare di più insieme nella ricerca, nell’innovazione, nel design, negli impianti di produzione”.
Non a caso, a completare la triade di commissari che hanno presentato la strategia UE sui microchip, ha risposto alle domande dei giornalisti anche la commissaria per l’Innovazione e la ricerca, Mariya Gabriel: “La Chips for Europe Initiative è strettamente legata a Horizon Europe e si baserà sullo sviluppo della prossima generazione di microchip più piccoli e più efficienti dal punto di vista energetico“. Si tratterà di una “grande opportunità” per ricercatori, innovatori e startup nel “guidare la nuova ondata di innovazione che svilupperà soluzioni deep tech basate sull’hardware” e che permetterà di raggiungere gli obiettivi nell’edilizia, nei trasporti, nell’energia e nel digitale.
Soddisfazione dal Parlamento UE sulla proposta della Commissione: “Vogliamo costruire una solida base industriale europea, perché i microchip sono al centro della doppia transizione digitale e climatica che abbiamo deciso di intraprendere”, ha commentato il presidente della commissione industria, ricerca ed energia (ITRE), Cristian-Silviu Bușoi. “Non si tratta di erigere barriere o di europeizzare a tutti i costi catene di valore che sono globali”, ha precisato l’eurodeputato rumeno, sottolineando che “l’economia europea rimarrà aperta, questo è stato dimostrato durante la pandemia“. Tuttavia, “i chip devono anche essere resi più efficienti e sostenibili, crediamo che l’Europa possa diventare una potenza in questa trasformazione”.