Bruxelles – Un quadro europeo per l’emissione di crediti agricoli del carbonio, che sia valido e credibile, affidabile e soprattutto trasparente. Nell’idea del ministro francese per l’agricoltura Julien Denormandie è questo il modo per dar vita a un vero modello di business dell’agricoltura del carbonio, “ma sarà necessario l’aiuto dell’Unione Europea per mantenere i crediti di carbonio in UE competitivi e interessanti per chi deve comprarli”. Come nel sistema di scambio di quote di emissioni di CO2, l’ETS, i crediti sono certificati che possono essere scambiati o negoziati e che rappresentano il diritto di emettere una tonnellata di anidride carbonica o la quantità equivalente di un diverso gas serra. “In UE al momento i crediti sono più costosi che in ogni altra parte del mondo”, ha detto il ministro.
Il tema dell’agricoltura del carbonio – tutte quelle pratiche che possono essere messa in campo per aumentare l’assorbimento della CO2 in natura – è stata al centro della due giorni informale tra i ministri dell’Agricoltura dell’Unione europea che si è svolta lunedì 7 e martedì 8 febbraio a Strasburgo, ospitata dalla presidenza di turno della Francia. La cultura del “carbon farming” è tra le priorità individuate dalla Francia per il suo semestre di presidenza alla guida dell’UE e per aumentare il contributo dell’agricoltura (che rappresenta il 10 per cento delle emissioni europee di gas serra) alla neutralità dal carbonio, ovvero la capacità di trovare un equilibrio tra quanto carbonio viene emesso e quanto catturato in modo che non ci siano nuove emissioni. Dopo un primo scambio informale con gli omologhi europei è emerso “ampio sostegno da parte degli Stati membri” i quali “hanno concordato sulla necessità di stabilire un valore economico dell’agricoltura del carbonio”, ha riferito Denormandie in un punto stampa alla fine della riunione.
La Commissione Europea condivide con la presidenza francese “la stessa visione del carbon farming”, ha assicurato il commissario all’agricoltura, Janusz Wojciechowski. L’esecutivo ha in mano “la grande sfida” di creare un quadro normativo sui certificati della CO2 in agricoltura che sia “credibile e che vada a indicare quali pratiche possano rientrare nella definizione di agricoltura del carbonio”. Una proposta che dovrà arrivare entro la fine del 2022 in modo da accompagnare la comunicazione sui cicli sostenibili del carbonio adottata dalla Commissione lo scorso dicembre.
Gli Stati membri – ha ricordato il commissario polacco – hanno intanto a disposizione i piani strategici della nuova politica agricola comunitaria (PAC) per “preparare gli agricoltori a questo nuovo modello economico agricolo”. Intervenendo al dibattito con gli omologhi, anche il ministro per le Politiche agricole Stefano Patuanelli si è detto favorevole alla proposta della Commissione UE di attivare ulteriori meccanismi per incentivare e remunerare le pratiche agricole e forestali che favoriscono l’assorbimento di carbonio, purché venga adottato “un sistema di certificazione semplice, pubblico ed unitario a livello europeo per non creare discriminazioni tra i vari operatori e non rischiare di trarre in inganno il consumatore”, scrive in una nota. Tutela del reddito degli agricoltori e delle imprese “dovranno rimanere una priorità”, aggiunge il ministro.
Il piano strategico italiano, notificato a Bruxelles lo scorso 31 dicembre, secondo Patuanelli contiene diversi interventi per incentivare le pratiche agricole e forestali più virtuose e, come tali, in grado di incrementare l’assorbimento di carbonio: tra queste cita l’agricoltura biologica, la buona gestione dei prati pascoli, il mantenimento dei suoli inerbiti per lunghi periodi, l’immagazzinamento di sostanza organica nel suolo attraverso l’interramento dei residui delle lavorazioni dei cicli produttivi precedenti, lo sviluppo di sistemi agroforestali. A livello nazionale inoltre anche l’Italia intende condividere delle guida nazionali per un mercato volontario e trasparente dei crediti di carbonio, “con l’obiettivo di definire pratiche agricole e forestali a basse emissioni, assicurare ai proprietari e ai gestori forestali il giusto riconoscimento, anche finanziario, per i servizi che la gestione sostenibile del bosco può generare, e sviluppare sistemi oggettivi di green marketing nel rispetto dei nuovi regolamenti europei”, ha concluso il ministro.